martedì 29 novembre 2016



Quando uscì il quarto capitolo di Millennium, io avevo appena concluso la trilogia "originale" di Stieg Larsson e, nonostante il mio grande amore verso quei personaggi, ho deciso di rimandare la lettura di un anno. Come sicuramente è risaputo, Stieg Larsson è morto prima ancora di conoscere il successo delle sue opere letterarie e, alla luce del suo desiderio di scrivere ben 10 libri sulle vicende di Lisbeth e Mikael nonché delle sue 200 pagine già elaborate per un quarto capitolo, gli editori non ne hanno voluto sapere di lasciar perdere un capolavoro letterario di quella taratura che ha ispirato una serie infinita di trasposizioni cinematografiche e a fumetti, ecco che ben 11 anni dopo l'uscita de La regina dei castelli di carta, il quarto capitolo viene affidato a David Lagercrantz, giornalista e scrittore, ovviamente non basandosi sugli appunti di Larsson a causa dell'opposizione dei familiari sullo sfruttamento dei suoi diritti, ma presentando un soggetto totalmente inedito. Quello che non uccide, quindi, diventa il quarto capitolo della fortunata saga di Millennium. Il peso dell'eredità è stato quindi pesante e se ne è stato all'altezza o meno, lo andremo a scoprire assieme.

Innanzitutto, la trama di questo nuovo capitolo si presenta abbastanza differente rispetto a quanto siamo stati abituati da Larsson che, almeno nelle sue prime opere, si è voluto dedicare maggiormente all'economia svedese e ai casi di violenza sulle donne mentre Lagercrantz decide di approfondire il lato "virtuale" del personaggio di Lisbeth, mettendo radici appunto su spionaggio industriale e, in linea parallela, la violenza domestica. Lo scenario si apre in maniera semplice: un noto sviluppatore informatico, Frans Balder, che ha ideato un sofisticatissimo programma di intelligenza artificiale, viene ucciso misteriosamente, l'unico testimone è il suo figlio autistico, August. Nel frattempo, Mikael Blomkvist è in difficoltà: la rivista Millennium gli sta scivolando via dalle mani e oramai, vecchio e sorpassato, ha perso il tocco; Lisbeth Salander, invece, riesce a intrufolarsi nel sistema informatico dell'NSA creando non poco scompiglio. Questi eventi, nella buona tradizione di Millennium, si uniscono facilmente come tessere di un puzzle più complesso e intrecciato e vede come comprimari molte vecchie conoscenze dei capitoli precedenti (SPOILER) e vede la prima apparizione di un personaggio più volte nominato, ossia Camilla la gemella di Lisbeth!.

Il tutto, come se ci fosse il bisogno di precisarlo, non è Stieg Larsson.
Il lavoro di scrittura è palesemente differente e, per quanto lo scrittore a tratti cerchi se non di imitarlo, almeno omaggiarlo, si sente proprio che son due penne diverse a scriverlo. Ovviamente, direste voi. La scrittura è da un lato molto scorrevole e dall'altro, di contro, poco curata nei dettagli, alcune volte sembra addirittura approssimativa, soprattutto nella descrizione dei personaggi. Personaggi che, ahimè, non hanno il benché minimo appeal che avevano in precedenza. Non voglio assolutamente farne un dramma, è ovvio che Larsson conosceva meglio i suoi personaggi e Lagercrantz ha cercato di dar loro gli stessi connotati. Riuscendoci sì, non senza però spezzare la loro anima. L'anima, un'altra cosa che si è persa nella stesura del romanzo. Larsson riusciva ad inserire anche tre sottotrame, all'interno della storia e ognuna di esse erano appassionanti e riuscivano a tenere sulle spine, cosa che Lagercrantz non è riuscito a compiere. Eppure, le sue sottotrame si collegavano alla storia principale. Forse sarò stato anche io ad essermi perso dei passaggi, ma ho trovato alcuni ragionamenti adottati molto approssimativi e i collegamenti ad essi molto lasciati al caso, senza un briciolo di collegamenti logici e una psicologia pressappoco inesistente. Vorrei spendere qualche parola positiva alla trama, che tutto sommato risulta interessante anche se un po' banale e tirata avanti a fatica, ma se non altro riesce ad avere quei momenti di tensione. Ma la narrazione, comunque, ha parecchi momenti bassi. Lagercrantz fa continui passaggi da un personaggio ad altro, alcune volte anche facendo salti temporali con il semplice scopo di mostrarci un punto di vista differente e altre, invece, per bloccare la tensione sul più bello salvo poi riprenderlo in seguito e non è del tutto una tecnica mal riuscita, a tratti funziona e in alcuni punti l'ho trovato anche simpatico. Peccato però che se ne abusi così tanto che questa scelta diventi quasi meccanica, robotica, risultando soltanto ripetitiva. Infine, ci sarebbero alcuni punti sulla trama e sui personaggi su cui vorrei soffermarmi ma se non avete ancora letto il libro, saltate direttamente alle conclusioni.

