mercoledì 25 giugno 2014



Continua la carrellata di fumetti americani stereotipati e di serio dubbio gusto. Questa volta tocca a Zombies Vs. Cheerleaders, raccolta di mini-serie pubblicata dalla Moonstone, e manco a dirlo, ancora una volta inedita in Italia.

Ideata inizialmente da Steven L. Frank e presa poi in successione da vari autori, Zombies vs Cheerleaders nasce come una semplice raccolta di ministorie con un background divertente, ovviamente con qualche piccola scena violenta e splatter, ma totalmente senza continuity o logica di base. Ciò che rende particolare questa raccolta di miniserie è più che altro il modo in cui vengono trattati gli stereotipi classici dei cinema horror, arrivando anche a rendere omaggio a quei classici film degli anni '70 che negli USA spopolavano e che sono riconosciuti quasi come dei cult. Curioso, infine, notare che Zombies Vs. Cheerleaders prenda spunto sì da un classico quasi scontato del cinema horror, quali gli zombie, le cheerleader e le ambientazioni, ma che queste siano state precedenti anche a numerose opere come il film Warm Bodies, che prende spunto da Z-vs.C: The Misadventures of Becky and Bob e il videogame Lollipop Chainsaw che si può dire che racchiude proprio l'intera essenza del fumetto.

Conclusione
Zombie Vs. Cheerleaders non è che sia proprio un fumetto imperdibile, di quelli che meritano proprio di andarseli a scovare su ebay e averne una copia. Tutt'altro. Non ha una storia di base, è sconclusionato, e in numerose storie non racconta proprio nulla. Un perfetto fumetto da cesso, insomma. Da leggere nel bagno, e poi lasciarlo anche come carta per pulirsi. A mio avviso, se amate le cheerleader e gli zombie dateci un'occhiata, ma vi consiglio vivamente di giocare a Lollipop Chainsaw, che è nettamente superiore anche a livello di trama.

sabato 21 giugno 2014



Non so quand'è stata l'ultima volta che ho definito un film geniale.
Probabilmente non l'ho mai fatto, e se l'ho fatto sicuramente in questo momento è stato surclassato dal film di cui andrò a parlare, The Cabin in the Woods (Quella Casa nel Bosco), film diretto da Drew Goddard (Cloverfield) e co-sceneggiato dallo stesso con Joss Whedon (The Avengers), entrambi sceneggiatori nati dalla serie tv Buffy l'ammazzavampiri.

Premettendo che, quella di oggi non sarà una vera e propria recensione, consiglio a tutti di vedere il film prima di leggere quanto segue, in quanto questa vorrà essere più una riflessione sul film in generale. Per rendervelo interessante, posso dire quanto segue: Quella Casa nel Bosco si presenta come un film horror, ma che distrugge praticamente i tipici cliché di questi, pur utilizzandone. Le sue caratteristiche sono praticamente le stesse di ogni film del genere: casa nel bosco, adolescenti arrapati, gruppo di mostri assassini che vogliono uccidere i poveri malcapitati. Ma non si limita ad essere solo questo. Vi piace il gore? C'è. Vi piacciono i b-movies? È come se lo fosse. Vi piace commentare in maniera cinica le scene dei film horror mentre lo state guardando? I protagonisti del film lo fanno per voi. Quindi, cos'è Quella Casa nel Bosco? Ve lo ricordate Scream? Quel capolavoro di Wes Craven che, oltre a creare un film horror, diede praticamente delle lezioni di sceneggiatura e una pesante critica al genere horror? Stessa cosa, ma più divertente. Questo non è un film per tutti, quindi se state cercando qualcosa di superiore al classico film d'orrore, fa per voi. Ora, correte a vederlo e confrontiamo le nostre idee.

Gli Déi Antichi.
In pratica, tutta la storia del film si basa su questa corporazione che decide di "dare in pasto" delle povere vittime a questi antichi déi, tenendo sotto chiave i mostri, quelli che prima dominavano la terra. Se si è un briciolo appassionati di cinema, tanto da cercare di capire cosa stanno cercando di raccontare gli sceneggiatori, non c'è neanche bisogno di dirlo che questi vogliono rappresentare il pubblico, sempre critico e cinico, pronto sempre a lamentarsi della solita solfa che ci propinano nei film horror ma che, alla fine, ricercano sempre i soliti cliché. Tant'è che come vittime per il rituale, vengono scelte le solite 5 figure: l'atleta, la puttana, lo studioso, il buffone e la vergine (presa anche in giro, con la frase "ci accontentiamo di ciò che abbiamo" proprio per sottolineare l'assurdità della cosa, quando vengono scelte attrici che non darebbero mai a pensare che siano vergini!). Il film per intero è una enorme parodia al genere horror americano, in particolare al rapporto tra produttori, sceneggiatori e registi, dando spazio ovviamente anche ad uno sfottò, anche abbastanza "pesante" sul pubblico. Scene emblematiche come quella del festeggiamento, che tanto ricorda i commenti della gente fuori dal cinema, chi parla di quanto abbia avuto paura, chi dei fatti propri, etc.; oppure quella in cui si fermano a riflettere sulla complessità del protagonista, per poi esplodere in un gioioso grido alla vista dello champagne: ed è la mia scena preferita, dove appunto ridicolizza proprio il fatto che, anche se ci si volesse soffermare sulla complessità dei film horror, alla fine dei conti non frega assolutamente niente, perché dietro questi film non c'è più una vera e propria caratterizzazione di base. Geniale anche la parodia agli sceneggiatori, che vorrebbero inserire nel film le cose più assurde (il tritone) ma che per ovvi motivi, nessuno vuole vedere, oppure quella al regista, che fa di tutto per far sì che le vittime designate si comportino nei modi più illogici, rilasciando la scossa ai coltelli per far sì che poi i protagonisti li gettino e restino disarmati, o di lasciare una nebbia di feromoni per compiacere il pubblico e dare la tanto desiderata scena di sesso che il pubblico vuole vedere a tutti i costi nei film horror. Dulcis in fundo? La scelta dei mostri. La trovata più geniale è stata quella di inserire le teche con tutti i mostri, con il pubblico che addirittura scommette su quello che i protagonisti andranno a scegliere. E bisogna mettere pausa al film, per scovare delle vere e proprie perle, e qui accontento con un fermo immagine.


