mercoledì 30 luglio 2014



Come di consueto, la DC Comics ha rilasciato con qualche settimana d'anticipo l'ultimo DC Universe Animated Original Movie, in esclusiva per il mercato digitale. Stiamo parlando di Batman: Assault on Arkham, collegato all'universo del franchise di Arkham (il cosiddetto Arkhamverse), la famosissima saga videoludica di enorme successo.

Iniziamo col dire che inizialmente temevo il peggio.
Il primo DCUO, Justice League War, non mi ha del tutto deluso: una spanna superiore ai classici film sulla Justice League, ma non ai livelli di Justice League Doom (metterei in mezzo anche The New Frontier, ma quello è un capolavoro che, secondo me, non può essere comparato ad un genere che vuole essere tutta azione e poca sostanza); tutto sommato, è stato godibile, e ha anche avuto modo di lanciare il Nuovo Universo DC animato, di cui ne fa parte il secondo lungometraggio uscito nel 2014, Son of Batman. Ecco, quello mi ha particolarmente deluso, e di questo ne ho già scritto precedentemente, e devo dire che, vista la delusione avuta anche col videogioco Arkham Origins, pensavo che ne fosse uscita una porcata. E invece, ho dovuto ricredermi!

Assault on Arkham mi ha entusiasmato! È sì parte dell'Arkhamverse, ha anche numerosi(ssimi) riferimenti alla saga, a partire dalla caratterizzazione di alcuni personaggi e le location, ma è una storia assolutamente slegata, e i legami con la saga di Arkham sono puramente visivi. In poche parole, non è una storia che va a riempire i buchi narrativi della saga, né tanto meno è un film celebrativo; assolutamente niente di tutto questo. Ha uno script originale, certo con i dovuti accorgimenti per collegarlo alla saga, ma ci sta tutto. Innanzitutto, perché i protagonisti principali non sono Batman e soci, ma la Task Force X, comunemente conosciuta come Suicide Squad, a mio modesto avviso, uno dei migliori team dell'Universo DC! Task Force X composta dai membri più storici, quali Deadshot e Digger Hankess/Captain Boomerang, e da quelli "nuovi", già protagonisti della serie a fumetti (che, a proposito, compratelo perché è divertentissimo!), King Shark e Harley Quinn - poteva mai mancare? A fargli compagnia, Black Spider, KG Beast e Killer Frost.

Insomma, un bel mix di personaggi, e una storia divertente, che finalmente ci fa riscattare dopo l'enorme delusione avuta con Son of Batman. Ottima l'idea di far conoscere ai più uno dei migliori team, sfruttando un franchise ben noto al pubblico di massa, come fan accanito DC non posso che esserne felice, anche se in cuor mio avrei voluto vedere uno script originale, magari ispirato a saghe più importanti quali Battesimo di fuoco, ma va bene anche così. Parlando di story arc, diciamo che questa versione della Suicide Squad richiama un po' quella vista in A Calci nei Denti (pubblicata nel primo volume della Lion), con tanto di rapporto tra Harley e Deadshot, un qualcosa fatta magari per renderlo riconoscibile - e/o avvicinare - ai lettori della serie.

In definitiva, è un ottimo film animato, come quelli pre-Nuovi 52 animati, e con ciò si spera di vederne altri che sappiano divertire, e che non siano soltanto scazzottate e azioni frenetiche insensate, che sebbene io stia facendo riferimento a Son of Batman, era presente anche in Justice League War. Promosso a pieni voti, insomma! Ah, una particolare attenzione alla scelta del cast: a parte Kevin Conroy, che ormai anche se presta la voce al Cavaliere Oscuro anche per soli 30 secondi, rimane sempre perfetto, qui rivediamo un po' tutti i doppiatori dei videogiochi all'opera, a parte ovviamente Mark Hamill per il Joker, qui sostituito egregiamente da Troy Baker. E, ovviamente, c'è anche una Killer Frost doppiata dall'ormai sua doppiatrice ufficale Jennifer Hale, già presente in tutte le sue trasposizioni animate e non (Injustice: Gods Among Us).

