domenica 18 ottobre 2015



Dopo Sunstone, rimaniamo in tema storie d'amore lesbo.
Qualche settimana fa, incappai casualmente nel film The Blue is the Warmest Color (La vita di Adele, in italiano) e, al di là delle scene erotiche molto esplicite, ne rimasi in qualche modo colpito tanto da andare ad informarmi, scoprendo che altri non è che una trasposizione di un graphic novel francese. Scritto e disegnato da Julie Maroh, Il blu è un colore caldo è un'opera che non mi ha particolarmente affascinato al punto di adorarlo ma, riconoscendone l'importanza e il successo, ho avuto voglia di scrivere per condividere tra queste pagine ciò che mi ha colpito di più e il mio personale pensiero riguardo al fumetto e al film da cui ne è stato tratto.

Il graphic novel.
La protagonista assoluta de Il blu è un colore caldo è Clémentine, una ragazza di 15 anni che riscopre la sua omosessualità quando fa la conoscenza di Emma, una bellissima ragazza dai capelli blu poco più grande di lei, incrociandola per strada prima per poi re-incontrarla in un night mesi dopo. Le due vengono colpite dal fatidico colpo di fulmine e dopo mesi di frequentazione e flirt, le due finalmente sfociano in un bacio e da lì è tutta in discesa. Le due finiscono con il diventare una coppia fissa, con le dovute difficoltà: Clémentine fa fatica a riconoscere che lei sia lesbica, in quanto molto sofferente dei pregiudizi sia della sua famiglia che dei suoi amici, mentre per Emma è il contrario e vive il suo amore in una maniera molto più aperta di come faccia la sua ragazza. E sarà proprio questo il motivo della loro rottura, con Clémentine che arriverà addirittura a tradire Emma con un uomo. Infine, quando diversi anni dopo la loro rottura andranno a incontrarsi nuovamente, con Clémentine sull'orlo della depressione, questa ha un attacco di cuore e muore, lasciando in eredità ad Emma i suoi diari, i quali ci accompagnano sin dall'inizio del graphic novel come voce narrante.

Il film.
La protagonista qui è Adèle, una ragazza di 15 anni che riscopre la sua omosessualità quando fa la conoscenza di Emma, una bellissima ragazza dai capelli blu poco più grande di lei, incrociandola per strada prima per poi re-incontrarla in un night poco tempo dopo. La relazione che lega i due si basa palesemente su un'intesa sessuale molto forte, ma al di fuori delle lenzuola, Emma e Adèle sono due persone completamente opposte, a partire dal loro ceto sociale di provenienza. Il loro rapporto è vissuto quindi in maniera molto fredda, arrivati ad un certo punto della loro vita, e sarà proprio per questa freddezza che Adèle, spinta dalla solitudine, arriverà a tradire Emma con un uomo. Una volta rotto il loro rapporto, le due si incontreranno nuovamente ma capiranno entrambe che il loro rapporto si basava solamente sul sesso e prenderanno strade differenti.

Le notevoli differenze.
Le due opere, oltre alle notevoli differenze riportate già nella trama, si distinguono fondamentalmente dal messaggio che questi vogliono trasmettere. Il film, sostanzialmente parla di un amore che va al di là di una semplice concezione etero/omosessuale, figurando la protagonista Adèle come una ragazza insicura sulla propria sessualità, ma palesemente bisessuale, mentre il graphic novel parla della condizione di una ragazza, in questo caso Clémentine, che non riesce a vivere a pieno la propria sessualità perché condizionata dalle etichette sociali e dai pregiudizi della gente. Se Clémentine, quindi, non riesce ad accettare la sua omosessualità per colpa del mondo che la circonda, Adèle non trova spazio nel mondo perché è lei stessa a non riuscire a definirsi. Sono molto pesanti, quindi, le differenze che Julie Maroh e Abdellatif Kechiche vanno a porre l'opera, che al di là di ogni forzato paragone che ne scaturisce - e le critiche giustissime mosse contro la pellicola - qualitativamente sia film che graphic novel si fanno forza e lasciando dei buchi reciprocamente.

