mercoledì 30 aprile 2014

Wet



Non sono solito giocare ai videogiochi.
Quando decido di farlo, è perché mi attira la trama, o comprendono brand come quelli dei supereroi, oppure fanno parte di saghe che seguo sin da piccino (Tomb Raider e Mortal Kombat). In poche parole, sono un giocatore occasionale, non ne ho giocati molti di giochi, e spesso mi stufa anche farlo. Però, tempo addietro mi capitò di guardare casualmente un gameplay di Wet, e non so come ma mi conquistò. Certo, il gioco è uscito nel 2009, mi ci son voluti ben cinque anni per decidermi ad acquistarlo, ed eccomi qui.

Wet è una sorta di "sparatutto acrobatico", un misto tra Max Payne e Prince of Persia (quello nuovo, non quello a cui giocavo quand'io ero un bimbo, sigh) con una identità tutta sua. Sicuramente non ha poi 'sto granché come trama, i personaggi sono stereotipati all'inverosimile e non hanno nemmeno una caratterizzazione, se non puramente visiva che esiste solo per far esclamare "questo è un figo". Però... è un bel gioco, ecco. Come potrei essere convincente? Beh, se vi piace lo stile a-là Tarantino, il gioco praticamente gira sulla falsariga di Grindhouse, con tanto di effetto vintage onnipresente praticamente durante tutto il gameplay; se vi piace lo psychobilly, Wet ha praticamente una colonna sonora interamente su questo genere, che fa anche molto anni '70, dove figura anche un gruppo che mi piace particolarmente, The Arkham. Infine, il gioco ha diverse modalità ingame che sono abbastanza godibili, come le azioni acrobatiche che si vanno a concatenare e danno più punti quando si uccide un nemico, e la "modalità rabbia". Cos'è? Beh, di tanto in tanto nel gioco Rubi (la protagonista) s'incazzerà così tanto che la schermata del gioco diverrà tutta rossa e vi vedrete costretti ad affrontare infinite orde di nemici facili da uccidere, con l'unico scopo di concatenare uccisioni per fare più punti. Punti che poi si accumulano per andare a potenziare le armi, e armi che non è che siano numerose. Parliamo di doppie pistole, mitra, doppiette e balestre incendiare. Oh, e una spada. La parte più bella è anche quella che si può utilizzare una spada nella battaglia!

Non spenderò neanche mezza parola sul gameplay, perché non avendo giocato a moltissimi giochi non sono in grado di scendere nel dettaglio. Fatto sta che, a mio avviso, una volta familiarizzato col gioco i comandi sono fluidi e la fluibilità del gioco cresce. Cresce così tanto che vorrete rifinirlo da capo per far di meglio! O questo sono soltanto io, va beh. Passando invece alla trama, come dicevo: Wet è già tanto che ne abbia una. È un po' come se fosse costruita a cazzo di cane solo per mettercela di contorno alle varie uccisioni a raffica. Però, per carità, per il genere cui vuole proporre, ci sta anche. Un consiglio, se lo giocate, posizionate il sistema di gioco in lingua inglese, perché il doppiaggio italiano fa cagare. Con quello originale, non potrete solo godervi di dialoghi ben interpretati, ma potrete anche ascoltare la voce di Eliza Dushku nei panni della protagonista.

  
Un'ultima nota, e con questo vado a concludere questa mini-recensione, la voglio spendere per il personaggio. Rubi Malone. Come dicevo, i personaggi all'interno del gioco sono sì d'impatto, ma parecchio stereotipati, e la protagonista del gioco non è d'eccezione. Mercenaria cazzuta e dal grilletto facile, che beve come la merda e ama il suo lavoro. Le sue armi preferite sono dei revolver modificati e la sua spada... oh, ed è texana! Parlavamo di stereotipi, no? Comunque sia, mi è piaciuto particolarmente come è stata caratterizzata nell'aspetto: finalmente non una figura femminile che mette in mostra tette e culo, per compiacere il pubblico maschile! Stiamo pur sempre parlando di un personaggio tipicamente maschile "nel corpo di una donna", però l'accuratezza di non proporla come sempre fanno i videogiochi mi è piaciuta non poco. Ecco, questo lo dovevo dire!

In conclusione: se vi piace Tarantino, le sparatorie a raffica, i texani tamarri, le femmine cazzute e lo psychobilly, Wet fa per voi! Un gioco che, per chi come me non ha pretese, risulta molto godibile. Insomma, secondo me è proprio bello!


lunedì 21 aprile 2014



Di film per bambini e/o famiglie se ne contano un'infinità.
Potrei farne una lista lunghissima, e finirei solamente col tergiversare. Fatto sta, comunque, che un po' tutti abbiamo visto in fin dei conti gli stessi film, da piccoli. Così tanti, eppure così uguali tra loro. Oggi voglio parlare di uno di questi film, purtroppo mai arrivato in Italia, e di conseguenza neanche mai doppiato: Drop Dead Fred.

Drop Dead Fred è il nome dell'amico immaginario di Elizabeth, che si diverte a fare scherzi sì divertenti, ma pesantemente dannosi verso il prossimo. La giovane ragazza, per via di questo suo amico immaginario, causa non pochi problemi a chi le sta intorno, soprattutto alla madre, e arrivando all'esasperazione, Lizzie diventa proprio succube della madre, cresce seguendo le sue regole, ma ciò non basta a renderla felice. In età adulta, Lizzie è ancora una ragazza infantile, ma visibilmente repressa; e guarda caso, ad aiutarla ad affrontare sua madre e le sue più grandi insicurezze, è proprio il ritorno del suo amico Fred. Una storia abbastanza comune, fin qui. Una storia comune, che alla fine lascia un bel messaggio, tutto sommato. Ovvero quello di dar sfogo alla propria immaginazione, perché a discapito di quanto si possa pensare, avere una enorme immaginazione non vuol dire sfuggire del tutto dalla realtà. Anzi, spesso è proprio l'immaginazione a salvarci da questa, e Drop Dead Fred parla proprio di questo, in un film che al di là di tutto il significato, in America viene considerato un cult per il suo umorismo che sa far ridere non solo i bambini, ma anche i grandi. Bizzarro, a tratti anche cinico con un pizzico di humor nero ed effetti speciali fantastici; uno di quei film che ha la particolarità di uscire fuori dai canoni della cosiddetta "normalità" e si può avvicinare maggiormente al diverso, per così dire.

