domenica 24 agosto 2014



E indovinate di cosa ritorniamo a parlare oggi? Zombie!
Ebbene sì, in questo periodo è risorta la mia fissa per gli zombie. Tra film, filmacci e libri inseriti nella mia wishlist di Amazon, mi è capitato tra le mani Zombies Calling, fumetto scritto e disegnato da Faith Erin Hicks, autrice canadese vincitrice di un Eisner Awards 2014 per la categoria Best Publication For Kids con il suo The Adventures of Superhero Girl.

Zombies Calling non è il classico fumetto convenzionale sugli zombie. Niente roba horror, nessun gruppo di sopravvissuti all'apocalisse che si uccidono tra loro per deciderne la leadership o quant'altro. Assolutamente niente di tutto questo. La protagonista, Joss, è una giovane universitaria con due grandi passioni: l'Inghilterra, e i film sugli zombie; insieme ai suoi amici Sonnet e Robyn, si ritroverà coinvolta in una invasione di morti viventi all'interno del suo campus. Tutto quello che devono fare per sopravvivere, è seguire le regole dei film per gli zombie, di cui Joss è espertissima! Un po' alla Benvenuti a Zombieland, ma senza prendersi molto sul serio. Suddette regole, infatti, altre non sono che semplici constatazioni (talvolta palesi quanto banali) sull'assurdità dei film sugli zombie, o degli horror in generale; il tutto contornato da dei disegni che ricordano vagamente a quelli di Bryan Lee O'Malley, autore di Scott Pilgrim, anche se forse Zombies Calling non rispecchia ancora il pieno potenziale dell'autrice, sia a livello di disegni che di sceneggiatura. Tuttavia, sa come rendere un fumetto godibile e divertente. Anche se il tutto si limita a un mezzo sorriso, e non al divertimento puro che magari Scott Pilgrim ci sa dare!

La cosa da apprezzare, è il tentativo dell'autrice di cercare di uscire da ogni schema di film con gli zombie. Con un tentativo di approccio "Romeriano" sul finale, si rivela comunque un fumetto che non è del tutto privo di contenuti, anche il semplice parodiare il film di genere riesce nel suo intento, arrivando anche a sottolineare come - paradossalmente - nei film di zombie, nessuno conosce davvero l'esistenza di essi attraverso la letteratura o il cinema (un po' come accade con Dracula, i vampiri etc.); da qui, nasce anche la strana regola che nei film di zombie, proprio "la parola con la zeta" è del tutto bandita, e qui mi faccio accompagnare da una citazione di uno dei miei film preferiti.

L'albo a fumetti, infine, è inedito in Italia, ma ad ogni modo è reperibile su Amazon, proprio dove ho reperito la mia copia. Il suo interno è completamente in bianco e nero, e a fine albo ci sono un po' di contenuti extra, in cui si spiega l'impronta personale dell'autrice sul personaggio di Joss, come la passione per l'Inghilterra (il titolo dell'albo, tra l'altro, è un chiaro riferimento alla canzone London Calling dei The Clash!), la nascita dei personaggi comprimari e le prime bozze di essi. I disegni, ritorno a dire, non sono malaccio: forse non è ancora al massimo delle capacità della Hicks, ma sono assolutamente godibili! Il prezzo non è neanche elevato, se per caso vogliate provare a darci uno sguardo, vi assicuro che se ricercate una lettura diversa dal solito, leggerina e senza tante pretese, Zombies Calling è una di quelle. Un fumetto di una giovane autrice che merita il successo che sta avendo. Non a caso, è lei la disegnatrice dietro il prequel a fumetti del videogame The Last of Us, ma questa è un'altra storia...

giovedì 21 agosto 2014



Oggi, doppia recensione.
Ciò di cui andrò a parlare quest'oggi è Hercules, film uscito in questi giorni nelle sale che vede come protagonista l'ex wrestler Dwayne "The Rock" Johnson sotto la regia di Brett Ratner (X-Men: Conflitto Finale, Rush Hour) ispirato al fumetto di Steve Moore, Hercules: The Thracian Wars, distribuito dalla Radical Comics.

