mercoledì 28 maggio 2014



Oggi voglio farmi male.
Sono pronto a prendermi gli insulti di chiunque, a ricevere lettere minatorie e di essere pestato a sangue per strada per quello che sto per scrivere, ma avevo voglia di farlo, e perciò lo faccio. C'è chi ha preferito non guardarlo a priori, e chi lo ha visto per intero odiandolo così come lo ha odiato a prescindere, e poi ci sono io, quello che è riuscito ad apprezzarlo. Sì, odiatemi. A me è piaciuto Dragon Ball: Evolution.

Parliamoci chiaro. Se il film si fosse chiamato in un altro modo, non sarebbe nemmeno stato un buon film, ma siccome vogliamo partire dal presupposto che se mio nonno fosse nato con le ruote, sarebbe stato un carretto, il discorso diventa fine a sé stesso. Dragon Ball Evolution È un'americanata, e sì, senza dubbio stravolge tutto l'universo di Dragon Ball, ed era necessario? Assolutamente sì. E il motivo sta tutto racchiuso nella credibilità delle storie. La cosa più criticata è stato il trasformare Goku da un ingenuo montanaro, orfano del nonno e che non sa nemmeno cosa sia una donna, a un liceale sfigato che prova una forte attrazione per una sua compagna di classe; e perché lo hanno criticato? Perché così facendo il personaggio di Goku ha perso tutta la sua purezza. Ci potrebbe anche stare, ma quanto risulta credibile? Certe, perdonatemi, stronzate vanno bene per un manga, nella narrazione giapponese, dove certe assurdità possono anche essere credibili (ma nemmeno più di tanto), ma siamo sul pianeta Terra, e un bambino come Goku, nella realtà, non avrebbe senso d'esistere, considerato che in Dragon Ball la tecnologia è così avanzata che chiudono intere case dentro delle capsule. Capsule che poi sono anche presenti nel film, e che secondo me sono la cosa più bella che hanno inserito. Comunque sia, molti non appoggeranno questa trasformazione del personaggio di Goku, io l'ho trovata coerente in quanto (leggete bene) Dragon Ball Evolution non è un film su Dragon Ball, ma una rivisitazione americana. E resta fedele all'originale? Per sommi capi, ma si limita altresì ad omaggiarlo, e validi esempi sono l'incontro con Yamcha, le riviste porno del Maestro Muten e la sua stessa casa posizionata su quello che è una specie di scoglio. Un'altra nota: ha senso avere una casa sperduta su di un'isola in mezzo all'Oceano? Ma dai!

Quindi, ri-adattamento è una parola chiave se ci si vuole fare una chiara idea su cosa sia DB:E. Sono state fatte tante scelte atte a ovviare le assurdità del manga, a partire dall'acconciatura stramba di Goku. Se avessero fatto dei capelli come quelli del "vero" Goku, sarebbe stato credibile? Una tizia con dei capelli blu, invece? O un tizio di 100 e passa anni che vive su di un'isola deserta? Ragazzi, so che molti non vanno d'accordo con queste scelte, ma il riadattamento è stato fondamentale per la realizzazione di un film su Dragon Ball. Per carità, io sono il primo a gradire le trashate, e l'avrei anche apprezzato se avessero mantenuto fede completamente al manga. Però non me la sento di affossare completamente questo film, perché io tutto sommato l'ho trovato carino. Se consideriamo che hanno provato a riadattare Dragon Ball, ci si renderà conto che non potevano fare diversamente.

Poi, ditemi anche che io non ho capito proprio nulla di Dragon Ball. Sono, e resterò un appassionato di opere americane. Gli americani riescono a dare un tono di realismo anche su ogni singola cazzata, e con Dragon Ball non si poteva fare né di meglio né di peggio. Hanno tentato di ripercorrere le origini di Goku trovandogli posto in un mondo pur sempre fantasioso, ma non lontanissimo dalla realtà in cui viviamo. Poi, che non sia piaciuto son altri discorsi. Ma, per me, Dragon Ball: Evolution resta un film godibile, proprio perché dà un altro punto di vista a quello che era l'idea di partenza. Ovvero, un'ottima storia, ma con tante cagate che non stavano né in cielo né in terra. #PerQuestoPreferiscoIComics

venerdì 23 maggio 2014



Ho visto al cinema X-Men: Giorni di un Futuro Passato.
Ci ho accompagnato mio fratello. Chi mi conosce lo sa perfettamente che a me, gli X-Men, non è che piacciano tanto; al di fuori di Tempesta, non trovo nessun personaggio veramente interessante. Però, sicché a me piacciono i film sui supereroi, e dal momento in cui Wolverine l'Immortale non mi era dispiaciuto, ho pensato di darcelo uno sguardo. Ebbene, mi ha lasciato veramente senza parole!