Il film è diretto da Ate de Jon, regista danese che in Italia abbiamo potuto conoscere con Autostrada per l'Inferno (Highway to Hell), mentre la sceneggiatura è curata da Elizabeth Livingston. Il cast vede come protagonista Phoebe Cates, già protagonista dei due capitoli di Gremlins nel ruolo di Kate, mentre nella parte di Drop Dead Fred vi è Rik Mayall, attore, comico e scrittore inglese che in Italia è conosciuto ben poco ma che abbiamo potuto vedere in Shock Treatment (sequel del Rocky Horror Picture Show). Infine, vede anche un piccolo cameo di Bridget Fonda. Un cast comunque ben scelto, con attori tutto sommato bravi, per il ruolo che vanno a ritagliarsi all'interno di quello che è alla fine un film leggero, fatto per le famiglie.

Consigliato a chi ama effetti visivi bizzarri e farsi due risate innocenti.
Stiamo parlando pur sempre di un film considerato un cult negli Stati Uniti. Peccato che non sia mai arrivato dalle nostre parti, ma poco importa, se contiamo che visto in lingua originale rende di più grazie alla straordinaria recitazione di Mayall/Drop Dead Fred. Vedetevelo, ve lo consiglio.

venerdì 18 aprile 2014


Credo che abbia ufficialmente inventato lo stalking psicologico.
Presente quando si sa esattamente cosa si cerca, ma si cerca in tutti i modi di non pensarci? Ora, fate finta che vi vengano lanciati continui messaggi, nemmeno tanto subliminali, da ogni fronte. Persone random che vi dicono esattamente di fare ciò che vorreste fare, ma di cui avete paura, così dal nulla, arrivando anche a sfociare in azioni derivanti dalla stessa causa che sembrano voler attirare maggiormente la propria attenzione.

"Pippe mentali", dicevo sempre questo.
Ma poi anche Facebook si comporta in modo anomalo, e attrae la mia attenzione.

Probabilmente dovrei uscire più spesso di casa.
Sicuramente sto impazzendo.

giovedì 17 aprile 2014



Delusione.
Mai avrei pensato che un film animato DC lo avrebbe fatto, eppure è accaduto.

Son of Batman è l'ultimo DC Universe Animated Original Movie uscito in questo 2014, ed è presentato come riadattamento animato di Batman & Son di Grant Morrison e Andy Kubert. Inutile dire che non è affatto così. Per carità, sono stati pochi i riadattamenti fedelissimi, prendi per esempio Under the Red Hood, completamente riscritto se non addirittura stravolto, con nuove origini sulla rinascita di Jason Todd, ma per l'amor di Dio, lì c'era coerenza e tutto ha funzionato alla grande. Son of Batman ha tentato di fare la stessa cosa, aggiungendo nuovi elementi e mantenendone solo alcuni della storia originale, finendo col diventare un assurdo minestrone di... assurdità. Scusate la ripetizione.

Mi è veramente dispiaciuto rimanere deluso, sia chiaro. Il fatto è che ci sono state numerosissime cose che mi hanno fatto storcere il naso, a partire dalle più stupide. Andrò quindi in ordine. Le scene d'azione, completamente senza senso, un Ra's Al Ghul capace di schivare le pallottole con la spada, e un Batman che fa fuori un gruppo di Man-Bats come farebbe Superman. Dico, veramente? Va bene il cartone animato, sempre esagerato, del tipo che Bats da un cazzotto e il nemico vola dall'altro lato della stanza, però poniamoci dei limiti, e non creiamo assurdità del genere! Un'altra cosa che mi ha infastidito sono stati i personaggi, che hanno perso veramente di spessore. Innanzitutto, Deathstroke. Diamine, veramente lo vogliamo sminuire così? Un ruolo veramente insolito, questo per il buon vecchio Slade, ridotto ad essere un villain che dovrebbe risultare pericoloso solo perché ha ucciso Ra's, e non per la sua cattiveria e le sue abilità strategiche seconde soltanto a Batman. Inoltre, due paroline da spendere per quello che dovrebbe essere il protagonista assoluto: Damian, che nell'opera originale di Morrison era descritto non solo come un ragazzino testardo e arrogante, ma così pieno di sé e disprezzante dell'autorità delle regole del padre da farlo risultare odioso! Invece, in Son of Batman, è mantenuto soltanto il primo aspetto, viene accennato soltanto una volta il rispetto che lui prova verso il suo padre naturale, ma la costruzione di questo... dov'è? C'era un percorso logico in Batman & Son che faceva comprendere come Damian, in fin dei conti, rispettasse Batman, mentre qui non c'è. E c'era anche un lungo percorso che spiegava come Damian diventasse Robin, arrivando addirittura a prendersi il costume contro la volontà del padre. Qui questo non c'è. Anche sotto questo aspetto, deludente.

Poi ci sono un'altra lunga lista di cose brutte, come Killer Croc strafatto di steroidi e con una coda, il pessimo doppiaggio di Deathstroke (io continuo a preferire Ron Perlman), e le azioni completamente gestite in maniera non-sense, e ciò si nota già a partire dalle prime fasi iniziali. Insomma, mi aspettavo di trovare un bel riadattamento dell'opera di Morrison e Kubert, ma di Batman and Son sono rimasti soltanto pochi elementi: Damian, la morte di Ra's Al Ghul e l'esercito di Man-Bats. Basta, nient'altro.

Non mi resta che sperare che i film futuri siano anche solo un pelino migliori di questo, ma mi sa che le storie migliori le vedremo coi film della Justice League, e coi riadattamenti di opere a fumetti di un certo spessore. E stiamo parlando di Superman: Red Son, per dirne una. Nel frattempo, prepariamoci ad un altro film animato su Batman, che si ricollegherà all'universo narrativo del gioco Arkham Asylum (il cosiddetto Arkhamverse). Batman: Assault on Arkham dovrebbe uscire verso la fine dell'anno, presumibilmente a cavallo dell'uscita del capitolo conclusivo, Arkham Knight. Speriamo bene, almeno in quello.

martedì 15 aprile 2014



Sì, ne ho già parlato, lo so.
Ma stavolta l'ho finito. Ci ho messo un bel po' ma sono riuscito a concludere Death Note.

E sia chiaro, parlo del manga, non dell'anime. Quello non penso avrò voglia di guardarlo, perché in linea definitiva devo dirlo: non mi è proprio piaciuto. È un mattone, pesante, tirato per le lunghe e surreale. Ma nonostante il mio pensiero personale trovi riscontro con quanto pensava il buon Fantozzi de La Corazzata Potëmkin, ho trovato parecchie positività in Death Note. E intendo procedere prima con quelle.