Passando prima in analisi al fumetto, davvero spenderò pochissime parole. Trattasi di una miniserie in 5 volumi scritta da Steve Moore con i disegni di Admira Wijaya, che narra un'avventura del tutto slegata al mito di Hercules, ma che si ricollega ad essa. Qui Hercules altri non è che un mercenario, che porta al suo seguito degli abilissimi guerrieri che si sono uniti a lui nel corso degli anni durante le sue famosissime 12 fatiche, più Iolao il famosissimo nipote del figlio di Zeus, che lo seguì per gran parte delle sue imprese. Incaricato dal re Cotys di addestrare il suo esercito, questo si ribellerà dopo essersi reso conto della sua tirannia, e delle sue ambizioni tutt'altro che nobili. Hercules, quindi, si ritroverà a fronteggiare lo stesso esercito da lui addestrato, pur di fermare la sete di potere del tiranno.
La storia, fin qui, è abbastanza semplice. Un qualcosa che vuole riempire delle ambientazioni affascinanti, accompagnate da dei disegni che sono veramente ben curati. Le battaglie sono spettacolari, una vera goduria per gli occhi, affiancando una storia che si va ad affiancare al mito regalandoci una storia in più sul leggendario Hercules.

Il film, invece, segue più o meno le stesse vicende, ma rimescola totalmente le carte. I guerrieri al seguito di Hercules son gli stessi, e alcuni elementi del fumetto rimangono, ma c'è un totale distacco da ciò che è l'opera di Steve Moore. Innanzitutto, qui re Cotys ingaggia Hercules di addestrare il suo esercito e di fermare la furia di Rheseus, che minaccia di conquistare la Tracia. Anche qui, Hercules viene rappresentato come un mercenario, ma si vuole distaccare totalmente dal mito, o meglio lo tratta proprio come tale! Le fatiche di Hercules, infatti, altri non sono che comuni gesta di un mortale enfatizzate dai racconti del nipote Iolao, che vanno a descrivere il guerriero appunto come un essere leggendario. Una scelta abbastanza strana, ma che nel film vuole avere un suo scopo, anche se - almeno a parer mio - non è del tutto necessario. Fermandoci a Iolao, invece, si discosta enormemente dalla sua versione cartacea. Se nel fumetto, così come nel mito, è descritto come un guerriero impavido, secondo solo a Hercules, qui è una semplice spalla, sciocco, con la voglia di combattere, sì, ma totalmente innocuo; ma ciò troverebbe anche il suo senso nel complesso del film. Per quanto gli altri personaggi, non ci si è soffermati molto sui comprimari, però anche loro trovano il proprio spazio e vengono ben caratterizzati, su tutti Ampharius, Atalanta e Tydeus. Mentre il ruolo di Autolycus, a mio parere, non l'ho ben capito. Forse il personaggio più inutile di tutti. Tuttavia, il film non ha molte pretese. Al di là della "distruzione" del mito atto a costruirne uno tutto suo, si intende. Un film abbastanza divertente, che ha dei buoni spunti, delle ottime scene di battaglia e una computer grafica non esagerata. Ottima, come sempre, l'interpretazione di The Rock, che resta comunque un grande attore anche se si ostina a recitare in ruoli un po' troppo stereotipati - ma ci sta, ha la passione della recitazione, e si vede.


Il rapporto finale è: a me sia il fumetto che il libro non mi sono dispiaciuti. Dal film me lo aspettavo uno stravolgimento, come giusto che sia, anche se non approvo. Quando si tratta di personaggi seriali va bene eliminare qualche elemento caratteristico e prender spunto da saghe per crearne una con una sua personalità, ma qui stiam parlando di una graphic novel, avrebbe anche potuto essere più fedele! Ma tant'è. Tanto sono abbastanza sicuro che molti che sono andati a vedere Hercules (e in sala non ce ne erano pochi!) neanche sapranno dell'esistenza del fumetto, e in caso contrario non l'avranno nemmeno letto. Diciamo che entrambe le opere vanno prese per come sono, storie slegate al mito, anche se la scelta arrogante degli sceneggiatori di Hercules, di demolire il mito per costruire "la vera leggenda" è abbastanza discutibile.

