sabato 22 novembre 2014



Per la prima volta provo a recensire un libro. O almeno ci provo.
Iniziamo alla grande recensendo "Tank Girl: Armadillo", giusto perché io non leggo cose comuni, e amo così tanto il personaggio di Tank Girl da averne letto anche il libro. Libro che, neanche a dirlo, è scritto dal suo stesso creatore, Alan C. Martin e vede la nostra eroina preferita alle prese con mirabolanti e ultra-violenti avventure ai limiti del nonsense esattamente come nelle sue storie a fumetti, ma stavolta con una dietrologia più fine e un po' di romanticismo. Ovviamente, non nel senso comune del termine.

Iniziamo subito col dire che Tank Girl: Armadillo è suddiviso in due parti: la prima è Armadillo, una storia in 56 parti che segue un filo conduttore non-proprio-così-logico, mentre la seconda è The Bushel, una raccolta di piccole storie, poesie e sceneggiature di storie di Tank Girl mai pubblicate. In definitiva, è una raccolta di non-sense puro, una esaltazione del personaggio da parte del suo autore che non nasconde il suo immenso amore verso la sua ragazza, attraverso delle storie che chi conosce il fumetto sa ben riconoscere; situazioni assurde, dialoghi infarciti di espressioni fantasticamente volgari, caotico e con poca cura verso i comuni standard di narrazione. Tra una storia e l'altra possiamo trovarci delle poesie che, per un buon 98% son incentrate sui protagonisti delle storie, si distaccano un tantino, trovano nel nonsense lo spirito libero che l'autore cerca di trasmettere, perché in fin dei conti quando si parla di Tank Girl è questo, quello che traspare: anticonformismo e la libertà di poter fare/interpretare le cose come ca**o vogliamo.

Vorrei soffermarmi principalmente sulla prima parte, Armadillo, storia di cui veramente si può riassumere l'essenziale, perché è l'essenziale che conta. Tank Girl, Booga, Barney, Jet Girl, Sub Girl e Zulu si ritrovano a far la guerra ad una cittadina di nome Chankers a causa di Booga e del suo passato in quella città, dove da piccolo veniva deriso da un tale Huckeblerry (denominato amorevolmente Fuckleberry). In un primo momento, Tank Girl seminerà distruzione nella cittadina solo per salvare Booga tenuto in ostaggio, poi per rapinare una banca con lo scopo di raccogliere 6 milioni per riparare il carrarmato distrutto goffamente da Booga, e infine per vendicarsi dopo che Fuckleberry tortura il disgraziato canguro e ruba una copia di Mad Magazine. E in tutto questo, si viene a conoscenza del vero nome di Barney e dei suoi genitori in una serie di eventi quasi esilaranti tanto demenziali, dove alla fine dei conti sembra proprio che tutto sia girato intorno a lei, e non alle vicende di Booga e Tank Girl!

Il titolo Armadillo non è una scelta casuale, lo stesso Martin ne spiega il senso nell'introduzione (subito dopo la lista delle recensioni negative sul libro). La parola "armadillo", ci dice, è composto da arma e dillo; la prima vuol dire armour ovvero armatura, quella in cui il simpatico animale è completamente avvolto e si rintana in esso quando è in pericolo. Tolta l'armatura, rimane solo il dillo, ovvero l'essenza stessa dell'animale. Martin ci spiega, attraverso le sue associazioni di pensiero, che tutti noi siamo degli armadillo; l'armatura è ciò che ci costruiamo noi attorno alla nostra essenza per sopravvivere alla società, alle idee che ci vengono imposte. Non smettiamo mai di essere noi stessi, semplicemente ci rintaniamo nella nostra armatura per sopravvivere al mondo esterno, tenendo scoperto pochissimo di noi stessi. E attraverso le avventure nonsense di Tank Girl e compagni, la storia gira attorno a quest'idea, di come quest'armatura diventa così parte di noi stessi che spesso dimentichiamo chi siamo veramente; ma non è impossibile esserlo. Armadillo è un inno alla spensieratezza, forse all'adolescenza perduta e messa da parte una volta cresciuti, alle cose che amiamo e di quanto ce ne rendiamo conto soltanto quando le perdiamo. Strano a dirsi, viste le abitudini anti-sociali e libertine di Tank Girl, è anche una storia d'amore, una di quelle non convenzionali, una storia di amore puro col suo canguro Booga, il quale riscoprirà l'amore che ha nei suoi confronti una volta che lo avrà perduto e nella pancia dell'"armadillo", ovvero dentro il carrarmato scortato da un esercito di pancakes (ebbene sì).

Inutile dire che Tank Girl: Armadillo non sia una storia priva di senso logico o violenta ai limiti dell'inopportuno, perché non è assolutamente vero. Battute scadenti, infantili, logica narrativa lasciata da parte per far spazio solo al nonsense puro e al caos, proprio come Tank Girl ci piace. Il libro, in conclusione, al momento non è mai stato tradotto. Io l'ho letto in inglese, e spero che molti di voi lo mastichino perché ho intenzione di chiudere questa recensione con dei versi posti a conclusione del libro, che a mio avviso racchiudono l'intera essenza di Armadillo e dell'ideale di Martin, che non posso far altro che rispecchiarmi in toto.

I love everything.

That's not just the booze talkin'.

I know I spend a lot of time killing and torturing,
that just goes to show
I'm as screwed up as everybody else.

I want this world to work,
I really do,
but I get so fuckin' angry
because all I ever see
is greed
and intolerance
and stupidity
and people mooing
and bleating
like fuckin' cattle,
"I want I want I want" is the anthem of the age.

Well fuck them.
Fuck all that shit.

Come back.
Come on in.
Come back to nature,
back to trees and grass and animal and the sky and shit.
It's sacred.
It's what you've lost.
It's why you're feeling lost.
It's that fuckin' simple.
You cannot buy it, steal it or claim it.
Just come back to it,
while it's still there to come back to.
Throw everything else away.
It's irrelevant.
It's just shit.
Nothing more.

Come back.

I love you.

T.G.

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