Giorni di un Futuro passato vede il ritorno alla regia di Bryan Singer, che già lavorò sui primi due capitoli di X-Men una quindicina d'anni fa, e prende spunto ampiamente da uno dei cicli narrativi più famosi sugli X-Men, dall'omonimo titolo. La storia è pressoché simile: in un futuro post-apocalittico dove le Sentinelle, giganteschi robot programmati per eliminare e/o contenere i mutanti, hanno preso il sopravvento sull'umanità iniziando ad eliminare non solo i mutanti ma anche gli esseri umani, un piccolo gruppo di X-Men si riunisce ed escogita un piano per evitare che tutto ciò accada riportando uno di loro nel passato. Nel fumetto, la prescelta fu la neofita Kitty Pride, alias Sprite, mentre nel film lo è Hugh Jackman - Wolverine. Chiara scelta commerciale, ovviamente, come non utilizzare il personaggio più amato della saga cinematografica? Scelta che però, nonostante prenda questa piega, non risulta per niente forzata. Davvero, anche io stesso pensavo che il film risultasse come quell'X-Men 3 che molti ancora ricordano con rammarico, e mi aspettavo una sorta di "omaggio" ai primi film, che a discapito del successo che abbia riscosso, a me non sono mai piaciuti. Ebbene, a parte che per molti la presenza di Singer alla regia faceva ben sperare, io stesso mi son dovuto ricredere. La reunion del cast originale è stata una trovata a dir poco geniale, non solo per dare continuity ai vecchi film, ma anche per far ricordare a tutti quel fascino che incantò i primi fan. Tante scelte azzeccatissime, compresa quella di mandare Wolverine nel passato, che per quanto sappiamo tutti che è stata dettata per ovvie motivazioni commerciali, trova una sua logicità. Un applauso anche per l'intero cast, veramente ottimo. Purtroppo non ho mai voluto vedere X-Men: First Class, un po' per noia, un po' perché come dicevo non mi piacciono gli X-Men, ma mi sa che dopo questo film mi rifarò perfettamente! Strepitose le interpretazioni di Charles Xavier e Magneto, con - devo proprio dirlo - maggiore attenzione riguardo al secondo. Non parlo di Ian McKellen (grandissimo attore a prescindere), e nemmeno di Michael Fassbender - ma di Magneto! Una caratterizzazione veramente inaspettata, sia nella sua versione "del futuro" che quella giovane; un personaggio con tante sfaccettature e completo, e uno dei migliori cattivi mai visti sul grande schermo. Mi ha lasciato veramente senza parole, per me il film non è stato affatto brutto, ma diventa spettacolare solo per Magneto! Una piccola parentesi positiva è dedicata anche a Quicksilver, interpretato da Evan Peters. Personaggio simpatico che ha lo scopo di alleggerire i toni della pellicola, dimostrando come sia possibile dar spessore a tutti i personaggi, anche se destinati ad apparire in piccole scene! Grandiosa anche la battuta di Quicksilver sulla presunta paternità di Magneto, che nei fumetti non è tanto presunta, in quanto il velocista è appunto proprio suo figlio!

Il giorno prima di vedere il film, mi sono letto anche il fumetto di Giorni di un Futuro Passato, tanto per avere un po' la giusta idea di cosa avrebbe parlato il film. Ovviamente, non è proprio preso pari pari, ha anche questo le sue differenze sostanziali, lasciando intatti alcuni elementi, quali appunto il ritorno al passato per sventare la minaccia delle Sentinelle e il nemico da affrontare che scaturirà questa serie di eventi (Mystica). Non manca anche qualche piccolo riferimento, come la lotta con Mystica a Parigi. Ma poco conta, infatti Days of Future Past conta di essere una storia originale che vuol prendere solo spunto dall'arco narrativo, e lo fa alla perfezione, riuscendo anche a sistemare un po' quella continuity distorta della saga degli X-Men.

In definitiva, Giorni di un Futuro Passato è il perfetto sequel sia per X-Men: First Class che per Conflitto Finale, buchi temporali - ahimè - a parte. Ma come dicevo, lo scopo di questo film è stato anche quello di "mettere apposto" tutte quelle incongruenze presentatesi costantemente in ogni film, creando una continuity lineare. L'ho apprezzato veramente tanto, anche se credo abbia amato più le scene con Magneto che le altre. Un bel film sui supereroi, conferma la bravura di un regista che, se pur ha diretto un flop colossale come Superman Returns, va riconosciuto il successo. Una saga che si rilancia col botto, e che lascia ben sperare per il sequel, sempre diretto da Singer, che vedrà gli X-Men alle prese con il primo mutante della storia: Apocalisse! Non azzardatevi a perdere la scena finale dopo i titoli di coda!

PS: Ellen Page, una delle mie attrici preferite, ha purtroppo un ruolo sì importante, ma marginale. Avrei voluto vedere di più, ma tant'è... almeno non c'è la solita solfa trita e ritrita su Wolverine, la quale caratterizzazione sembra che non abbia più nulla da dire!

venerdì 16 maggio 2014



Godzilla è tornato!
Dopo la deludente, sotto l'aspetto "fedeltà verso l'originale", pellicola del 1997 torna sul grande schermo il gigantesco dinosauro sputa-fuoco che dal 1954 ha affascinato tutto il mondo e terrorizzato a morte i giapponesi, e questa volta in una pellicola che resta fedele al concept originale di Godzilla! Sì, perché se Roland Emmerich nel 1997 propose un semi-disaster movie in cui Godzilla non faceva altro che seminare distruzione (suo malgrado, per lo più; il film parlava appunto di come questa povera creatura non lo facesse mica apposta... era gigante!), in questa nuova riproposta Godzilla è visto finalmente come è sempre stato visto nei film giapponesi: l'eroe!