News dal ComiCon di San Diego!
E come al solito, in chiusura alla recensione di un film animato DC, partiamo con i prossimi film animati annunciati! Come già parlato in precedenza, Aquaman avrà finalmente un suo ruolo importante in un film animato, precisamente in Justice League: Throne of Atlantis, ispirato all'omonimo story arc pubblicato sulle pagine di Aquaman e Justice League nel 2012, scritto da Geoff Johns, e che seguirà gli eventi narrati in Justice League War, quindi facente parte sempre del Nuovo Universo Animato. Sempre per il 2015, inoltre, sono stati annunciati un Batman vs. Robin, un progetto non ancora ben chiaro, che pare vedrà anche coinvolta la Corte dei Gufi, e un plot originale intitolato Justice League: Gods and Monsters.

martedì 29 luglio 2014



Quando un film fa veramente commuovere!
Paper Man è un film diretto e sceneggiato da Kieran e Michele Mulroney, al loro debutto su un lungometraggio con un cast, che neanche a dirlo non è nemmeno dei più scarsi, composto da Jeff Daniels, Ryan Reynolds, Emma Stone, Kieran Culkin e Lisa Kudrow. Prodotto e distribuito in copie limitatissime, a mio avviso è uno di quei film che sa colpire al cuore, uno di quelli che sa anche commuovere.. o almeno, con me ci è riuscito!

La storia è incentrata su Richard (Jeff Daniels), uno scrittore di mezz'età fallito, sposato con una chirurga di discreto successo, Claire (Lisa Kudrow) accompagnato dal suo amico immaginario, un supereroe di nome Captain Excellent (Ryan Reynolds), e della sua improbabile amicizia con la diciassettenne Abby (Emma Stone), anche lei una ragazza con numerosi problemi, scaturiti da un passato non proprio facile. Entrambi, hanno seri problemi a rapportarsi con gli altri; abbastanza evidente è il rapporto di lui con la moglie Claire, mentre Abby con il suo fidanzato Bryce e il suo miglior amico Christopher (Kieran Culkin). Più di questo, non dirò. Altrimenti, se volete spoiler potete visitare la pagina Wikipedia del film, che vi rivela fin troppo, sulla trama!

Paper Man è uno di quei film che, se visto da chi riesce a comprendere il punto di vista dei personaggi, sa veramente colpire. Parla di solitudine, difficoltà a crescere e a rapportarsi col prossimo, e quell'assurda sensazione di sentirsi diversi dagli altri, quasi incompresi. Il tutto contornato da una storia d'amore e di amicizia che veramente fanno sorridere e commuovere allo stesso tempo. Divertente è anche l'interpretazione di Ryan Reynolds, che resta uno dei miei attori preferiti qualsiasi ruolo egli abbia, nei panni di Captain Excellent, che riesce a dare al film un tono un po' più tranquillo e simpatico. Sì, perché magari alla fine, Paper Man è quasi un film triste, con un finale che, a seconda di come lo si voglia intendere, è azzeccatissimo e coerente. Per quanto riguarda il ruolo dei due personaggi, invece, diciamo che vengono dati due punti di vista differenti di persone con lo stesso problema, se pur scaturiti da eventi differenti. Infine, notevole è anche la colonna sonora, forse un po' "lagnosa", ma carina.

La critica, manco a dirlo, non è stata proprio buonissima con questo film. Forse perché tiene dei toni un po' troppo 'tristi', non riuscendo mai veramente a far ridere di gusto, quando ci prova. Ed è proprio questo l'unico elemento negativo, e a mio avviso si salva giusto il grido di battaglia di Captain Excellent. Ma in fin dei conti, lo suggerisco per una serata di relax, e a chi si sente costantemente solo e incompreso, e magari a chi ha qualche piccola difficoltà a maturare.

sabato 26 luglio 2014



Quest'oggi, anziché della classica recensione, andrò a parlare di due registe, nello specifico.
Jen e Sylvia Soska, in arte conosciute come le Soska Sisters, sono le due che negli ultimi anni hanno conquistato il pubblico americano con le loro produzioni. Sin dal loro debutto, col film d'exploitation Dead Hooker in a Trunk, si sono accaparrate il favore della critica, ma è soltanto con American Mary che sono salite alla ribalta e che le hanno consacrate come stelle nascenti. A dimostrazione di ciò, è il notevole elenco di impegni cinematografici che vede nientemeno che un corto per The ABCs of Death 2, il sequel di See No Evil (Il Collezionista di Occhi) e Vendetta per la WWE Films, e dulcis in fundo, saranno affiancate dal pluri-premiato sceneggiatore Jimmy Palmiotti per la seconda trasposizione della sua "creatura", e uno dei miei fumetti preferiti di sempre, Painkiller Jane!