Tenendo sempre a mente che quanto segue è semplicemente la mia personale opinione, ritengo che il graphic novel presenti un pesante buco narrativo che manda all'aria praticamente quanto ben fatto sin dagli inizi. Mi spiego. Ne La vita di Adèle si vive la storia tra le due ragazze passo per passo, viene raccontato con attenzione la provenienza sociale delle due, mettendo in risalto le loro differenze, ma soprattutto viviamo il rapporto dall'inizio alla fine, con sì dei salti temporali ma sempre coerenti e lineari alla storia. Ne Il blu è un colore caldo, invece, il salto temporale è bello grosso, andiamo dai 17 ai 30 anni in una sola vignetta dove ciò che è accaduto in quell'arco di tempo è raffigurato in una sola tavola lasciando le spiegazioni ad un riassunto che definire sommario è dir poco. Che Clem sia divenuta un'insegnante lo si deve capire da una vignetta in cui lei è di spalle di fronte ad una lavagna e che questa abbia tradito Emma con un uomo lo si riconduce ad un dialogo. Ma il come ci si è arrivati non c'è. Perché Clémentine ha tradito Emma? Perché è insicura della sua sessualità, non si accetta per come è, questo è chiaro... ma c'è di più. E il film questo di più lo narra, spiega come il rapporto tra le due si sia raffreddato, come accade in ogni tipo di coppia, e di come Adèle tradisca Emma con un uomo perché si sentiva sola e trascurata. Questo passaggio, a mio dire, è fondamentale e lasciarlo da parte ha lasciato un buco non indifferente spezzando bruscamente un ritmo narrativo che fino a quella fatidica tavola era a dir poco perfetta.

Un altro punto a favore del film, inoltre, è il riuscire anche a dare un messaggio più chiaro sul significato del blu, il colore che ha colpito sia Clémentine che Adèle, andando a ricollegarlo alle opere di Picasso e dal significato che questo diede al colore per definire un determinato periodo della sua vita. Andando, quindi, a sommare questo e i numerosi elementi che vanno a definire le differenze tra le due protagoniste, La vita di Adèle guadagna qualche punto. Ma ne perde nel momento in cui va a stravolgere il significato della storia e il messaggio che lancia il graphic novel. Ciò che dovrebbe essere una storia d'amore, Kechiche lo trasforma in un film erotico, basato di più sulla sintonia sessuale. 
Solo l'amore può salvare questo mondo. Perché dovrei vergognarmi di amare?
In definitiva.
Ritengo che Il blu è un colore caldo sia un graphic novel forte, con un messaggio che riesce a farsi ascoltare. Non sono rimasto molto colpito dai disegni, tuttavia, i quali a tratti li ho trovati eccessivamente grotteschi soprattutto nelle espressioni, ma è un tratto comunque distintivo e va anche bene così com'è. La vita di Adèle, invece, non trova un riscontro negativo in quanto ritengo che sia molto più "lavorato" e di conseguenza dettagliato a livello narrativo nonostante abbia di contro il fatto che stravolga ciò che Il blu è un colore caldo è in realtà, trasformandolo in un mero film erotico. Che sia stato diretto da un uomo, infatti, si nota, in quanto le scene di sesso sono anche fin troppo lunghe, come per soddisfare un pubblico maschile, lasciando proprio in disparte l'elemento romantico che avrebbe dovuto essere la forza principale a muovere la storia, ma tant'è. Non credo sia giusto, comunque, gettar via la pellicola (che ha comunque vinto la Palma d'Oro) assecondando i pareri pesantemente contrari - arrivati anche da Jule Maroh stessa -, ritengo che graphic novel e film siano due opere di una certa importanza, con due significati differenti ma belli se presi da sé. Consigliato.

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