Cos'ha di buono?
La tematica della storia. Ne ho già parlato nel "minestrone", vale a dire il post precedente, ma a scanso di equivoci mi ripeterò. La tematica di Death Note è chiaramente la stessa che viene esposta in innumerevoli storie supereroistiche, soprattutto su quelle su Superman. Avevo fatto l'esempio con Kingdome Come e Per il Domani, entrambe storie con Superman protagonista che parlano della responsabilità che comporta avere un grande potere, e degli effetti che causa sull'umanità. Il vecchio Zio Ben, disse a Peter Parker che da grandi poteri derivano grandi responsabilità, e fin qui ci siamo; la maggior parte della gente, però, è parecchio ottusa riguardo il codice morale dei supereroi, e molti stanno ancora a chiedersi perché essi non uccidano. Perché Batman non uccide Joker, perché Superman non uccide Luthor, e via discorrendo. La risposta è racchiusa proprio in Death Note. Se hai un grande potere e hai una visione di un mondo perfetto dove non ci sono malvagi, è tuo diritto costruire questa nuova società? Inoltre, è un tuo diritto considerarti un Dio? Assolutamente no. Puoi partire da uno scopo benevolo, altruistico, ma prima o poi il potere corrompe. Inizia ad esistere solo il tuo punto di vista, come accade con Light, appunto. Arrivi alla pazzia. Puoi anche avere ragione, ma è davvero tutto così semplice? Chi è che decide cos'è giusto o sbagliato? Near, alla fine del manga, arriva a dirlo: ognuno ha una propria concezione di giustizia, e ognuno di noi fa in modo che quella sua giustizia prevalga. Punti. Di. Vista. Ecco qua. L'argomento del giusto e sbagliato è così vasta, che in fin dei conti, sia Light che Elle e Near avevano ragione, e fatto a dimostrazione di ciò è che la parola di Kira, alla fine, diventa un culto religioso, quasi da ispirazione. Ma a quale prezzo? La complessità della tematica è veramente profonda, sotto questo aspetto, e tanto di cappello anche alla scrittrice che ha saputo anche portare il Death Note anche in altre tematiche, come quella della multinazionale che vuole utilizzare il quaderno per i soli scopi. Insomma, sotto questo aspetto, per quanto non ci sia nulla di nuovo, è stato veramente interessante vedere portato fuori una tematica di racconti al di fuori del naturale contesto (supereroi), sposandosi anche un po' una caratterizzazione dei personaggi molto vicina a quella dei lettori moderni, un pizzico tutti un po' misantropi e sociopatici. Bello, l'ho apprezzato. Ho apprezzato anche il fatto che la scrittrice abbia fatto DI TUTTO per far sì che i ragionamenti non perdessero di coerenza nemmeno una volta. Per quanto non mi sia piaciuto, mi sono più volte incazzato perché effettivamente, i ragionamenti contorti e le pippe mentali trovavano sempre un briciolo di coerenza. Sotto questi aspetti, dunque, io vado a riconoscere la grandezza dell'opera che è Death Note, e a sua volta ne riconosco il successo e vi dirò pure che è meritato.

Ma perché mi fa cagare?
Cercherò di andare oltre ai miei personali gusti, che mi portano all'odio più totale verso la narrazione giapponese e il suo umorismo stupido quanto infantile e insulso, nonché ai disegni sempre tutti uguali e brutti da guardare. Sì, sono un hater dei manga, e allora? Un hater che però li legge, sia chiaro. No, dicevo, andando oltre a questi aspetti, ho trovato veramente fastidioso la mancanza totale di realismo nella caratterizzazione dei personaggi. Light viene lanciato come un sociopatico, una persona falsa che spinge addirittura a manipolare gli altri e che non prova neanche un po' di rimorso ad uccidere persone innocenti pur di raggiungere il suo scopo. Fin qui ci sta bene, se consideriamo che in fin dei conti lui sia pazzo, e chiudiamolo pure un occhio sul fatto che, nonostante le pippe mentali, 'sto qui a 17 anni entra nella polizia e prende in poco tempo pure il posto della carica di Elle, e alla fine riesce pure a scopare. Ma sì, questo è tanto per renderlo figo, d'altronde. Poi, ci sono Elle e Near, due ragazzini che lavorano per i Governi mondiali e addirittura sembra che questi li possa comandare a bacchetta.... e sono dei geni. No, dico, qualcuno ha notato che in realtà questi due sono autistici? Forse è stato voluto dalla scrittrice che non venisse detto, però secondo me è stata una dimenticanza a cui bisognava rimediare, perché buttato così, i loro personaggi non hanno proprio senso di vivere. Infine, una parentesi sui personaggi femminili, parliamo pure di Misa. Un personaggio femminile che di femminilità non ha proprio niente, anzi arriva anche a distruggere proprio il genere femminile. Così anche Takada, mi spiace che una donna (la scrittrice) abbia descritto il proprio genere in maniera così stupida: non importa quanto sei intelligente, ma se trovi un tizio figo e di potere, decidi di fare tutto per tenertelo stretto. Molto triste, come cosa. Comunque sia, senza divagare, parlavo della poca credibilità dei personaggi. Ho notato veramente una totale noncuranza come questi, caratterizzati all'inverosimile, si muovano nel mondo come se esistessero solo loro. La loro eccessiva caratterizzazione fa a pugni con la realtà di Death Note; un mondo dove avvengono strane morti, una polizia mondiale che arriva a capire che è a compiere queste azioni sia una persona dotata di un potere (!!), e una società facilmente manipolabile dalle informazioni che i media passano senza neanche consultarsi con le cariche del Governo. Molto credibile. Io pensavo che fossero i personaggi a muoversi col mondo, e non il contrario.

Ma a parte tutto ciò, c'è anche dell'altro che mi porta a non aver apprezzato Death Note. Gli spiegoni. Le pippe mentali inverosimili che causano ansia e dei forti mal di testa. Fortunatamente, pensavo non riuscissi a seguire tutte le vicissitudini e di perdermi, dopo un po', e invece come al solito mi sono sorpreso da solo e ho seguito tutto con attenzione, senza perdermi un passaggio, però ciò non ha cambiato il mio parere. All'inizio era anche interessante e avvincente però dopo i primi 3 volumi, non se ne poteva proprio più! Troppe assurdità, troppi ragionamenti contorti che arrivano a sfociare anche nel surreale, tipo che Light sa che cosa potrebbe pensare Elle, e viceversa. No, no, ho capito che la caratteristica principale del manga sia questa voluta complessità della trama, ma portata alla lunga è stancante. Di fatti, è diventato molto monotono. So che molti si troverebbero d'accordo con me se dicessi che la seconda parte è anche la meno avvincente, in quanti è palese che viene tirata giù in maniera forzata. Ma io questa forzatura l'ho notata sin dal principio, dal momento in cui Elle e Light finiscono ammanettati insieme, se non addirittura prima, insomma.