Partiamo subito dal ribadire (sempre meglio ripetersi) che il Godzilla di Gareth Edwards si discosta completamente da quello di Emmerich del '97, non soltanto in termini di "fedeltà" ma anche dal punto di vista di narrazione. Finalmente non la classica americanata trita e ritrita! Sì, sempre piena di effetti speciali, ma con una narrazione di base ben solida, nonostante il tema trattato; Godzilla, poi, fa la sua porca figura: veramente ben caratterizzato, ed esprime proprio potenza e dà credito al God in Godzilla, e ciò viene messo in risalto proprio nelle scene finali del film. Un film che, se devo proprio essere sincero, non mi ha detto proprio nulla. Sia chiaro, non starò qui a parlarne male, perché alle spalle c'è una buona produzione, e degli ottimi effetti speciali, però è nella sceneggiatura che ho trovato delle pecche, o meglio, sono state fatte delle scelte così strane che mi hanno lasciato basito. Come quella di far morire nei primi 20 minuti un personaggio che sembrava voler essere il protagonista, oppure quello di tagliare improvvisamente delle scene senza inserirci un intermezzo, una quasi totale mancanza di un vero e proprio climax... e il ruolo di una bomba atomica che, alla fine del film, non si sa che avrebbe dovuto fare. Infine, come sempre nelle mie recensioni cerco sempre di risaltare il messaggio, ma con questo sarà molto difficile. Non perché il film non ne abbia uno, anzi ce l'ha ed è anche molto profondo e risaltato in determinate scene, ma forse non abbastanza, perché dal momento in cui mi sono alzato dalla sedia mi sono reso conto che non mi ha proprio trasmesso nulla.

Quando Godzilla nacque nel 1954, questo voleva essere un film che voleva esprimere il clima di terrore in Giappone alla fine della Seconda Guerra Mondiale con l'esplosione della bomba atomica, mentre quest'ultimo lo stravolge, ma ci sta: i tempi cambiano, e il messaggio va riadattato al tempo. Questo Godzilla vuole mettere in risalto l'inutilità dell'uomo verso la natura. Esplicativa è la frase di uno dei protagonisti: L'arroganza dell'uomo è pensare di avere la natura sotto controllo, e non l'esatto contrario. Ed è proprio questo il motivo che l'azione si sposta maggiormente sull'uomo piuttosto che sui kaiju, per sottolineare la completa impotenza dell'essere umano. Godzilla, qui, è visto come l'eroe della situazione, l'equilibratore della natura, che rimette le cose apposto. Carica parecchio! La vista di Godzilla è così imponente che il messaggio che vuole lasciare è veramente forte... ma forse non abbastanza, visto che io, e chi mi ha accompagnato al cinema, era abbastanza stranito come me.

Però, al di là di questo, c'è da spendere anche qualche parola verso la già citata fedeltà verso l'originale. Non più Godzilla-distrugge-tutto-e-l'umano-vuole-abbatterlo, ma un vero e proprio scontro tra kaiju come nelle pellicole classiche (questa scelta sarà stata forse fatta visto il successo di Pacific Rim? Chi lo sa!) con l'antagonista del film, M.U.T.O., che sembra prendere spunto da ben due nemici classici di Godzilla, Gyaos e Orga (anche se poi sembra il mostro di Cloverfield, vabbè). Anche la scelta delle inquadrature vuole citare i classici Godzilla, se non addirittura determinate sequenze (questa a detta dei Godzillofili). Insomma, il film sotto quest'aspetto è veramente ben curato!

In conclusione?
Non mi metterò né dalla parte di chi lo elogia, né da quello che esclama "che merda!". Sto esattamente nel centro. Che posso dire, non ho mai avuto la fortuna di visionare tutti e 36 film di Godzilla, e in me c'è più il fascino che la passione verso il kaiju in questione, e deduco che sia per questo che il film non mi ha veramente esaltato. Deluderà parecchio chi si aspetta un intero film dove per il 90% dell'azione sia incentrata sullo scontro tra mostri, poco ma sicuro, ma accontenterà chi si carica per un nonnulla e, ovviamente, i grandi appassionati del genere. Tranne quella parte di zoccolo duro, che ogni fanbase ha. Dalla sua fa parecchio forza sul fatto che non è un'americanata, è sicuramente un film originale anche se con delle scelte di sceneggiatura veramente strane. Se dovessi esprimere il mio parere riguardo a Godzilla in poche parole, opterei per: non è un brutto film.

giovedì 15 maggio 2014



Jimmy Palmiotti è indiscutibilmente il mio autore di fumetti preferito.
Da sempre accompagnato dai disegni della moglie Amanda Conner e il suo co-sceneggiatore Justin Gray (per non parlare di numerose collaborazioni con gente come Joe Quesada e Garth Ennis), ha all'attivo numerose pubblicazioni a fumetti di discreto successo, figura come uno dei co-fondatori della Marvel Knights e, in primis, della PaperFilms, la quale ha avuto tra le sue prime opere pubblicate il fumetto che recensirò questa volta: Sex and Violence.

