domenica 4 ottobre 2015



Sequel. A volte riescono bene, altre volte potrebbero anche risparmiarseli.
E la seconda è quel che è accaduto con I spit on your grave 2, ma c'è anche una opzione che poche volte ha funzionato: un sequel fa schifo, quello subito dopo un po' meno. E I spit on your grave 3 è proprio questo caso. Con l'abbandono di Steven R. Monroe alla regia, subentra R.D. Braunstein che, richiamando la star del primo capitolo, Sarah Butler, propone finalmente un sequel degno di questo nome, non riproponendo la stessa meccanica del primo film come fatto col secondo capitolo, ma raccontando conseguenze e soprattutto trattando lo stesso argomento ma sotto una luce differente. Ma, come al solito, andiamo con calma.

Jennifer Hills, protagonista del primo film, dopo aver ucciso i suoi aggressori nel primo film, decide di andare avanti e cambiare identità. Ora si chiama Angela, ha un lavoro d'ufficio (non ben precisato), subisce le moleste - anche se pacate - avance del suo collega e partecipa ad una terapia di gruppo composta da donne che hanno subito violenze. Qui conosce Marla, una donna dal carattere forte con la quale stringe una forte amicizia visto che le due condividono lo stesso ideale estremo di giustizia. Quando Marla viene assassinata dal suo ex ragazzo, qualcosa scatta in Angela e decide di far giustizia a modo suo assassinando ogni artefice di violenza sulle donne che partecipano alla seduta.

Abbandonato per certi versi il genere rape and revenge, I spit on your grave 3 continua ad utilizzare l'espediente della violenza per far percepire il messaggio al pubblico, ma utilizzando canali differenti. I temi principali, oltre alla violenza e allo stupro, sono la giustizia e la vendetta, due concetti che si discostano notevolmente tra loro ma che ogni tanto si mescolano creando un tantino di confusione. E questa confusione è ben presente se non addirittura ben marcata durante la narrazione. Angela/Jennifer oramai non è più una vittima. Sì, è notevolmente scossa e la sua psiche oramai vacilla, ma il ruolo della vittima oramai non le si addice più; ora è uno strumento di vendetta, è la voce di quelle donne troppo spaventate per fare ciò che andrebbe fatto, ovvero reagire alla violenza con altrettanta violenza - se non addirittura maggiore. Ma al di là di ciò, quel che il film vuol mettere in risalto è proprio appunto la giustizia, la mancanza di fiducia nelle autorità e come il sistema burocratico abbia delle notevoli falle, al punto che addirittura gli stupratori - alla fine dei conti - riescono anche a farla franca. E il personaggio di Angela, sia chiaro, non è affatto positivo. Laddove lei reagisce a questa situazione deplorevole, finisce con l'esagerare a raffigurare l'esatto ritratto di una persona vittima di quel sistema che sta cercando di scuotere per far sì che venga ascoltata, per far sì che le cose cambiano. Ma a discapito, ne viene via la sua salute mentale, finendo con l'aggredire anche il povero collega che, lì dove cerca di avvicinarsi a lei in modo pacato e poco invadente, diventa anch'esso un elemento di disturbo alla sua stessa emancipazione. Angela/Jennifer diviene dunque un'ideale giusto ma distorto dal mondo corrotto in cui siamo costretti a vivere.

In definitiva.
I spit on your grave, il primo film e remake di Non violentate Jennifer, è divenuto sin da subito uno dei miei film preferiti. Molto forte, cruento e violento abbastanza da riuscire a esprimere lo sdegno e lo schifo che si prova pensando allo schifo che abbiamo attorno. Per quanto riguarda il secondo capitolo, invece, rimasi un po' deluso in quanto questi altro non era che lo stesso film ma con protagonisti differenti che sembrava cercasse più di scioccare che di raccontare una storia originale. Questo terzo film, invece, mi ha preso abbastanza bene. Al di là di alcune esagerazioni che si sarebbero potute facilmente evitare, ha degli elementi abbastanza solidi dalla sua: una trama differente dai primi due film, una continuità logica e un messaggio. Il terzo è fondamentale e credo anche che l'utilizzo di certi toni esagerati giustifichi il fine al cui il film cerca di arrivare.

Insomma, in parole povere: mi è piaciuto.
Non tantissimo quanto il primo, lo ammetto, ma in confronto al secondo è salito di livello. È tutto ciò che mi aspetto da un sequel fatto come si deve. Se non siete certi di voler vedere questo terzo capitolo perché il secondo vi ha detto poco o nulla, suggerisco di dare una chance a questa terza parte.


0 commenti:

Posta un commento