Ovviamente non manca nemmeno la parodia ai produttori, che mai si mostrano se non alla fine, rappresentati dalla sempre figa Sigourny Weaver. Nello specifico, quando il resto di ciò che vorrebbe rappresentare la troupe si preoccupa di cosa facciano nel cinema giapponese, il "regista" afferma che ai piani alti (produttori) non interessa cosa facciano nel resto del mondo, l'importante è ciò che fanno loro, sottolineando la "chiusura mentale". E alla fine del film, Sigourny Weaver fa un bel discorsone da dirigente che è interessato proprio più agli introiti, pur di accontentare il pubblico/Déi Antichi, sempre a pretendere il cambiamento, affamati di novità, ma pronti ad incazzarsi se le cose non seguono i soliti schemi. Presente la scena in cui gli Déi si risvegliano e si preparano alla distruzione del mondo? Diciamo che potrebbe simboleggiare lo spettatore medio, che alla fine di quel film s'è incazzato perché non era la cosa che si aspettava. Parodia di Hollywood, fino ad un certo punto, ma pesante critica anche su noi che guardiamo i film. Non c'è cosa più bella, quando i film ti prendono per il culo, e Quella Casa nel Bosco lo fa alla grande!

Il Cambiamento e le citazioni.
Il bello di questo film, non è soltanto la pesante critica su Hollywood e il suo rapporto col pubblico, è che è anche ricco di citazioni di un certo spessore. Se in una scena del film, il regista esclama che le creature che tengono sotto chiave non sono neanche tra le più pericolose, perché "prima c'era di peggio", si potrebbe benissimo notare tra le teche molte creature bizzarre estratte dai racconti di Lovercraft, che killer risembranti a quelli dei classici horror. Riconoscibilissimi sono It, Hellraiser, le gemelle di Shining e Jason Vhoorees, ma ritroviamo addirittura anche mostri degni dei più trash dei b-movies, come serpenti e ragni giganti, goblin smembrati, zombie e quel fottuto unicorno che non so bene cosa c'entrasse con gli horror, ma ci stava dannatamente bene! Dico la verità, non ne ho riconosciuto moltissimi, e mi sono fatto aiutare da Google, ma la parte bella di questo film sarà poi rivedersi gli ultimi 20 minuti sia per scovare le citazioni, che per goderseli perché sono a dir poco i 20 minuti migliori di film mai visti, che - rimanendo in tema di "citazioni" - vogliono rendere omaggio ai più schifosi b-movies horror.

Avrei voluto vedere cosa sarebbe successo col Ku Klux Klan

L'altro tema principale del film è il "Cambiamento". Ho già detto come la figura degli Déi Antichi rappresentino il pubblico di massa, con la Weaver che fa notare come sia effettivamente pericoloso provare a dare qualcosa di diverso; cosa che il film fa, e infatti gli Déi si risvegliano e distruggono il mondo. Ma cosa hanno voluto dire? Nella mia ottica, ci sono due idee contrastanti, una cinica e una di sprono. Quella cinica mi porta a pensare come il tutto sia una grandissima presa per il culo, che i registi hanno provato a dare qualcosa di differente giocando con noi come quei burattini di cui tanto parlava "il buffone", e la scena finale del risveglio degli Déi rappresenta la distruzione del film intero, che alla fine del film il pubblico sicuramente farà perché rimasto deluso da cosa abbiano proposto. Quell'altra, invece, mi porta a pensare come voglia spronare la gente a ricercare qualcosa di diverso, in modo tale da poter sbloccare la creatività ad Hollywood, visto che in molti sono frenati proprio perché devono pensare al pubblico di massa, quello ignorante che, pure se odia gli horror, vuole per forza gli stessi elementi, dal gruppo di amici composto sempre dalle stesse figure, alla classica fermata alla stazione di servizio, ai mostri che sono L'UNICA cosa che andrà a cambiare di film in film. Ecco, sotto quest'aspetto, è più come se volesse simboleggiare lo sfogo degli sceneggiatori, che hanno imprigionata la propria creatività dalle scelte di marketing atte a soddisfare il pubblico di massa. Ciò che hanno cercato di dirci è stato: guardate qualcosa di diverso, ogni tanto!

Siamo tutti burattini.
La parte geniale di Quella Casa nel Bosco è proprio la presa per il culo. Al di là del mio pensiero esposto poco fa, sono abbastanza sicuro che gli sceneggiatori abbiano giocato con noi dall'inizio alla fine del film. Ci hanno levato anche il gusto di commentare le scene, e in più ci hanno dato il classico film horror, hanno seguito i soliti cliché e ce li hanno smontati. Molto probabilmente, ci hanno preso in giro anche con questa dietrologia, perché in fin dei conti ci ha dato modo di far vedere qualcosa di diverso! Geniale, semplicemente geniale. E al di là di tutta questa analisi, di come ci hanno raccontato che ad Hollywood i film horror vivono come se fossero in una cupola dove devono seguire determinate regole (simboleggiata proprio dal campo invisibile che imprigiona i protagonisti), secondo me questo film può benissimo essere uno dei migliori film mai visti. Apprezzabile per chi è campato solamente di trash e b-movies, un po' meno per gli Déi Antichi.