...e alla fine?
Eh. Alla fine ho trovato Death Note un manga interessante, capace di appassionare magari il misantropo sociopatico di turno, che arriva a rispecchiarsi in ciò che dicono i protagonisti, e in linea di massima direi più che altro il lettore occasionale. Ho letto parecchi che hanno definito Death Note come un capolavoro geniale, uno dei migliori in circolazione. Io non la penso così. Penso che non sia nulla di nuovo, anzi è qualcosa di già visto. Ovviamente, non parlo di tutta la storia, originale per così dire, a partire dagli Déi della Morte e al Death Note e via dicendo, ma della tematica. Nulla di nuovo perché, come ho detto in partenza, è la stessa che utilizzano spesso nei racconti dei supereroi, e penso che venga raccontato anche in altri ambiti. Avvicinarlo a lettori che apprezzano tutt'altro genere è stata un'ottima mossa. Per quel tipo di pubblico, potrà anche considerarsi un capolavoro, ma per me no, nonostante ne apprezzi i lati che ho elencato poco sopra. Certamente, così come io ora ho elencato le mie motivazioni, potrei benissimo venire smentito da qualcun altro che ha avuto modo di leggere più cose di me, in fin dei conti non sto dettando legge, con il mio parere. Però, permettetemi di dire che Death Note...

giovedì 10 aprile 2014



Minestrone è un termine appropriato, visto che parlerò di tre cose che non c'entrano una beneamata mazza tra di loro. Sicché non è che ho tanta voglia di dilungarmi, ho deciso di racchiudere i miei pareri personali su quanto appena visto e letto in questi giorni. Il titolo del post già parla da sé, quindi non è che io debba fare ulteriori introduzioni.

American Horror Story: Murderhouse
È da un po' che ero deciso a guardarmi una serie TV, ma la mia mancanza di costanza non è per niente d'aiuto. E nonostante io segua regolarmente Arrow (lo faccio più che altro per la mia nerdaggine per la DC Comics), io ODIO le serie TV. Sì, le odio perché non seguono un filo narrativo diretto, hanno più di uno scrittore il più delle volte, e divagano un casino e finiscono col fare dei minestroni che mi spengono man mano l'interesse. Sono un gran rompiballe, lo ammetto. Però, dovevo dare una chance a qualche serie, e ho scelto AHS perché mi ha attratto subito il fatto che ogni serie abbia una storia fine a sé stessa... e che il numero degli episodi è abbastanza ridotto. Fino ad ora ho visto soltanto la prima stagione, Murder House, e devo dire che rispetto a come ne parlavano mi aspettavo decisamente peggio. Certo, nulla di che, però ho apprezzato tantissimo le dinamiche degli episodi, con dei cliffhangers per niente stupidi e privi di senso, e poi la costruzione della storia, per niente banale e assolutamente lineare sono un tocco in più. Ho apprezzato tantissimo la continua ironia che viene esercitata in ogni episodio, a volte tanto sottile quanto impercettibile, la storia narrata e il personaggio di Costance interpretato da Jessica Lange, stronza al midollo il miglior personaggio della serie! Peccato per l'ultimo episodio che ha reso tutta la costruzione di questa abbastanza ridicola, riducendola a una demenzialità quasi nonsense, aiutato da immagini prive di significato come dei fantasmi che addobbano un albero di Natale (mapperché), ma in linea di massima è una prima stagione che mi ha divertito, e non vedo l'ora di iniziare la seconda. E a quanto pare, Asylum dovrebbe essere a detta di tutti la migliore. Vi farò sapere anche il mio parere, tra 7 giorni! O forse anche meno.

Death Note
Quanti anni fa è stato pubblicato? E io lo sto leggendo solo adesso. Non amo proprio i manga, però ho deciso di dar loro una possibilità. Certo, potrei anche decidermi di leggermi Green Blood, buttato sul mio scaffale da mesi, però ho preso l'impegno di riuscire a leggermi una serie di successo come Death Note, e devo riuscirci. Cosa dire? Non riesco ad essere in linea col pensiero generale, soprattutto se consideriamo che fino ad ora ho letto soltanto i primi 5 volumi, però posso già tirar fuori qualcosa. E devo per forza riconoscere che Death Note effettivamente può prendersi il merito per una cosa che ho apprezzato tantissimo, anche se forse si limiterà soltanto al mio parere personale, non avendo dimestichezza coi fumetti giapponesi. Sto parlando della tematica. Per quanto mi riguarda, la storia che gira attorno a Death Note non è altro che lo stesso concetto che gira attorno alle storie dei supereroi: hai in mano un grosso potere, puoi veramente cambiare il mondo; ma è giusto? Saresti veramente capace di essere un Dio? Sapete, molti saranno d'accordo ed esalteranno questa tematica, io vi dirò che non è niente di nuovo, perché queste domande vengono messe in risalto in innumerevoli storie sui supereroi. E io vi cito due opere in particolare: Kingdome Come e Per il Domani. Il primo è IL capolavoro per eccellenza di Mark Waid ed illustrato da Alex Ross, mentre il secondo vede alla sceneggiatura il buon Brian Azzarello dove ci narra di un Superman in preda a delle grosse pippe mentali riguardo al modo in cui la sua presenza può influenzare il genere umano, e si parla parecchio di religione e di politica. Kingdome Come invece parla di questi cazzuti supereroi moderni che non si fanno scrupoli ad uccidere i cattivi, e creano una società non perfetta, anzi in preda al caos. Death Note parla grosso modo della stessa cosa, prendendo però ciò che è più vicino al lettore moderno, e ciò io non lo vedrei proprio come cosa negativa, anzi. Sotto quest'aspetto nulla da dire. Solo che, sempre a parer mio, la storia è trooooooooppo tirata per le lunghe! Troppi ragionamenti contorti all'inverosimile, troppe pippe mentali e personaggi resi così complessi da risultare assurdi. Elle, per come viene descritto, dovrebbe essere autistico, e Light uno psicotico patologico. E invece no, tutto normale. Light scopa pure come un riccio, pare. Ma al di là dei personaggi (che i giapponesi stereotipano sempre alla stessa maniera), ho trovato anche assurdo tutta la meccanica della storia. La "polizia mondiale" che si affida ad un uomo misterioso, che si risulta poi essere un 17enne non è credibile. E lo dice uno che se ne sbatte il ca**o della credibilità, soprattutto nei fumetti. Se la storia avesse avuto degli accorgimenti qua e là per renderla credibile, ci sarebbe anche stato, ma il fatto è che sviluppata in quel modo è ridicola. Dopo un inizio intrigante, quasi appassionante, ho trovato Death Note noioso, alla lunga. Ora, con l'introduzione di un nuovo misterioso Kira, sto anche perdendo interesse nella lettura, ma credo proprio che mi farò forza, perché voglio proprio capire perché tutti amino Death Note. Per me è bello, ma strutturato male e parecchio noioso.

Okay, next.