[INIZIO SPOILER]
Innanzitutto, ho trovato diversi buchi nella narrazione tanto quanto sono le approssimazioni. Il finale, soprattutto, mi ha lasciato completamente spiazzato. Parti come "Lisbeth fece visita a Roger e lo spaventò, poi andò al suo appartamento" sono soltanto gli apici, ma in realtà ce ne sono un'infinità, come l'apparizione della sorella di Lisbeth avvenuta repentinamente e presentata da Holger Palmgren in maniera del tutto casuale, soltanto perchè Mikael ha avvertito una strana sensazione in sua presenza? Oppure, Ed the Ned che si ritrova a Stoccolma senza che ci venga introdotto quel passaggio fondamentale che, anziché essere approfondito (appunto, come introduzione) ci viene spiegato in maniera sommaria e potrei ancora andare avanti. Tutto sommato, l'idea di approfondire l'origine del nickname di Lisbeth, Wasp, è stata anche carina anche se troppo una strizzata d'occhio ai nerd... però, sul serio. Una sorella così indispettita da volersi inimicare la gemella sfruttando la sua fissazione per i fumetti Marvel? Andiamo, non ha neanche senso e non è in linea col personaggio costruito dallo stesso Lagercrantz, la spiegazione del "odiava così tanto Lisbeth da interessarsi a cosa le piaceva e poi distruggergliela" non regge neanche poi così tanto. Che poi, soffermiamoci sul personaggio di Camilla. È vero che molti fan della trilogia si son sempre chiesti chi fosse Camilla, quale gioco avrebbe giocato in futuro, perché il suo personaggio era lì e sicuramente Larsson l'avrebbe tirata fuori, prima o poi, ed è anche doveroso ammettere che introdurla come nemesi di Lisbeth ci può anche stare. Non un'idea geniale o innovativa, ma ci può stare. Ritengo anche che sia stata una scelta coraggiosa quanto azzardata, decidere di ripescarla in quel modo, e se fosse stata giocata differentemente sarebbe stato interessante, ma secondo me Lagercrantz ha osato troppo e quel suo colpo di genio si è bruciato in un istante. Non solo per come è stata introdotta (lo spiegone di Palmgren era totalmente inadatto, in quel contesto) ma anche come figura. Camilla è appunto il personaggio su cui tutti coloro che hanno letto la trilogia Millennium ha fantasticato, buttarla in mezzo al romanzo in questa maniera così repentina e veloce, ha soltanto spezzato la magia. Certo, ha tentato di farla restare sul misterioso, non è stata sconfitta, ma oramai ha detto già chi sia Camilla e che cosa faccia. Dov'è la magia? Dov'è quell'anima di Stieg Larsson che ci aveva ammaliato? Si sapeva, sarebbe rimasta nella tomba, ma avere tra le mani questa eredità significava parecchio, posso comprenderlo un errore di percorso, ma...
[FINE SPOLIER]

In conclusione.
Mi sentirei di bocciare completamente questo quarto capitolo. O meglio, "quarto". Purtroppo non sapremo mai cosa avesse intenzione di farne Larsson con Lisbeth, Mikael, Erika e Millennium, Quello che non uccide è ciò che si presenta in partenza: una trovata commerciale. Passi l'effetto nostalgia, i personaggi sono troppo approssimativi e nonostante gli sforzi di Lagercrantz, non hanno lo stesso spessore e, ad onor del vero, leggere Lisbeth Salander etichettata come punk fa soltanto incazzare. Preso come romanzo a sé stante, se ne salva ugualmente poco. Troppo approssimativo su determinati punti e non c'è psicologia. Non c'è assolutamente nulla, l'autore affronta, come detto in partenza, anche la violenza domestica ma, se ci fosse stato Larsson, l'avremmo sentito l'odio e lo schifo verso un padre che prende a calci il proprio figlio. Qui no. Non c'è niente.

Non è il quarto capitolo di Millennium.
Potreste leggerlo per togliervi lo sfizio, magari vi può piacere.
Ma, ovviamente, non è Larsson.

0 commenti:

Posta un commento