Canadesi originare della British Columbia, Jen e Sylvia vengono affascinate dal film Poltergeyst tanto da far nascere in loro una forte passione per il cinema sin da bambine. Influenzate da registi come Robert Rodriguez e Tarantino e dai libri di Stephen King, le "Twisted Twins" sono nate esclusivamente per fare splatter, e grazie anche alla loro ottima conoscenza del genere, ci riescono anche piuttosto bene. Il loro debutto è con il film d'exploitation Dead Hooker in a Trunk, con le stesse sorelle come protagoniste, dove si vedono coinvolte in un mix tra un film horror e on the road, in quella che è una corsa frenetica da polizia e criminali dopo che queste si ritrovano una prostituta morta nel bagagliaio dell'auto. Un film che tutto sommato è godibile, intrinseco di humour nero e provocatorio, soprattutto verso il classico buonismo impersonificato da CJ Wallis nella parte di un puritano ragazzo di chiesa, il tutto contornato da una trama dai ritmi frenetici anche se un po' surreali, che comunque regalano un bel po' di colpi di scena inaspettati. Il film, anche se destinato ad un pubblico non molto vasto, riscuote comunque tanto successo, tant'è che le due gemelle si mettono subito al lavoro in quel che si rivelerà un vero e proprio successo, addirittura da venir definito già un film cult per gli appassionati dell'horror moderno, American Mary.

American Mary è un film molto bello, che esplora il 'sottomondo' delle body modifications. Mary Mason, interpretata dalla bellissima Katharine Isabelle (Margot Verger nella serie TV Hannibal) è una laureanda in chirurgia, che per pagarsi gli studi decide di diventare una ballerina di lap dance, ma finisce inevitabilmente a lavorare per un criminale, arrivando poi ad entrare nel mondo delle body modifications, dove grazie ai suoi lavori di estrema precisione, riesce addirittura a diventare abbastanza popolare, nonché temuta da chi le sta attorno, tanto da attribuirsi il nomignolo di Bloody Mary. Anche qui, come in Dead Hooker in a Trunk, è molto incisiva la caratterizzazione dei personaggi, soprattutto quelli 'strambi' e fuori dal comune, oltre ad una particolare cura alle inquadrature e le tecniche di ripresa, senza contare il trucco, molto realistico che riesce anche a disgustare! A differenza del primo film, qui non c'è affatto del black humour, anzi. L'impronta è decisamente più seria, l'ho apprezzato moltissimo, e mi ha fatto comprendere il perché le attenzioni si stiano spostando su di loro.

Un buon acquisto per il cinema horror e splatter, a mio avviso. Essendo entrambi generi che ormai non hanno nulla da offrire da anni; Jen e Sylvia riescono a dare un'impronta veramente d'impatto. Dead Hooker in a Trunk lo fa con il black humour, American Mary invece esplorando un lato psicologico dietro ad un personaggio che, già di indole disposta a far qualsiasi cosa per i soldi, arriva a raggiungere il baratro che la separa tra follia e ragione. Insomma, son due che i film li san fare! Meritatissimo anche il successo ottenuto, e ciò mi fa ben sperare anche per il film su Painkiller Jane, oltre che avermi messo in trepida attesa per il sequel di The ABCs of Death!

domenica 20 luglio 2014



Uno di quei film che non mi ispirava nemmeno a pelle.
Ebbene, in questa domenica d'estate, calda e noiosa, ho deciso di dare uno sguardo ad R.I.P.D. - Poliziotti dall'aldilà, film del 2013 con Ryan Reynolds e Jeff Bridges, tratto dall'omonimo fumetto della Dark Horse. Fumetto che, premetto, non ho ancora letto, ma provvederò a breve!