Nymph()maniac
E dite voi, che cosa c'entra adesso 'sto bel mattone di film, scritto e diretto da Lars von Trier con AHS e Death Note? Assolutamente nulla, solo che ne volevo parlare brevemente perché mi è piaciuto veramente tanto. Purtroppo, non sono riuscito a vederlo al cinema, ma ho scaricato la versione subbata, e mi son dovuto accontentare. Peccato, perché sarebbero stati soldi spesi bene, al cinema. Nymphomaniac è divertente, irriverente e geniale. Mi è piaciuto come von Trier abbia preso in giro il pudore dello spettatore medio, lì dove sembrava non volersi spingere più di tanto, ecco che ti sorprende e diventa pessimo all'inverosimile! Ho letto in giro che hanno definito il film come un porno, e la cosa mi ha fatto incazzare perché è vero che ci sono scene abbastanza esplicite, ma non è affatto volgare. Ho adorato il modo in cui non solo il pudore, ma anche lo spettatore 'intellettuale' sia stato ampiamente preso per il culo, andando a trovare i paragoni più impensabili alle storie perverse della protagonista. Personalmente, ho trovato la tagline del film abbastanza fuorviante. Forget About Love. Penso che in questa storia dell'amore si parli, e forse anche fin troppo. Nymphomaniac comunque è un film veramente divertente, con delle dinamiche abbastanza lente, ma che duri due ore per parte non ci si fa neanche caso. Quasi dimenticavo: grandiosa l'interpretazione di Uma Thurman, una delle parti più divertenti di tutto il film. Anche se la vera chicca, sia a livello "poetico" che divertente, è il finale. Non spoilero nulla. Se avete visto la prima parte al cinema, non perdetevi la seconda. Nymph()maniac è proprio bello! Ma veramente tanto!

martedì 8 aprile 2014



Finto o no, sono dal 2002 un fan di wrestling.
Ma devo ammettere che non lo seguivo da un bel po', tipo dal 2007 credo. Da lì ho iniziato a seguirlo sporadicamente; vedevo i PPV a casa del mio miglior amico e seguivo con attenzione solo il periodo di WrestleMania, ma da un due-tre anni nemmeno quello. Ed ecco qui, che da gennaio grosso modo ho iniziato a seguire nuovamente, anche se mi concentravo maggiormente su NXT, una trasmissione della WWE in cui ci sono solo debuttanti, ragazzi giovani con poca esperienza nel wrestling ma con grandi doti atletiche. Più spettacolare di RAW o SmackDown, insomma.

E sì, lo seguivo per Saraya-Jade Bevis, meglio conosciuta come Paige in WWE.

Saraya è una giovanissima (classe 1992) lottatrice di origini inglese, proveniente da una famiglia in cui tutti sono wrestler. Inclusi mamma, papà e fratelli! Lei è l'unica ad avercela fatta arrivando nella grande compagnia che è la WWE, e chissà come è diventata una beniamina del pubblico sin dal principio. Interpretando il personaggio il personaggio dell'Anti-Diva, ovvero colei che lotta contro gli stereotipi della divisione femminista presentandosi con un look più anticonformista rispetto alle solite gnoccacce dai capelli tinti e siliconati, si è proclamata prima NXT Women's Champion il 25 luglio 2013 sconfiggendo Emma in una finale di torneo per decretare la prima campionessa. Dopo varie difese avvenute con successo (e un lungo infortunio che l'ha costretta a star via dal ring per qualche mese), la sera dopo WrestleMania, Paige ha fatto il suo debutto nel main roster, aggiudicandosi il WWE Divas Championship strappandolo ad AJ Lee, la più longeva campionessa della storia della WWE e assoluta dominatrice della divisione per quasi un anno.


Chi se ne frega se poi ha botchato anche la Paige Turner (la sua finisher), questo è stato un momento che tutti aspettavamo! A parte che un coro "This is awesome" durante un match femminile, nonché una ovazione così rumorosa per una Divas non si sentiva dai tempi di Trish Stratus e Lita, ciò che è accaduto fa ben sperare che la categoria femminile, da sempre bistrattata, ritorni finalmente ad essere interessante. Almeno è ciò che spero io, visto che io sono uno dei pochi che guardano il wrestling femminile con la speranza di vedere donne cazzute e forti che si menano senza farsene una ragione.

Anche se lo ammetto. Saraya è proprio bellina.

...e non lo so se il filmato sotto è tutta una costruzione, oppure no, però è commovente. Certo è che un po' tutti dicono che Saraya nella vita sia una ragazza abbastanza emotiva, e quindi le lacrime potrebbero benissimo essere vere, contando anche che il suo è un sogno che aspetta di essere coronato dalla sua intera famiglia, e che il wrestling sia la sua più grande passione. Ma sticazzi, il bello del wrestling è che finto oppure no, sa regalare emozioni. Come un film. E a me questa vittoria, e la conseguente reazione, ha emozionato tantissimo! Let's go Paige!

domenica 6 aprile 2014



Ci sono film che non sono per tutti.
E Nekromantik forse è stato troppo anche per me.

Film tedesco del 1987, e diretto da Jörg Buttergeit, Nekromantik racconta di una coppia di innamorati che praticano abitualmente la necrofilia per eccitarsi. Quando lei lo lascia perché ha perso il lavoro, lui comincia a vivere un profondo senso di vuoto che lo spingerà al suicidio. Ovviamente, il tutto incentrato con qualche scena di "necro-splatter". Alcune immagini sono abbastanza forti, come l'uccisione e lo scorticamento di un vero coniglio (espressamente voluto dal regista, per dare alla pellicola un tocco in più), mentre altre sono abbastanza grossolane, in primis la scena in un cui lui si suicida eiaculando sangue. Ma se teniamo conto che il film è stato interamente girato a budget zero, ci si rende conto di come sia potuto diventare un cult, per gli amanti del genere.

Come un po' tutti i film splatter, anche questo ha lo scopo di lasciare disgustato lo spettatore. Ciò che lo differenzia dai vari Violent Shit e The Human Centipede (a mio avviso, un po' troppo sopravvalutato, ma questa è un'altra storia) è che Nekromantik di base narra qualcosa. Ovvero dell'amore tra due persone ormai prive di alcun tipo di sensibilità. Una visione un po' eccessiva dell'amore apatico, quello vissuto nel totale disinteresse ma che ancora sa regalare emozioni. In questo caso, l'eccitamento provocato nel fare sesso con i morti. Qualcosa in cui è difficile immedesimarsi, sia chiaro, ma questo film mi ha colpito proprio per la "poetica" in cui viene narrato il tutto, che pur essendo splatter e pur lasciando lo spettatore enormemente disgustato, non è affatto qualcosa fine a sé stesso, come gli altri film del genere. La "chicca" del film, però, non è nascosta nella narrazione, un po' grossolana e che presenta anche varie lacune, ma nelle tecniche di ripresa e soprattutto nelle immagini. C'è il rischio che i più si possano annoiare vedendo Nekromantik, visto che i dialoghi sono più o meno assenti, ma se siete amanti del genere splatter, questo non può certamente mancare nella vostra collezione. E poi mi verrete a dire se è più "geniale" Nekromantik o The Human Centipede.

sabato 5 aprile 2014


È stata una settimana abbastanza fuori dalla norma, questa che è appena passata.