 

Nota conclusiva. Alan Moore, come qualcuno saprà, aveva chiesto ai fan di boicottare il film in quanto sfrutta il nome dell'autore in modo illecito, Steve Moore (non c'è alcuna parentela), passato a miglior vita, senza il consenso dei familiari. Alan Moore, di solito, si è sempre lasciato andare in critiche del genere, penso che questa volta abbia ragione. Per come è stato trattato il fumetto, tuttavia, boicottarlo sarebbe stata cosa buona e giusta.

martedì 19 agosto 2014



Premettendo: due generi di film che mi piacciono in particolar modo sono le commedie, e gli horror. Ancora più di questi due, sono gli zombie.
Sì, sono un grande fan degli zombie, e sono pronto a sbranare chiunque abbia il coraggio di dire che i film sugli zombie sono tutti uguali. Certamente, negli anni ci hanno praticamente tartassato con film, serie tv, fumetti, videogiochi e quant'altro, e indubbiamente tra remake e altre tamarrate qualcosa di già visto è sempre presente. Sia chiaro che a me non piacciono gli zombie a prescindere, sono molto legato allo zombie Romeriano (e grazie al ca**o, direi), ma quando si ha modo di poter vedere qualcosa di diverso dal solito film zombie-apocalittico, mi ci fiondo. E Deadgirl è uno di questi film, che oserei dire originale, per niente banale, e di forte impatto.

La storia, diretta da Marcel Sarmiento e Gadi Harel per la sceneggiatura di  Trent Haaga (Citizen Toxic: The Toxie Avenger IV), parla di due amici, Rickie e JT, che vengono alla scoperta del corpo di una donna, che si rivelerà essere uno zombie la quale diventerà oggetto delle loro perversioni. Da qui, si susseguiranno una serie di vicissitudini seguendo passo passo i personaggi principali e il loro rapporto morboso con questa zombie, e in particolare l'interesse amoroso di Rickie, la bella Joann, amore che neanche a dirlo, non è corrisposto. Senza andar troppo a spoilerare, diciamo anche che il film non è neanche tanto cruento e per niente spaventoso, e ciò nonostante riesce comunque a colpire grazie ai suoi contenuti, che sono anche di una natura abbastanza dubbia: far sesso con uno zombie, equivale allo stupro o alla necrofilia? Questo è più che altro il pensiero che mi son posto io da solo, il film in realtà vuole più esplorare il lato egoistico delle emozioni umane, dalla semplice voglia di sfogare le proprie repressioni sessuali, sia a quelle più "docili". Bellissima la scena finale, in cui si arriva a mettere in dubbio la vera natura del protagonista: è per davvero innamorato, o anche lui segue la sua natura umana, pensando semplicemente ai propri interessi pur di non restare da solo con un sentimento non ricambiato?

Il film, inedito in Italia, non ha un cast molto conosciuto, salvo qualche faccia già apparsa in altri film horror più o meno conosciuto (Cabin Fever, Cappuccetto Rosso Sangue), però devo riconoscere che è impeccabile. Una produzione seria, per un film che non ha trovato molto riscontro col pubblico di massa, anche se nonostante tutto ha ricevuto delle critiche abbastanza positive. Personalmente, è stato uno di quei film che mi rimarrà impresso. Un buon horror, con delle parti divertenti che non stonano col film; una storia che forse mancherà di tensione, ma fa restare attaccato allo schermo, per capire dove si andrà a finire. Se proprio l'elemento horror caratteristico, quale lo spavento improvviso, la tensione, etc., qui non sono presenti, troviamo più un lato psicologico che arriva a disgustarci, a disprezzare la razza umana, quale buona o cattiva che sia. Un film che mette in dubbio le basi morali di ogni essere umano.

Bello, promosso, posto sulla videoteca meritatissimo.