giovedì 3 aprile 2014



Non mi piacciono i manga.
Odio i disegni, e non mi piace il metodo di narrazione giapponese.
Però, ai giapponesi va riconosciuta una cosa: in quanto a contenuti, non sono secondi a nessuno.

Questo per i manga d'autore, almeno. C'è tanta spazzatura in giro.
Hideout è stato il mio prima manga, un seinen horror (volume unico) che mi ha tenuto veramente col fiato sospeso per tutta la durata della lettura, che è stata come al solito di tutta una tirata. Ricordo ancora quando il mio fumettaro mi diede in mano Hideout introducendomelo come "una storia che parla dell'asfissia dei rapporti umani", e appena sentito ciò non ho potuto non provare a dargli una chance. Ebbene, aveva ragione. E mi ha saputo consigliare anche bene, perché i disegni non mi hanno fatto schifo, tutt'altro. L'autore, Masasumi Kakizaki, utilizza uno stile graffiato che è grandioso e rende perfettamente con l'ambientazione in cui i personaggi si spostano. Personaggi che, a dirla tutta sembrano abbastanza stereotipati, ma se si riesce a leggere un po' tra le righe, ci si può rendere perfettamente conto come tutto il racconto sia inquadrato solo dal punto di vista del protagonista maschile. Kakizaki tende a precisare che ciò che racconta in Hideout non è altro che una sua esperienza di vita passata, molto probabilmente con una sua ex, ma poco ci importa cosa sia accaduto nello specifico, fatto sta che per quello che cerca di comunicare ci riesce benissimo.

In poche parole, Hideout parla di come un rapporto tra due persone possa essere frustante quando una delle due persone esercita una continua pressione psicologica sull'altro, tendendolo ad annullare. Vista in questa chiave, all'interno del racconto, la differenza tra i protagonisti e i mostri da cui scappano diventa così sottile che i ruoli vengono facilmente ribaltati. Un racconto che, se si ricerca una lettura occasionale può anche sembrare vuoto e che non lascia nulla di buono, mentre riesce a coinvolgere se si ricerca una lettura più 'complessa'.

I disegni.
Beh, ho già sottolineato come lo stile graffiato, presente per gran parte del manga sia di grande impatto. Qui, a differenza di Green Blood (sempre di Kakizaki) che dopo un po' stona, è veramente azzeccato e riesce a donare delle ambientazioni veramente stupende. Nota stonante, ma questo è puramente un parere personale, sono i volti. Mi spiace, ma i volti dei manga sono tutti uguali, e le donne si somigliano tutte. Ed è per questo che non amo particolarmente i manga. Comunque sia, sicuramente lo stile piacerà agli amanti del genere.


A me Hideout è piaciuto grosso modo per la storia, o meglio per ciò che vuole raccontare. Tutto ciò su cui gira attorno, può facilmente considerarsi scontato. Diciamo che l'autore non è andato molto oltre, però è vero anche che per quanto ha fatto, è veramente eccellente. Detto da uno che ha sempre odiato manga, e che predilige gli americani, vuol dire pur qualcosa, immagino. Un'ultima parolina a favore di Hideout, è riguardo la sovracopertina. Ottimo lavoro, bel materiale e disegno veramente di forte impatto!

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