Ho conosciuta tanta gente. Ho visto tante facce nuove. Troppe.

Purtroppo, molte di queste "facce nuove" resteranno perdute. Gente veramente interessante ne avrò conosciute due o forse tre in tutto, e conoscendomi non credo nemmeno che farò qualcosa per tenermele strette vista la mia cattiva abitudine di alimentarmi dell'interesse verso gli altri per poi rigettarlo quando ho perso di interesse. Ergo, le terrò a distanza. Però, è stato bello.

Ho messo da parte un paio di cosette, ho capito come lasciarmele alle spalle, e sono abbastanza pronto per ricominciare. Anche se so già che bene o male riprenderanno ancora i momenti di scazzo, di solitudine e di depressione. Ma vediamo un po' di lavorarci su a dovere. Nel frattempo, il tempo che spenderò a casa l'ho già programmato: film interessanti (tra cui Grease, The Rocky Horror Picture Show e Nosferatu), American Horror Story, e se non mi daranno buca: cinema. Con la speranza di poter vedere Nymphomaniac sul grande schermo, piuttosto che sul piccolo monitor del mio pc.

Mi sento in forma, già.
E chissà quanto durerà

venerdì 4 aprile 2014



giovedì 3 aprile 2014


L'amore è una piaga.
L'amore ti seduce con uno sguardo, e se ne va via con un soffio.

L'amore è un animale selvaggio, con lunghi artigli, che ti lacera la carne.
L'amore si vende a chiunque.

L'amore è quando c'è silenzio.
L'amore è quando si è completamente svuotati.

Solo quando smetti di cercarlo, se capace di domare l'amore.


Non mi piacciono i manga.
Odio i disegni, e non mi piace il metodo di narrazione giapponese.
Però, ai giapponesi va riconosciuta una cosa: in quanto a contenuti, non sono secondi a nessuno.

Questo per i manga d'autore, almeno. C'è tanta spazzatura in giro.
Hideout è stato il mio prima manga, un seinen horror (volume unico) che mi ha tenuto veramente col fiato sospeso per tutta la durata della lettura, che è stata come al solito di tutta una tirata. Ricordo ancora quando il mio fumettaro mi diede in mano Hideout introducendomelo come "una storia che parla dell'asfissia dei rapporti umani", e appena sentito ciò non ho potuto non provare a dargli una chance. Ebbene, aveva ragione. E mi ha saputo consigliare anche bene, perché i disegni non mi hanno fatto schifo, tutt'altro. L'autore, Masasumi Kakizaki, utilizza uno stile graffiato che è grandioso e rende perfettamente con l'ambientazione in cui i personaggi si spostano. Personaggi che, a dirla tutta sembrano abbastanza stereotipati, ma se si riesce a leggere un po' tra le righe, ci si può rendere perfettamente conto come tutto il racconto sia inquadrato solo dal punto di vista del protagonista maschile. Kakizaki tende a precisare che ciò che racconta in Hideout non è altro che una sua esperienza di vita passata, molto probabilmente con una sua ex, ma poco ci importa cosa sia accaduto nello specifico, fatto sta che per quello che cerca di comunicare ci riesce benissimo.

In poche parole, Hideout parla di come un rapporto tra due persone possa essere frustante quando una delle due persone esercita una continua pressione psicologica sull'altro, tendendolo ad annullare. Vista in questa chiave, all'interno del racconto, la differenza tra i protagonisti e i mostri da cui scappano diventa così sottile che i ruoli vengono facilmente ribaltati. Un racconto che, se si ricerca una lettura occasionale può anche sembrare vuoto e che non lascia nulla di buono, mentre riesce a coinvolgere se si ricerca una lettura più 'complessa'.

I disegni.
Beh, ho già sottolineato come lo stile graffiato, presente per gran parte del manga sia di grande impatto. Qui, a differenza di Green Blood (sempre di Kakizaki) che dopo un po' stona, è veramente azzeccato e riesce a donare delle ambientazioni veramente stupende. Nota stonante, ma questo è puramente un parere personale, sono i volti. Mi spiace, ma i volti dei manga sono tutti uguali, e le donne si somigliano tutte. Ed è per questo che non amo particolarmente i manga. Comunque sia, sicuramente lo stile piacerà agli amanti del genere.


A me Hideout è piaciuto grosso modo per la storia, o meglio per ciò che vuole raccontare. Tutto ciò su cui gira attorno, può facilmente considerarsi scontato. Diciamo che l'autore non è andato molto oltre, però è vero anche che per quanto ha fatto, è veramente eccellente. Detto da uno che ha sempre odiato manga, e che predilige gli americani, vuol dire pur qualcosa, immagino. Un'ultima parolina a favore di Hideout, è riguardo la sovracopertina. Ottimo lavoro, bel materiale e disegno veramente di forte impatto!


Un paio di settimane fa ho visto Hell Baby.
Di solito provo a scaricare film a caso, senza un motivo apparente, solo perché mi sembrano abbastanza stupidi da meritare d'essere visionati. Spesso mi sbaglio, perché sono così stupidi da farmi cagare. Questo però non sapevo nemmeno del perché lo avessi scaricato, non ricordavo nemmeno la trama! Anziché andare a controllare, però, ho preferito visionarlo convinto che fosse un'altra di quelle cagate horror già viste e riviste. Mai avrei immaginato che mi sarei trovato di fronte ad un capolavoro di demenzialità del genere!