Sex and Violence vede, ancora una volta, una collaborazione tra Palmiotti e Gray, ma stavolta in vie separate. Se di solito i due sono abituati a lavorare su singole sceneggiature (vedi All-Star Western per la DC), qui possiamo vedere come i due se la cavano lavorando 'in solitaria', per così dire. Sex and Violence raccoglie ben due storie: la prima, Pornland, Oregon di Justin Gray con i disegni di Jimmy Broxton, e Girl in a Storm di Palmiotti con Juan Santacruz, che abbiamo già potuto conoscere tra le pagine di Painkiller Jane: The Price of Freedom. Il titolo dell'albo che li racchiude è abbastanza esplicativo riguardo le tematiche delle due storie, e non è che ci sia molto da dire. Sicuramente non è che si può definire "l'opera definitiva di Gray e Palmiotti", anzi tutt'altro, visto che sembra più che un pretesto per mostrare scene abbastanza esplicite e toccare tematiche 'forti'. La storia di Gray narra di un uomo in cerca di vendetta, dopo che la sua nipote è stata stuprata e filmata prima di venir uccisa; nella sua ricerca, fa la conoscenza di una prostituta con la quale scambierà qualche amplesso prima di vedere compiuta la sua missione. Fin qui, tutto regolare. Accompagnato da dei disegni che sanno tanto di noir, molto accattivanti nelle scene d'azione, la storia nel suo complesso ha il retrogusto di cliché, insomma non un qualcosa proprio di eclatante, ma sinceramente anche interessante visto che non è roba di tutti giorni parlare di stupri, video porno e.... no, forse se ne sono già visti! Ma comunque, nel complesso non è neanche roba che fa schifo, insomma.

Per quanto riguarda Palmiotti, invece, predilige un tocco un po' più delicato, quasi riflessivo nell'intera narrazione. Ma il suo punto forte sono sempre i dialoghi, e già ne avevo parlato quando scrissi di Painkiller Jane. Palmiotti è uno dei miei autori preferiti proprio perché riesce a ricreare delle situazioni in cui riesce molto facile immedesimarsi, proprio grazie al dialogo dei personaggi, riuscendo così a trasmettere il suo messaggio finale all'interno della storia. Storia che, non volendola lasciar da parte, vede come protagonista Sierra Kay, agente di polizia con dei seri problemi di autocontrollo, e una forte omosessualità latente e tendente al voyeurismo; dopo esser stata sospesa dal servizio per aver malmenato un criminale in maniera eccessiva, Sierra piazza una telecamera sulla finestra delle sue vicine lesbiche, e si infatuerà di una delle due. Qui il concetto di Sesso & Violenza assume un risvolto molto più complesso: il sesso viene visto in una maniera molto più vicina al 'relax', il quale viene disturbato proprio dalla violenza, che spesso e volentieri fa irruzione nelle nostre vite in modo eccessivo. E per giunta, il più delle volte ci viene trasmessa dalla società in cui viviamo; ciò che Palmiotti intende narrare, alla fine, è di come il caos che ci attornia incide pesantemente sulle nostre vite, giustificando anche ogni singola perversione come una giusta voglia di crearsi una via di fuga dalla confusione mondana. E quale migliore metafora se non ambientarla a New York? E inoltre, come fa a non accattivare una storia in cui sono presenti un linguaggio scurrile, lesbiche e disegni di donne nude?

Per me, Jimmy Palmiotti è un vero genio. Non tanto per Sex and Violence, ma per il suo modo di raccontare e del messaggio che lancia all'interno di ogni storia. Come dicevo in apertura, è il mio autore preferito. Ma senza divagare... in conclusione, dico che Sex and Violence è un fumetto abbastanza interessante, non tra i migliori sceneggiati da Gray e Palmiotti, ma valido a tal punto da potersi guadagnare -con nemmeno tanto orgoglio- lo scaffale! Sempre se amiate Palmiotti tanto quanto lo amo io, s'intende...

giovedì 8 maggio 2014



Quanti fumetti posso dire di aver amato particolarmente tanto? Pochi, forse.
Quello di cui andrò a parlare tra poche righe è uno di questi. Kill Your Boyfriend è un fumetto del 1995 pubblicato dalla Vertigo sotto l'etichetta "Voices", vale a dire quella collana di storie d'autore più 'personali'. E Grant Morrison, grosso modo, lo abbiamo visto tantissime volte scrivere di supereroi, tra l'altro in maniera egregia (se non eccentrica), quasi come se quel genere fosse il suo habitat naturale, ma sappiamo tutti che ci ha saputo anche regalare grosso modo opere di tutt'altra fattura. E Kill Your Boyfriend, ovviamente, è una di queste. Di certo non ci sono supereroi!