Partiamo dal presupposto che RIPD, almeno sulla carta, non si prospetta come 'filmone', anzi. Nonostante un buon cast, che comprende anche la presenza di Kevin Bacon, la trama è abbastanza anonima, che lascia ben poco spazio alla curiosità. Per farla breve, parla di agenti di polizia che una volta morti, vengono reclutati da un corpo di polizia speciale.. dell'aldilà!, per fermare i "deados" ovvero una sorta di spiriti che si rifiutano di trapassare decidendo di restare sulla Terra. E Ryan Reynolds, alias Nick Walker è il protagonista, affiancato da un ex sceriffo sopravvissuto alla Guerra Civile, Roycephus Pulsipher (Jeff Bridges); una strana coppia che - nemmeno a dirlo - funziona alla grande. Come tutto il film del resto. Quindi, se siete anche voi scettici, vi consiglio di passare avanti e dargli una possibilità!

Mi aggiungo al coro, affermando anch'io cos'ha pensato la maggior parte della gente guardando il film: è una sorta di Men In Black, ma con elementi horror anziché fantascientifici. Anzi, oserei dire un punto d'incontro tra Ghostbusters e Men In Black, piuttosto; fai un po' per lo scenario semi-apocalittico con tanto di invasione di non-morti sulla Terra, e agenti segreti che operano al di fuori dei Governi, per tenere sotto controllo la minaccia. Una miscela particolare che, se non si hanno troppe pretese, può risultare godibile. Personalmente, è stato uno di quei film che sono riuscito ad apprezzare, perché non è per niente nulla di già visto, nel senso che nella sua similitudine con le pellicole già citate, sa distinguersi. Come, per esempio, gli avatar che i protagonisti sono costretti a portarsi dietro, per evitare che i vivi li riconoscano, che fa nascere delle situazioni tanto demenziali quanto esilaranti, ma che ritrovano comunque una loro logica. Soprattutto nello scambio di battute! E credo che non sia una cosa da sottovalutare, in quanto oggi, visto il numero elevato di film simili in circolazione, cercare delle battute adatte ai contesti che risultino intelligenti e non banali, è abbastanza arduo.

Nel complesso, comunque, la produzione non è nemmeno tanto scarsa. Partiamo dal cast decisamente buono, delle ottime riprese e degli effetti visivi, secondo me è del buon cinema, per quanto riguarda la mia visione. Ovvero, che dà intrattenimento senza nemmeno troppe pretese. Certo, non ci si ritroverà di fronte a un film che lascerà il segno nella storia, però non è quella robaccia che fa urlare "che cagata" alla prima visione, come ho potuto notare in varie recensioni nel web. R.I.P.D. è un film divertente, punto. Da vedere.

Per quanto riguarda il fumetto, da quanto ho potuto capire, sfogliandolo un po' sull'app della Dark Horse, sembra discostarsi in maniera abbastanza pesante. Ma di questo, ne parleremo sicuramente non appena lo avrò letto!

venerdì 11 luglio 2014



Amanti della carta, il tempo è finito!
No, non voglio fare il provocatore, però è stata la mia sensazione appena resomi conto che i digital comics sono tutt'altro che da sottovalutare. Sicché da poco mi sono modernizzato anch'io, entrando in possesso di uno smartphone, tra una cazzata e l'altra ho pensato di sfruttare per bene il mio account ComiXology e ci ho installato su l'app, e perciò sono qui per raccontare la mia esperienza.

La mia lettura avuta sulla suddetta app, è stata quella del primo volume della nuova serie di Hack/Slash, Son of Samhain, più uno sguardo a qualche issue gratuito tipo i vari 401 della DC Comics su Flash e Wonder Woman, un numero speciale di Spider-Man che incontra Obama e una presentazione dell'albo a colori di Scott Pilgrim. Inutile dire che anch'io ero abbastanza scettico, sulla lettura dei comics in digitale, e forse anche per via che la mia esperienza fermatasi alle scan o alla lettura sempre su ComiXology, ma tramite PC. Ebbene, dopo averla provata su dispositivo mobile, mi sono ricreduto! A partire dal fatto che c'è stato un netto miglioramento del digitale. Ora le serie vengono sviluppate tenendo conto anche dell'adattamento al supporto, oltre che quello della pagina cartacea, e a mio modesto avviso, c'è un lavoro abbastanza diverso per quanto riguarda le inquadrature.