Okay, lo sto facendo di nuovo. Troppa enfasi.
Però, sul serio, Hell Baby è la perfetta parodia horror in chiave demenziale mai fatta. Nulla da togliere al primo Scary Movie, ma qui ci troviamo di fronte a qualcosa di enormemente diverso. Ma andiamo per gradi, ed esponiamo brevemente la trama: Jack e Vanessa sono una coppia appena sposata appena trasferitasi in un ghetto di città all'interno di una casa abbastanza fatiscente. Lei, incinta di due gemelli, subirà una sorta di possessione demoniaca, e sarà in procinto di partorire il figlio del demonio. Tanto di cappello alle capacità recitative dell'intero cast (soprattutto per Keegan-Michael Kay, nella parte di F'resnel) e agli sceneggiatori/registi, Robert Ben Garant e Thomas Lennon (gli stessi di Una Notte al Museo), per aver dato ai personaggi un'ottima introspezione rendendoli unici nel suo genere! La caratterizzazione di questi è veramente ben curata, dai protagonisti alle comparse, si vede quando un lavoro è ben fatto quando una commedia demenziale riesce a farti ridere anche da chi nel film non ha un ruolo fondamentale (lì faceva ridere anche il tecnico arrivato in casa per installare internet, che dice sì e no due battute!), ma soprattutto dal senso stesso dell'intero film. Oltre ad essere una presa in giro dei film horror e delle classiche dinamiche di questi, Hell Baby in fin dei conti racconta una semplice storia: la difficoltà di convivere con una donna in gravidanza, e nello specifico la vita matrimoniale. Certamente, forse in una maniera un po' scontata se consideriamo che è sempre vista in chiave maschilista (l'uomo succube delle angherie della moglie), ma in fin dei conti è una commedia innocente e simpatica, che non ha bisogno nemmeno di ricorrere alla violenza o alla volgarità gratuita.

Hell Baby, consigliato da me. Che guardo solo film di merda, ma ogni tanto ne azzecco una.
Godetevi il trailer, stronzi!



Vincerò. Non lo so perché, ma lo ripeto spesso.
Molte volte mi capita di ripetere ad alta voce delle parole, spesso senza alcun senso, e non ho ben capito il perché. In questo periodo, però, c'è solo una parola che mi viene in mente, e la ripeto ogni qualvolta la mia mente inizia a vagare verso posti angusti: vincerò, appunto.

Non ne ho idea se la mia mente stia cercando di darmi dei messaggi subliminali, oppure semplicemente sto perdendo la ragione. Ultimamente le parole per me stanno perdendo di significato. Non riesco ad andare oltre i concetti, il modo di comunicare... eppure, queste cose riesco a toccarle con mano. Riesco a rendere tangibili i miei pensieri, riesco a vivere ogni momento che mi si piazzi davanti. E con una forza nel farlo che non ho idea da dove venga fuori. Eppure, c'è. Ma ormai sono così abituato a trovare un senso a tutto ciò che mi circonda, che mi viene da fare tutto in modo del tutto naturale. Le parole, hanno perso di significato. Non lo so cosa sto cercando, non lo so perché riesca a essere infelice anche nella mia perfetta serenità d'animo. O forse so perfettamente cosa sto cercando, perché ho una risposta a tutto... spero solo che non sia così.

mercoledì 2 aprile 2014


Mi sento tanto come uno di quei ragazzini che guardano un film o un video musicale solo perché c'è qualcuno che gli piace! Tipo, io a 18 anni m'ero preso una fissa per Jessica Alba e ho visto tantissimi film con lei protagonista solo perché all'epoca la reputavo gnocca. Erano tutti film brutti, comunque. Comunque sia, almeno ora sono cresciuto, ho abbandonato gli ormoni e ho abbracciato l'intelletto (seh) e mi prendo le cotte per le tizie che traspirano femminismo e indipendenza sessista. Ecco, le ultime due cotte sono per Paige (una wrestler) e comicbookgirl19. CHE LUNGA PREMESSA!

Da poco, comicbookgirl19 ha pubblicato un video in cui ha parlato dell'ultimo libro di Stephen King, Doctor Sleep, il seguito di Shining, e ne ha parlato infinitamente bene. Sì, è un po' fangirl di King, ma tant'è sono voluto andare a fiducia, e quindi cosa ho fatto? Sono andato a comprare sia Shining che Doctor Sleep, spendendo i miei ultimi 30€ e costringendomi a rimandare la colletta che facevo per comprarmi i 6 volumi delle Tartarughe Ninja di Eastman & Laird. Tutto perché lo ha esaltato comicbookgirl19.


Belli, vè? Devo autoconvincermi che non sono soldi buttati nel cesso. Comunque sia, il video di cui parlavo è questo qui sotto. Tanto per farvi rendere conto. Non è adorabile il modo in cui argomenta, 'sta ragazza?!


Concludiamolo pure qui, 'sto post inutile. Vi lascio prossimamente alla mia pseudo-recensione di Doctor Sleep, cercherò di mantenere fede all'appuntamento. Però, sicché mi sono sputtanato un po', tendo a precisare una cosa: non leggerò Shining e Doctor Sleep solo perché piace a lei. Lei ha parlato male di Man of Steel e di RoboCop. Intendiamoci.

E visto che ci sono, propongo anche il video in cui parla male di Man of Steel perché racchiude un'ottima recensione su Superman: Birthright e inoltre elenca varie curiosità su quel capolavoro di All Star Superman di Grant Morrison. Enjoy, stronzi!

PREMESSA: Perché le premesse, a casa mia, si devono fare per forza. Ciò che segue non è altro che il mio compito di sceneggiatura che avrei dovuto consegnare settimana scorsa: scrivi una storia "zuccherosa". Ora, io non lo so se è zuccherosa abbastanza, io non so farle certe cose. Ancor meno cercare di racchiudere un messaggio all'interno di un racconto. Che cosa ho fatto? Ho raccontato della mia ex, che dovevo esorcizzare in un modo o nell'altro. Ormai è un capitolo chiuso, ma dovevo pur metterci la pietra sopra. La pietra, spero, che con questa si piazzi e non si sposti più. Buona lettura, stronzi.

Tutto inizia in un cimitero. Un bel paesaggio allegro, insomma. Io ero lì, sulla tomba della mia ex ragazza. Una ragazza che ho amato tantissimo, anche se purtroppo non ho mai avuto modo di dirglielo. Mi chiamo Luca, e questa è la storia di come la mia ex morta mi ha aiutato a tornare in vita.

Come dicevo, è iniziata nel cimitero. Ero a terra, triste come non mai. Piangevo di continuo, quando stavo da solo, ed erano passati 9 mesi da quando era accaduto. Dieci, da quando la lasciai… l’errore più grosso della mia vita. Ero in un periodo di crisi emotiva, e come mio solito quando mi sento tale, ho preferito starmene solo con me stesso, e quella volta allontanai anche lei. E credetemi che feci di tutto, per far in modo che accadesse. Un mese dopo, lei in preda al dolore per quanto le feci, prese l’auto ubriaca e finì oltre un guard-rail e perse la vita. Per causa mia. Da quel momento ho provato ad andare avanti, perché sapevo che era ciò che lei avrebbe voluto, e ci sono anche riuscito per un po’. Ho migliorato anche la mia vita, ho iniziato a frequentare persone e a riallacciarmi con qualche vecchio amico. Ma non ce la faccio. Io la amo ancora. È morta per causa mia, ora è lì sepolta sotto terra. Scusami, amore. Scusa se ho causato tutto questo. Mi manchi.