Amore. Anarchia. Sesso. Droga. Le parole chiavi di questa storia, maggiormente 'amore' e 'anarchia'. Grant Morrison ci racconta di una ragazza tutta casa-e-scuola, stufa di seguire le regole impostegli dalla società, decide di scappare di casa. Sul suo cammino incontra questo ragazzo, e dopo averle raccontato grosso modo le sue vicissitudini, decidono insieme di uccidere il ragazzo di lei, un tizio tanto borioso quanto schifosamente borghese, per poi scappare in giro per l'Inghilterra a bordo di un bus a due piani insieme ad un gruppo di artisti anarchici, in un viaggio che sarà all'insegna della sperimentazione di nuove esperienze e del vivere secondo le proprie regole, prendendosi beffe della società.

 

Quel che potrebbe benissimo essere un fumetto americano (vista la pubblicazione Vertigo), può definirsi un vero e proprio fumetto inglese, visto che Morrison, autore della storia, è scozzese e ai disegni c'è Philip Bond, uno dei migliori fumettisti del Regno Unito. E lo stile è a dir poco inconfondibile, sarà che in Inghilterra c'è sempre stata una forte influenza anarchica, basti pensare a fumetti come Judge Dredd o Tank Girl, e Kill Your Boyfriend, nel suo raccontare una storia d'amore, riesce benissimo a trasmettere in maniera del tutto naturale questo spirito, ovviamente anche grazie agli ottimi disegni. Peculiarità, inoltre, di Kill Your Boyfriend è la totale mancanza di didascalie, sostituite da balloon in cui a narrare il tutto è la protagonista, quasi come a rompere la quarta parete, e ciò non fa altro che rendere la storia ancor più divertente di quello che è già. Sì, perché in 50 e rotte pagine, ciò che viene letto non è soltanto una storia d'amore o un fumetto d'autore, è un qualcosa che fa stampare perennemente il sorriso sulle labbra, grazie al modo in cui vengono proposte le scene e l'atteggiamento dei due protagonisti. A metà storia inizierete a volergli bene, alla fine li amerete!

Infine, in quel che Grant Morrison ha rivelato (anche grazie alle scene iniziali) che la storia si ispira ampiamente al mito del dio Dionisio, Kill Your Boyfriend può venir benissimamente apprezzato se colti anche i piccoli riferimenti che l'autore ha voluto inserire, tipo per esempio gli 'artisti' del bus che altri non sono che i protagonisti rivisitati di una trasmissione per bambini che Morrison guardava da piccolo. Ogni singolo elemento presente in Kill Your Boyfriend, è un riferimento a qualcosa di personale di Grant Morrison, e per coglierle tutte consiglio di reperirvi la seconda ristampa (quella in cartonato) di Kill Your Boyfriend, in edizione americana. Io, purtroppo ho comprato la prima, in versione spillata, e ho dovuto andarmi a cercare le interviste su internet. Tuttavia, se proprio non volete acquistare online, Kill Your Boyfriend fu editato da Planeta in Vertigo Voices, dove potete trovare anche un altro capolavoro di Morrison, Il Mistero di Dio.


In definitiva?
Kill Your Boyfriend è una delle più belle storie d'amore mai scritte a fumetti.
Non è smielato e non è schifosamente banale. Consigliatissimo.

domenica 4 maggio 2014



Continua il mio "studio" sul genere horror.
Questa volta il film, anzi i film visionati di cui andrò a parlare sono V/H/S e il suo sequel, V/H/S 2, film autoprodotti e sceneggiati da diverse persone che segue - ancora una volta - la falsa riga dei mockumentary, vale a dire quel genere di film che viene presentato come finto documentario, in cui vengono utilizzate tecniche di ripresa (e talvolta anche videocamere) amatoriali e attori non professionisti per dare, appunto, l'impressione di avere a che fare con qualcosa di reale. Esempi pratici sono i vari Paranormal Activity, Cannibal Holocaust, Cloverfield e il mio preferito - The Blair Witch Project, a mio avviso ancora insuperabile.

V/H/S
La storia di base di V/H/S non è che sia particolarmente articolata. Riassunta per sommi capi, parla di questo gruppo di ragazzi che si guadagnano da vivere girando filmini compromettenti rivendendoli illegalmente e decidono di rubare una presunta cassetta di cui si sa ben poco, se non che a questi viene promesso una grossa somma per recuperarla. Da qui, i ragazzi scoprono una quantità immensa di VHS e iniziano a visualizzarle una ad una. E qui c'è il pretesto per introdurre una serie di mini-storie horror, ognuno di genere differente. Si parla di una coppia che ricevono la visita di uno strano visitatore nella loro camera d'albergo mentre dormono, del classico quartetto di amici che durante una gita nei boschi finiscono vittima di un serial killer, di una casa infestata e - quella che ho più gradito - la storia di un demone succubus. Per chi non lo sapesse, il succubus è un demone presente in numerose leggende dell'antica Roma e nel Medioevo, e viene descritto come una donna dalle sembianze femminili, che si pone alla sua vittima sotto sembianze di una donna bellissima, per poi accoppiarsi e infine ucciderlo. A parte per la mia innata curiosità verso la demonologia, ho apprezzato questo mini-episodio per il semplice motivo di come questo venga esposto in maniera del tutto differente, senza contare poi che nel cinema il demone succubus ha avuto ben poche trasposizioni. Ma al di là di questo, l'intero film anche negli altri episodi non risulta per niente banale, anzi è anche molto interessante: sa come attirare l'attenzione e sa sorprendere. Certo, non è il mio genere di horror, però è veramente fatto bene, senza contare che, essendo interamente girato come mockumentary, gli effetti speciali sono curati veramente bene! V/H/S mi ha regalato un bel sabato sera. Un film horror che per i fan del genere non può mancare, perché si discosta particolarmente dal solito genere. Rimane, sì, scontato sotto certi aspetti, e tutto verso metà film sembra di già visto, però già che vengano narrate mini-storie, e ognuna di esse spaziano verso diverse tipologie di horror, merita qualche punto in più per l'originalità!