Prendendo esempio dalla mia lettura, Hack/Slash: Son of Samhain, che è stato pensato in digitale si nota parecchio proprio dal cambio di inquadratura da una vignetta all'altra. Sì, perché lo scorrimento su ComiXology non va sulla pagina, come una normalissima scan, ma sulla singola vignetta, e questo aspetto rende spettacolare il susseguirsi degli eventi, oltre che dare una sensazione più "cinematografica". Se nel fumetto cartaceo, o nella scan classica, possiamo comunque prevedere da cosa sta per accadere buttando uno sguardo (anche involontariamente) sulla vignetta successiva, questo non lo fa, è impossibile farlo! Certo, alcune volte dei dettagli del disegno si perdono, ma per goderselo come si deve si può sempre visualizzarlo a pagina intera, ma il gusto principale, è goderselo come viene, a singola vignetta! Questo, ovviamente, ha trovato riscontro solo in poche serie, visto che non tutte supportano questa visualizzazione. I Nuovi 52 della DC Comics, per esempio, ha pochissime serie con questa modalità, quasi tutte sono a scorrimento, però ce ne sono tantissime altre che seguono questo schema, tra cui Scott Pilgrim. Ed è interessante da leggere, perché rende la lettura diversa, ad alcune vignette c'è addirittura uno spostamento sulla stessa, per coprire prima una parte di dialogo, e poi navigare verso di questa. O come in Hack/Slash, una visione per intero della vignetta, per dare phatos alla scena, e poi un ingrandimento sui dialoghi e il volto del personaggio.

Da parte mia c'è stato una netta rivalutazione, del comics digitale. Metti anche la giusta scelta della lettura, e del fatto che di base dietro alla realizzazione del fumetto, ci sia stata una cura maggiore sotto questo aspetto, ma oramai il futuro è questo, a portata di un touch screen. Da amante della carta, non posso negare che comunque, il fumetto voglio godermelo su di essa, sia per avere la "visione d'insieme" delle vignette, godendomi l'intera tavola, che per quelle altre cose più sentimentali tipo il profumo della carta, la sensazione piacevole dello sfogliare, eccetera. Il ché ci sta sempre, sia chiaro. Ma se per i libri il discorso è pressoché relativo, la lettura di un fumetto non è per niente la stessa cosa.

Da tanto, durante le lezioni di sceneggiatura, ho sentito la frase "il fumetto è la via di mezzo tra libro e cinema", e il digital comics è la giusta evoluzione! Da alla lettura un coinvolgimento maggiore, ti fa concentrare sulla singola scena, ed esalta maggiormente la funzione delle inquadrature. ComiXology è, comunque sia, soltanto la piattaforma principale del fumetto digitale, dove anche le major editoriali si appoggiano, però ci sono tanti altri progetti che meritano veramente tanto. Uno di questi, e devo proprio "sponsorizzarlo", è 13 Coins di Martin Brennan e Michael B. Jackson (Hitman: Absolution) con i disegni di Simon Bisley. Una produzione digitale, con disegni in 3D. Un'occhiata al trailer, per avere un'idea.


Insomma, volente o dolente, il futuro è tutto digitale.
Non starò qui a discutere di etica e di ambientalismo, sulla positività di non pubblicare più su carta, perché non è materia di mia competenza. Il mio parere non è nemmeno da vedersi da un punto di vista sentimentalista, perché sebbene anche a me piacciono le sensazioni della lettura su carta, i digital comics danno qualcosa in più nel seguire la storia, che la carta accenna, ma non lo fa vivere in pieno. Uno smorzamento dell'attività cerebrale, forse. Tutto ci viene facilitato, così facendo, ma la creatività non sparirà mai. Il resto è evoluzione!

mercoledì 9 luglio 2014



Weird Love. Una genialata made in IDW.
Dite voi, che cosa sarà mai? Vi rispondo io: nient'altro che una raccolta di storie romantiche, o dovrei dire "romantiche" ben datate, risalenti al periodo in cui il Comic Code Authority si faceva ben sentire, periodo dal 1950 al '60 per l'esattezza, racchiuse in un albo da 45 pagine pubblicate dall'americana IDW.

