domenica 30 agosto 2015



Recensione un po' insolita, stavolta.
Insolita perché a discapito delle altre volte, in cui mi son ritrovato a recensire film di nuova uscita o comunque film poco conosciuti, ho deciso di parlare di uno dei miei film horror preferiti: The Blair Witch Project del 1999. Tutto è cominciato quando quest'oggi, mettendo in ordine gli scaffali di casa, mi sono imbattuto in un paio di VHS, ricordi di quando ero piccolo e a casa si compravano solo VHS originali. Tra i vari cartoni-barra-ricordi d'infanzia, mi sono imbattuto appunto in questo film e, stupito di come fosse ancora in ottimo stato mi è salita la voglia di guardarlo. Non tanto per l'effetto nostalgia, si tratta comunque del mio primissimo horror, ma perché ritengo che sia uno di quei film che ingiustamente sono finiti nel dimenticatoio. The Blair Witch Project fu un capolavoro di quegli anni, riuscì ad attirare l'attenzione in maniera clamorosa, ebbe un enorme successo a livello mediatico in tutto il mondo e, a mio avviso, è un'esperienza terrorizzante.

Tra le pagine del mio blog, più volte ho avuto modo di parlare dei mockumentary, genere che ha praticamente conquistato il genere horror, anche se film di maggior successo è riconducibile solo alla saga di Paranormal Activity, però non dimentichiamoci tutti che The Blair Witch Project è stato un po' l'apripista, almeno per quanto riguarda le due ultime decadi, a questo particolare sottogenere dell'horror, riuscendo comunque a restare un film unico nel suo genere e - a mio avviso - nessun altro film è riuscito ad eguagliare la sua qualità. Innanzitutto, prima di andare a far luce su quale sia la vera chicca che rende il film unico e particolare, cominciamo a dire che il punto di forza di The Blair Witch Project è proprio la capacità di rendere la storia realistica, questo non solo grazie ad una sceneggiatura che riesce a giustificare il continuo uso delle telecamere amatoriali, ma anche al background di fondo. Completamente realizzato con videocamere amatoriali e con attori sconosciuti, i quali possiamo dire che nella pellicola interpretano sé stessi, c'è da annotare che al momento del rilascio nei cinema, ci fu una pesante e originalissima campagna mediatica atta a pubblicizzare il film, riuscendo a spacciare il tutto per verosimile, creando una sorta di leggenda urbana. Non solo il fatto di utilizzare tre attori al loro esordio e sconosciuti al pubblico con un appeal decisamente fuori da ogni canone cinematografico contribuì alla riuscita di ciò, ma anche il coinvolgere una reale leggenda urbana, quella di Elly Kedward, ed ambientarla in una località ben conosciuta nel Maryland giocarono il loro ruolo.

Certo, stiamo comunque parlando del 1999, quando internet non era alla portata di tutti e il pubblico si riusciva ad abbindolare in una maniera a dir poco semplicissima, ma la campagna creatasi attorno al film fu unica. Basti pensare anche come questo successo proseguì: numerosi furono gli appassionati del film a visitare davvero i boschi di Burkittsville, luogo in cui è ambientato il film, tant'è che la contea nel Maryland ebbe e ha ancora tutt'oggi un'assoluta rivalutazione del territorio, divenuta oramai meta turistica per ogni appassionato di horror. E su questa cosa, ci giocarono intelligentemente anche nel sequel, Book of Shadows, purtroppo non pari al successo del predecessore ma comunque a mio avviso un'opera rimasta un tantino incompresa. Ad ogni modo, il rilascio di The Blair Witch Project fu accompagnata da questa assurda campagna pubblicitaria, atta a far sembrare gli avvenimenti del film reali, con tanto di finta inchiesta e materiale fotografico della presunta scomparsa dei tre attori; qualcosa di banale, probabilmente, ma la cosa riuscì alla perfezione. Divenne virale senza l'ausilio di social network o di internet!


Il film, di base, racconta dell'escursione di tre ragazzi alle prese con un documentario su una leggenda urbana riguardante Elly Kedward, la strega di Blair, che si vide coinvolta negli anni 40 nell'omicidio di numerosi bambini, e dal giorno dopo la sua uccisione, il suo spirito si dice ne infesti il bosco. I tre giovani, quindi, una volta addentratisi nel bosco, si perderanno e avranno a che fare con degli strani fenomeni, probabilmente legati proprio a questa "strega".

E qui voglio parlare della vera chicca della pellicola.
E se il film non lo avete ancora visto (e dovreste vergognarvi) e vi sto mettendo voglia di guardarlo, consiglio di saltare questo paragrafo. Insomma, dicevo, la vera chicca di The Blair Witch Project è che tutta la suspence che viene creata, tutto il terrore che riesce a trasmettere, non è limitata all'apparizione di una presenza o, come accade in Paranormal Activity, a quale oggetto volante. Assolutamente. Se lì il tutto era costruito solamente per creare l'attesa che qualcosa avvenga per poter finalmente cagarsi in mano (seh) all'apparizione dello spettro, The Blair Witch Project riesce a terrorizzare facendoci entrare nella psiche dei personaggi, farci percepire il loro stress e soprattutto riesce a farlo senza mai farci vedere questo presunto poltergeist! Il ché per molti potrebbe essere una delusione, ma al contrario è quel qualcosa che manca a moltissimi horror: la paura non legata necessariamente a qualcosa di visivo, di brutto, o scatenato dall'effetto sorpresa che - a dirla tutta - così è anche peggio!

Insomma, in conclusione, possiamo dire che The Blair Witch Project è l'horror definitivo. Uno di quei film purtroppo finiti nel dimenticatoio se non ricordato da alcuni pochi fan, e che scommetto che adesso molti ne parlino con sufficienza, ma secondo me non dovrebbe essere così. È un horror come un horror dovrebbe essere, cioè che vede l'orrore rispecchiato dallo stato psichico dei protagonisti con una recitazione che, diciamocelo, è impeccabile... la ripresa a metà volto è divenuta un classico. Il mio film horror preferito, anche a distanza di anni. E sarà che ne parlo così bene perché sarà stato anche il primo film horror, ma averlo rivisto dopo anni... beh, è riuscito ancora a mettermi ansia. Non credo sia poco!

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