V/H/S 2
Il sequel segue esattamente lo stesso filone narrativo del primo, ovviamente con protagonisti differenti; vari cortometraggi collegati tra loro da un'altra mini-storia, questa volta però che sembra volersi collegare con i filmati stessi (se visti in quel preciso ordine, avviene una possessione demoniaca, mi sembra d'aver capito). La particolarità di questo secondo capitolo è appunto l'originalità; se nel primo quasi tutte le mini-storie avevano come protagonista delle videocamere, il secondo (forse anche prendendo spunto da idee innovative del primo, come quello dell'episodio girato interamente come una videochat) vede l'introduzione di una tecnica di ripresa più ravvicinata e originale, se mi scusate l'abuso di questo aggettivo. Ma se nel primo capitolo, accanto alle idee innovative e mai viste c'erano di base delle storie puramente horror, in V/H/S 2 si vuole proprio risaltare l'aspetto tecnico. Le storie, tutto sommato, non è che siano questo granché: vediamo una setta segreta che proclama l'avvento del demonio, una ripresa in prima persona di uno zombie, un'invasione aliena e i classici, immancabili spettri. E ho trovato tutto ciò molto divertente. Personalmente ho sempre apprezzato l'ironia accostata all'horror, soprattutto se intelligente, e sotto quest'aspetto niente da dire. E c'è anche da aggiungere che rispetto al primo, qualitativamente può anche vantare di un aspetto tecnico ben curato e di una ottima dose di registi affermati, tra i quali figura proprio Eduardo Sánchez regista di The Blair Witch Project.

Il demone succubus dal primo film. Sotto l'ottimo trucco, c'è l'attrice Hannah Fierman.
In definitiva, cosa potrei dire? V/H/S è sicuramente uno dei migliori film in circolazione, se vogliamo parlare di innovazione, adatto ai fanatici del genere e a chi ricerca qualcosa di differente, rispetto ai vari horror in circolazione. Ci provarono con Saw, e la cosa funzionò ed è diventata una lunghissima saga che stenta a vedere una conclusione, stessa cosa Paranormal Activity che magari più si può avvicinare come genere, ma il tempo ci ha dato dimostrazione di una cosa: per quanto un'idea possa essere originale e mai vista, alla lunga stanca. Personalmente, prendendo sempre in esempio le pellicole già citate, Saw si presentò come un film con alle spalle una storia con un senso vero, e poi col tempo non è mai mutato, o meglio ha continuato a seguire quel filone e ha semplicemente aggiunto scene splatter, mentre Paranormal Activity fu una vera e propria novità, al suo tempo, ma i suoi seguiti non erano altro che scopiazzature del primo originale, diventando semplicemente una trama fiacca contornata semplicemente dall'attesa che qualche pentola voli via per lo schermo.

V/H/S ha il potenziale per diventare un buon brand, purché non si cada nel banale e si decida di continuare col format dei vari episodi scritti e diretti da gente valida. Sono sicuro che, con la capacità di poter anche spaziare anche tra vari generi dell'horror, se più avanti venissero chiamati sceneggiatori e registi affermati possa risultare sempre più interessante. In fin dei conti, se continua a vendere quella cagata di Paranormal Activity, non vedo perché V/H/S non possa farcela!

venerdì 2 maggio 2014



Okay. Preso il titolo del post? Visto l'immagine allegata? Bene.
Scrivendo questa cosa, di seguito al post precedente, molti di voi potrebbe proprio pensare che il sottoscritto ha perso la testa, che i suoi 26 anni stiano venendo vissuti alla stregua di una precoce demenza senile, e ciò sarebbe vero solo in parte. È sì vero, che ho 26 anni e mi pongo problemi da adolescente (ma che dico, da 13enne in piena crescita ormonale!), però è anche vero che ultimamente vivo un periodo abbastanza di scazzo.