Giusto qualche mese fa, la casa editrice americana ha rispolverato i suoi vecchi archivi e ha deciso di deliziare i fan del fumetto "vecchia scuola" con questa pubblicazione, che comprende storie assurde, al limite della decenza morale e soprattutto ideologica. Roba che una volta letta, nasce spontaneo domandarsi "ma che cazzo si fumavano, in quegli anni?!". E questa volta, a questa domanda non so proprio che rispondervi! Fatto sta che, se piace il genere è una lettura da non perdersi, ma sia chiaro: solo se siete cultori del fumetto, o almeno così tanto appassionati.



La descrizione dell'opera, è abbastanza semplice. Weird Love racchiude delle storie mai pubblicate negli Stati Uniti, per via del Comic Code Authority, che per chi non lo sapesse non fu altro che un'istituzione che vietava la pubblicazione di argomenti "forti" nelle storie a fumetti. Storie mai pubblicate, o meglio ancora: bannate! Ma esattamente, cos'è che si andrà a leggere tra queste pagine? La storia di una donna che ha la triste sorte di innamorarsi di un comunista cercando di riuscire a "salvare" il suo povero amato, facendogli riacquistare la ragione; un'altra di una donna che tradisce il proprio amato con un uomo di mezz'età, solo per il gusto di essere corteggiata.. salvo poi tornare col primo, dopo aver compreso che quell'uomo era tutt'altro che romantico; l'amore di una ragazza con seri problemi psicologici e familiari, e infine, la più bella di tutte, una donna che riesce ad addomesticare un bruto! Tutto questo solo nel primo numero. Insomma, roba che va al limite della decenza, ma anche solo della logica! Però, è una lettura divertente consigliata per gli appassionati.

La serie è pubblicata da IDW sia cartaceo che in digitale, tramite ComiXology.


venerdì 4 luglio 2014



C'è chi li ama, chi li odia, e chi li ama e odia allo stesso tempo.
Gli zombie sono praticamente ovunque, e volente o dolente, restano e rimangono pur sempre affascinanti. Molti, come il sottoscritto, sono molto legati agli zombie di Romero, quelli che altri non erano che un riflesso della società americana, mentre molti sono quelli alla 28 Giorni Dopo, ma il fumetto di cui andrò a parlare stavolta non è né l'uno né l'altro.

iZombie nasce dalla mente di Chris Roberson e del disegnatore Michael Allred, ed è orientata principalmente su un genere molto particolare, che mischia la narrazione bizzarra tipica dei fumetti anni '50-60, aiutata tantissimo dallo stile di disegno, a quella delle sitcom televisive. Ma andiamo per ordine. Le storie di iZombie si svolgono in una piccola cittadina dell'Oregon, Eugene, e vede come protagonisti la ragazza zombie Gwen Dylan e il suo gruppo strambo di amici fuori dal comune: un terrier mannaro di nome Scott, Spot per gli amici, ed Ellie, una simpatica fantasma morta negli anni '50 con un background molto particolare. A fare da contorno alle storie, abbiamo vari personaggi, tutti caratterizzati in maniera particolare: abbiamo Amon, una mummia millenaria, Marvin il simpatico nonno di Scott reincarnato in uno scimpanzé, e l'immancabile interesse amoroso della protagonista, Horatio, membro di una società segreta denominata Fossori, che ha come scopo di eliminare i mostri dalla faccia della Terra. Dulcis in fundo, a far da contorno a tutto questo, abbiamo una invasione di zombie, un gruppo di vampire che mietono vittime con l'inganno, una società governativa composta esclusivamente da mostri (capeggiata dallo zombie di Abramo Lincoln!), una donna-Frankenstein e un'Apocalisse imminente annunciata dall'arrivo di un terribile mostro degno dei racconti di H.P. Lovecraft. Ma forse stiamo correndo un po' troppo.