«Guarda che io sto benissimo!». Una voce femminile si fece sentire alle spalle di Luca. Non ci credeva: lei era viva! Anna era con lui. Dopo lo spavento iniziale, si fermò a guardare la sua amata. Era uno spettro, ma riusciva a toccarla. E lei era bella proprio come la ricordava. Luca inziò a piangere, e chiese se fosse giunta la sua ora. No, non era ancora arrivato quel momento, disse Anna, però era proprio stanca di sentirlo piagnucolare ogni sera sulla sua tomba e sentire quanto schifo facesse la sua vita. Era stufa, perché in vita non aveva fatto altro che questo: piagnucolare! Su qualsiasi cosa, la sua condizione, su tutto! Eppure Luca aveva raggiunto dei traguardi, secondo Anna, però era attaccato ancora a concezioni assurde e non aveva mai imparato realmente a vivere. E ora… che Anna è morta vorrebbe insegnare Luca a vivere? Che assurdità. Luca le chiese che quando erano in vita, lei gli disse che ormai non lo amava più perché l’aveva fatto soffrire: perché adesso era tornata per aiutarlo? «Perché ti amo ancora», disse. Ma non quel tipo di amore che avrebbe riunito entrambi felici e contenti. Luca desiderava morire e ricongiunsi a lei, ma Anna no. Doveva dargli una svegliata! Così iniziò a seguirlo ovunque, tanto solo lui poteva vederlo, e quando Luca finalmente si decise ad accettare il fatto che non sarebbero mai tornati assieme, Anna decise di dargli una mano. Sì, era proprio stufa che la sera piangesse sulla sua tomba e pronunciasse il suo nome dieci volte al giorno, e non perdeva tempo a ribadirlo! E così, via. Luca iniziò a iscriversi a siti di incontri, ma subito Anna lo fermò all’istante: non era quello il modo. Passarono le successive 3 notti a frequentare bar e pub, abbordando ogni tipo di ragazza, anche quelle con la quale non avrebbe mai avuto successo, o che non erano alla sua altezza. “Ti servirà per fortificare il carattere e saperci fare”, disse Anna. Dopo aver rimediato una sveltina con una ragazza un po’ bruttina, gli insegnamenti di Anna diedero i suoi frutti, e riuscì a fargli abbordare una ragazza bellissima, una di quelle come piacevano a lui… e i due iniziarono a frequentarsi. Preso dalla felicità, Anna decise di dileguarsi per un po’ e lasciarlo da solo, e Luca sembrò cavarsela bene. Certo, a volte non sopportava proprio l’atteggiamento di questa ragazza, Nicole, però a lui andava bene. Era tanto bella e facevano tanto sesso, e la cosa gli andava bene. L’inaspettato, però, doveva ancora accadere. Luca, che nel frattempo durante tutta la sua ricerca con Anna era rimasto sui siti di incontri, aveva iniziato a parlare con una ragazza della sua città. Una tipa simpatica, Noemi, molto gentile, disponibile e con numerosi interessi… a differenza di Nicole, che in fin dei conti era solo un’oca, nonostante la sua laurea in scienze umanistiche. L’inaspettato, dicevo: Noemi chiese a Luca di uscire e i due si incontrarono due volte come semplici amici, alla terza scattò un bacio. Luca si chiese cosa stesse facendo: quella era la stessa cosa che gli capitò quando si lasciò con Anna. Ormai non voleva più far in modo che riaccadesse, quindi la lasciò andare, e tornò con Nicole. Non era proprio una grandissima idea, però. Le cose peggiorarono, e il rapporto con Nicole andò di male in peggio, e Noemi provò a starsene in disparte, anche se mandava un sms a Luca di tanto in tanto. Seccato da tutto questo, Luca prese ancora una volta la sua decisione: si isolò, e mandò all’aria tutto. Ormai tutto andava male, gli errori commessi erano gli stessi, e adesso forse era anche peggio. Nicole non era di certo Anna, quindi non perse tempo due volte a prendere e lasciarlo da solo, e a lui quasi non importava più, quasi gli dispiaceva per Noemi, anzi. Ma aveva il cuore distrutto, e nella sua mente riecheggiava solo il nome di Anna: l’unica ragazza che aveva mai amato. Prese una bottiglia e si ubriacò, fin quando non prese le chiavi della macchina. Il suo scopo era semplice, tant’è che lo rivelò pure al fantasma di Anna, riapparsa proprio in quel momento: si sarebbe ucciso. Cosciente che ormai Anna non sarebbe rimasto con lui neanche nella morte, iniziò a contemplare seriamente la scelta del suicidio: se fosse finito all’Inferno, non avrebbe più rivisto Anna, nel Paradiso. Sì, iniziò veramente a delirare. Però Anna sapeva che lei, in vita fece un errore madornale, e che aveva anche lei un briciolo di colpa.

“La mia più grande colpa, quando stavamo insieme, fu che io decisi di spronarlo come facevo di solito. Istigandolo a fare di meglio. E io non avevo capito che lui aveva solo bisogno di un appoggio. Era solo troppo orgoglioso per chiederlo. Troppo spaventato di ammettere che voleva soltanto stare in silenzio, abbracciati. Di sentirsi amato. Anche io ho avuto la mia colpa.

Sì, ha un carattere di merda. Ma se lo ami, capisci che è la cosa giusta da fare. Quindi, vai da lui, prima che sia troppo tardi”.

Queste parole erano indirizzate a Noemi. Anna decise di manifestarsi anche a lei. Noemi prese tutto di corsa, e in lacrime iniziò a seguire l’auto di Luca, diretto verso la stessa strada dove Anna perse la vita. Ma gli avvenimenti furono un po’ rocamboleschi, Anna apparve al centro strada e fece andare fuori strada l’auto di Luca. Non si fece nulla, oltre che qualche contusione e l’auto sfasciata. Noemi corse alla sua auto e gli prestò soccorso. Lei stette tutto il tempo all’ospedale, giorno e notte, e parlarono tantissimo. Parlarono anche di Anna, ne parlarono tantissimo. Quando i dottori intimarono Noemi di andarsene a casa a riposare, Luca rimase da solo nella sua stanza, poi apparve ancora Anna. “Ora non piangerò più sulla tua tomba. Non ti scoccerò più”, disse Luca. “Lo spero”, rispose lei. Dopo averla ringraziata, le chiese perché aveva fatto questo a lui, nonostante lui fosse stato la causa della sua morte. Lei rispose che non era colpa di nessuno. E se l’aveva fatto, era perché comunque sia, nonostante tutto, lo amava. Poi sparì.


Tutto finì su una lunga strada deserta, illuminata dai raggi del tramonto… con Luca e Noemi andar via mano nella mano.

Spero sia stata "zuccherosa" abbastanza. Il finale mi fa altamente vomitare.