Ecco, ora vogliatemi bene e seguitemi un pochino. Non sono solito di parlare dei miei problemi, e né ora e nemmeno in una vita andrò a raccontare a qualcuno dei miei problemi relativi alla sfera professionale, o tantomeno idealista. Ed è il punto in cui io preferisco proprio non parlare nemmeno di politica. Molti mi reputerebbero frivolo, in cuor mio sento che la mia linea di pensiero ce l'ho - lascio parlar di politica a chi ne capisce, io potrò mai esprimere un parere, ma resterebbe il parere di uno stronzo. Sono veramente pochi gli argomenti, in ambito idealista, che mi piace affrontare. Uno in assoluto è il femminismo, e non ho mai nascosto a nessuno che sono un forte sostenitore della parità tra sessi e della rivalsa del genere femminile. Anche se, definirlo "genere", per me, è già come stare a discriminare. Ma non perdiamoci in argomenti filosofici e lunghi, comunque sia torniamo a ciò che stavo dicendo. Da sostenitore della categoria femminile, c'è una cosa che veramente non sopporto: la misoginia. Peggio ancora quando ad esercitarla sono le stesse donne. Altre cose che non sopporto sono le generalizzazioni atte a differenziare i due sessi e il vittimismo di genere, che grosso modo giustifica gran parte delle azioni di "presunte femministe". Io sono pur sempre del parere che uomini e donne siano uguali, e prediligo la donna forte che prevale sull'uomo arrogante, mentre odio la donna che si comporta "da uomo" solo per far vedere che "lo fanno meglio". Per carità, tale affermazione se usata come provocazione ci sta anche tutta, ma farne una vera e propria filosofia di vita, è snervante.

Però, da che siamo comunque esseri umani e ci vien più facile generalizzare, ci sta tutto. Anche io, in queste settimane, sono stato quasi sull'orlo a sperimentare la misoginia. È che viene così facile generalizzare, quando certe cose ti toccano! Fatto sta, comunque, che compreso il mio sbaglio di partenza, ho riacquistato il senno, e ho iniziato a ragionare sulla mia vita sentimentale, ormai in stallo dopo aver preso una decisione sbagliata in partenza, e aver fatto altre venti cazzate dopo. Capita. Tutti sbagliano. Tutti si comportano da idioti. Non sarebbe giusto condannare la gente per attimi di debolezza e offuscamenti mentali. Purché non si commettano stragi, ovvio.

Quindi, partendo dal presupposto che io comunque credo nella parità dei sessi, e che penso che ognuno sia libero di comportarsi esattamente come vuole, e andando poi a sottolineare che il mio modo di pensare non vuole risaltare come verità assoluta, ma come semplice esigenza personale, torniamo a me. Il titolo del post è abbastanza ambiguo e stupido, e l'immagine scelta sembrerebbe un po' da morto di figa, e alla fine dei conti, tutto 'sto casino del post si riassumerà in: mi piace comicbookgirl19. Ora che l'ho detto, perché dovreste continuare a leggere, dite voi? Beh, fatelo. Ci sarà da ridere.

Ho detto tutta questa manfrina del femminismo, per dire in sostanza che mi piace la donna indipendente, forte e sicura di sé. Bene, capito questo, abbiam capito già che gusti ho, no? Ora, specifichiamo anche che comicbookgirl19 è una YouTuber che recensisce roba tramite YouTube, tipo fumetti, film, libri e serie tv, e specifichiamo anche che recensisce Game of Thrones, serie di cui non mi può fregar di meno, e specifichiamo che ogni cosa che esce dalla sua bocca non la condivido neanche un pochino... beh, sembrerà assurdo ma mi piace proprio perché sa argomentare! E mi piace il suo modo di esprimersi. Tutto qua.

Lo so che tutto questo sembra abbastanza ridicolo. La cottarella da liceale per la celebrità di turno. Ma l'ilarità è in questo concetto: chiunque, maschi e femmine, esprime un semplice giudizio ricapitolando il tutto come: "è bona/o me la/lo farei proprio!". Io no. Non mi è mai piaciuta una Belén, o una Manuela Arcuri a caso. Mi piacevano le celebrità come P!nk, Joan Jett, Brody Dalle e ora comicbookgirl19. Solo che ogni volta che dovevo dirlo, non era mai "cazzo quant'è bona", ma erano lunghi discorsi mentali atti ad idealizzare chi mi piaceva. Un po' come sto facendo in questo post, insomma.

A volte vorrei proprio avere l'ormone sveglio.
E invece mi toccano le mie pippe mentali. Ah, dannazione.

...però, in fin dei conti, ciò che penso in realtà, è che vorrei proprio conoscerla 'sta tipa. O una che le somiglia, sia di cervello che d'aspetto. Perché di stimoli, proprio non ne ho alcuno. Mh.


Oggi ho serie intenzioni di screditarmi.
Come s'è intuito, oggi parlerò di porno. Ma non porno qualsiasi, bensì parodie porno. O porno con cosplayer, come più piace definirlo. Ma non parlo di seghe, mi voglio screditare ma non fino a questo punto, più che altro volevo approfondire una o due cose su questo genere, che a dir poco negli ultimi anni sta spopolando e vendendo parecchio in tutto il mondo!

In linea di massima, si sa che il porno è l'unico mercato che non va mai in calo. In America hanno siti come Brazzers, case di produzioni come la Vivid, e in Europa possiamo vantare di numerose case di produzioni dell'est, nonché di bellissimi attrici, che di fatti molte di esse sbarcano anche negli States. Insomma, io non è che sia proprio espertone, però ne so qualcosina, 'nsomma. Fatto sta che, mentre noi in Italia il porno è visto ancora come un tabù, dove l'unico mercato valido per la pornografia sono le escort e i filmini amatoriali, in America hanno avuto il colpo di genio, e hanno saputo come far ancora più soldoni: parodie porno, appunto.