Esattamente, perché iZombie ha veramente tanto da offrire come serie. Nata come una regolare, destinata a proseguire, ha avuto un improvviso arresto dovuto dalla Vertigo dopo un inizio abbastanza scoppiettante con tanto di candidatura agli Eisner Awards nel 2011. Fermata, quindi al numero 28 della pubblicazione americana, in Italia è stata raccolta in 4 volumi dalla Lion.

Come dicevo, iZombie mette tanta carne sul fuoco, ma non solo a livello di narrazione. Sono tanti, infatti, gli elementi che rendono particolare questa serie, a cominciare dalla parte più banale. Ovvero, la presenza dei mostri trattata come se fosse una cosa normale. Non che tutti convivano felicemente con zombie e licantropi, però i protagonisti vengono presentati come personaggi del tutto ordinari, con la loro situazione vissuta come se fosse un semplice problema con cui dover convivere, come ad esempio la bella Gwen, che è costretta a mangiar cervelli una volta al mese, causa rischio il dover andare in giro come uno zombie, appunto. Altra caratteristica, forse quella meno importante per noi ma comunque degna di nota, è la caratterizzazione fedele della città di Eugene, i quali autori hanno deciso di utilizzare delle location esistenti. Un altro punto caratterizzante, è la qualità dei disegni, che poi va incidere fortemente sulla trama stessa. Questi vogliono richiamare un po' lo stile dei vecchi fumetti anni '60-70, quando vigeva la Comic Code Authority e le trame erano caratterizzate da assurdità fuori da ogni minimo contesto. Personalmente, amo tantissimo lo stile di disegno di Allred, che poi sia difficilmente apprezzabile ai più è un altro paio di maniche! Le tavole sono pressoché pazzesche, sfociano parecchie volte in uno stile molto particolareggiato, quasi macabro ma sempre molto leggero, come la storia stessa. 


Ed è la leggerezza proprio che fa capolino in questa serie. Non pensiamo subito di ritrovarci in mano un fumetto alla The Walking Dead, ma più ad una sorta di Friends con gli zombie, con qualche ovvia modifica e un paio di ingredienti nerd. Se si dovesse fare anche qualche paragone, si potrebbe benissimo descrivere come uno Scooby Doo parecchio modificato, con i protagonisti che - messi da parte i loro problemi personali e di vita sociale - si imbattono in situazioni assurde alle prese con dei misteri tanto macabri quanto divertenti. Lo humour è a tratti nero e innocente allo stesso tempo, che rende la lettura veramente godibile; lo enfatizzerò a dovere perché è una serie che sinceramente ho amato come poche! L'unica pecca è che nel finale son state buttate un bel po' di cose alla cazzo di cane, con uno sviluppo scialbo, ma questo perché probabilmente la serie doveva concludersi e l'autore non ha avuto tempo per finire le sottotrame che avrebbero completato l'intero arco narrativo, costringendolo alla fretta. Peccato, perché anche nel finale ci ho visto parecchio potenziale. Non mancano nemmeno le citazioni, una su tutte a Shaun of the Dead praticamente ad inizio del primo albo, a Scooby Doo e, a The Brain e Monsieur Mallah due villain della DC Comics, nati sulle pagine di Doom Patrol, caratterizzati da un gorilla senziente e un cervello rinchiuso in un robot - qui sostituiti da una sorta di Frankenstein e il cervello rinchiuso in una... caffettiera!

Una serie che definirei per pochi; sicuramente per gli amanti dello stile "weird", dei fumetti anni '50 e degli appassionati delle sitcom televisive, pronti ad amare ogni personaggio che viene introdotto. A parte il finale un po' caotico, è una serie che ho apprezzato e conservo sullo scaffale gelosamente.


Da segnalare è anche la serie tv, in arrivo prossimamente tramite l'emittente americana CW (gli stessi di Arrow e The Flash), che già si presenta però con qualche critica anticipata. Pare, infatti, che tra le modifiche apportate alla serie, vedrà un paio di elementi presi pari pari da una serie analoga, stavolta però di un libro, intitolato My Life as a White Trash Zombie, di Diana Rowland. Staremo a vedere, intanto, se non volete dare occasione al fumetto, date uno sguardo alla serie!