Che poi, genialata mica tanto. In passato già giravano in rete dei filmini di basso costo con gente vestita da Lara Croft o membri della Justice League, ed alcuni erano veramente osceni, ma fatto sta che già in passato avevano centrato il punto. Quel che oggi hanno fatto è stato prendere questo concetto di porno, e trasportato a produzioni a costo elevato. Per quanti soldi possano venir spesi per un porno, per dire. Quindi, se in passato era raro vedere delle scene parodiate di film (ne ricordo uno che sembrava prender spunto da Il mio grosso grasso matrimonio greco... e vi lascio immaginare come fu trasformato il titolo!) al giorno d'oggi è facilissimo trovare film porno che ha come protagonisti supereroi e personaggi di videogiochi... e non solo!

All'attivo, ci son ben due case di produzione che producono parodie porno assiduamente: la Vivid (che ha una sottosezione chiamata proprio Vivid Comix!) e la Full Spread Entertainment. La Vivid si occupa grosso modo di parodie sui blockbuster americani, e anche qualcosa al di fuori che abbia comunque un forte impatto sulla cultura popolare. Per esempio, avendo assoldato l'ex wrestler Chyna, la stessa Vivid ha prodotto una parodia porno della WWE con tanto di personaggi come Hulk Hogan, John Cena, e via discorrendo. La Vivid può inoltre vantare una visibilità su larga scala, tanto che i suoi film sono stati candidati (ed alcuni hanno anche vinto!) agli ambitissimi AVN Awards, che sarebbero l'equivalente degli Oscar del porno. Provate a guardarne qualcuno, e vi assicuro che capirete perché ne ho proprio così voglia di parlarne. Stiamo parlando di porno, ma non roba che va presa veramente sul serio! Tant'è che spesso e volentieri, per rimanere nei personaggi, gli attori neanche si levano i costumi. Poi, se a voi piace farvi le seghe con la gente vestita da Batman, Wolverine e via dicendo... beh, ognuno ha il suo feticismo! Comunque sia, sono produzioni che sono veramente ben curate, sotto ogni aspetto, a partire dall'accuratezza dei costumi, alla scelta delle attrici e sì, anche alla storia (stiamo parlando di porno, lo so, ma riescono anche ad essere logici, nella loro -se pur insignificante- narrazione!). Parodie porno degni di nota sono Avengers, The Dark Knight (vincitore anche di un paio di AVN Awards), Wolverine e la già citata parodia alla WWE.

  
In ordine: 1) Aiden Ashley/Catwoman in: The Dark Knight XXX
2) Evan stone è Hulk Hogan in Chyna is the Queen of the Ring
3) Wonder Woman, nella sua parodia, è interpretata da Tori Black

La Full Spread Entertainment, invece, è quella più "cazzona", anche se usare questo termine in questo contesto è molto ambiguo. Okay, mi esprimerò meglio: sono produzioni semi-serie, ma molto più goliardiche. Il cast, in questo caso, si compone comunque da un ristretto cast di attori e attrici più o meno conosciute, come Tori Black, Jennifer White, James Deen e Evan Stone, e come la Vivid anche queste sono parodie che hanno bene o male un po' di trama, e anche ben curate... ma tendenzialmente demenziali! Date un'occhiata alla parodia porno dei Griffin (Family Guy XXX - A porn parody) e ne riparliamo.

Ciò nonostante, comunque, sebbene abbia cercato di distinguere le due case produttrici, c'è da dire che ad oggi è la Vivid ad occuparsi interamente di parodie porno, avendo accorpato anche gli altri studi, e all'attivo ha proprio dedicato una sezione dedicata proprio a parodie porno. Un bel modo per accostare il divertimento alla pornografia. Sapete com'è, tra una sega e l'altra ci si può anche fare due risate. A meno che non stiate guardando la parodia porno del Batman del 1966: lì è impossibile farsi scappare la sega. Consigliatissimo, insieme a quella dei Griffin, è una delle migliori parodie dove le scene di sesso vanno viste interamente per ascoltare i dialoghi a dir poco demenziali! Beccatevi i trailer, và!



...spero che chiunque abbia letto questo post si sia convinto che non sto dando di matto, e che non è che io spenda le giornate a farmi le seghe sui cosplayer. Perché, a mio avviso, sono dei capolavori della demenzialità, il tipo di film che (assieme al porno horror) sono sempre andato a ricercare. C'è chi prende il sesso troppo seriamente, e vive la propria vita sessuale senza fantasia, alla "ficca e sò felice", poi ci sono quelli che "basta che eiaculo, che me ne fotte". Io sono più quello che "ci si deve divertire", e in mancanza di una vita sessuale, me la rido con filmetti porno demenziali. A ognuno il suo. Non giudicatemi.

Dopo questa assurda riflessione, vi voglio lasciare a una bellissima citazione, direttamente dalla parodia porno di Batman, nel classico momento clou del Joker, che sta concludendo un threesome:
"...now remember: you have to SMILE when you take the load!"