Quante storie avete letto di Wonder Woman?
Che siano "tutte" o solo quelle importanti, la run di Azzarello rientra a mani basse fra le migliori storie di Wonder Woman mai raccontate. E non parliamo di una run come quella di Straczinsky con Odissea, che ben riuscito a celebrare la storia di Diana donandole un nuovo appeal, e nemmeno di un George Pérez o di un qualsiasi autore che sia approdato su Wonder Woman e abbia fatto bene. Azzarello, in una run durata ben tre anni è riuscito ridefinire l'eroina ridimensionandola e allo stesso tempo celebrarla inserendo lei stessa e la mitologia da cui il personaggio stesso deriva nell'epoca moderna.
Quando nel 2011 la DC Comics rilanciò tutte le sue testate ai numeri uno, cancellando quanto fatto finora in 75 anni, Wonder Woman non fece parte di quei pochi (Batman e Lanterna Verde) che non dovettero subire l'azzeramento totale. Forte dall'ultima run già sopra citata di Straczinsky, la DC Comics ebbe la buona idea di affidare l'eroina ad Azzarello e al suo collega disegnatore Cliff Chiang la testata dandogli campo libero, senza dover a tutti i costi far partecipare la testata ai vari crossover e agire di testa sua. Il risultato è un'opera al pieno del suo potenziale, che la sua interezza va esplorata sin dalle prime pagine dei primi numeri, cosa che va scovata ovviamente una volta rilettasi l'intera opera (cosa che io ho fatto) sia dal punto di vista narrativo, che stilistico che nella caratterizzazione dei personaggi. Ma andiamo per gradi, senza correre troppo.
La storia.

Dopo aver esplorato l'Olimpo, l'Ade e fatto conoscenza col Re dei Mari, la seconda parte vede l'introduzione del villain, il Primogenito, colui che darà filo da torcere all'Amazzone e che reclama l'Olimpo per sé. Nel mentre, Azzarello decide di introdurre anche una chicca, ovvero i Nuovi Dèi di Nuova Genesi, nello specificio Orion il quale si risulterà un perfetto alleato per Diana e soci. Con l'aiuto di quest'ultimo, infatti, la seconda fase si conclude con la prima caduta del Primo Genito e il passaggio di ruolo di dio della Guerra da Ares a Diana. Infine, c'è una terza fase che avrà come centralità la preparazione della guerra e il rivelarsi della profezia già narrata nel primo numero. Non mancano i colpi di scena nel finale, uno di quelli che davvero è capace di creare un nodo alla gola, non tanto per le emozioni che riesce a dare anche per la capacità con cui, alla fine e con un po' di memoria ricordandosi frasi dette e avvenimenti nei numeri precedenti, tutto scorre in maniera logica e soprattutto coerente. [SPOILER] Atena, l'unica dèa lasciata da parte in tutta la storia e di cui si fa solo un accenno a metà storia, si rivela essere Zola anche se questa ne è ignara, mentre il suo figlio, Zeke, altri non è che una reincarnazione di Zeus, tutto questo solo per il suo semplice "sfizio", uno di quegli infiniti giochi da immortali che noi non potremo mai capire perché "non sappiamo cosa voglia dire convivere con l'immortalità", proprio come accadeva nei vecchi canti greci. [FINE SPOILER]
I personaggi.

Il "cattivone di turno".

Scelte stilistiche.
Se Azzarello nella sceneggiatura ha cercato di tener fede al mito greco raccontandoci le bizzarre avventure narrate nei canti antichi, lo stesso i disegnatori han cercato di restare coerenti con quanto cercato di fare nell'opera in toto. Il disegnatore di punta, Cliff Chiang, accompagna Wonder Woman sin dagli inizi, alternandosi con Toni Akins, Kano e tantissimi altri che insieme tentano, anzi riescono perfettamente a dare dei tratti "greci" ai disegni, quasi a rivivere delle raffigurazioni dell'epoca ma a fumetti. Menti poco squadrati, nasi a punta, profili ben studiati... insomma, ci siam capiti. Le scelte stilistiche, ad ogni modo non si fermano qui, perché sempre a livello di sceneggiatura Azzarello riesce a spaziare anche in una piccola parentesi "classicheggiante" da fumetto Golden Age nel numero zero, dove vengono narrate le avventure della giovane Diana dando l'impressione di leggere appunto un fumetto anni '50. Piccole chicche anche nei tratti di alcuni personaggi: se il personaggio di Milan, Brian Azzarello ha dichiarato chiaramente di aver omaggiato il jazzista Wesley Willis, il disegnatore Cliff Chiang ha bizzarramente omaggiato Azzarello stesso dando ad Ares le sue stesse sembianze.
In definitiva.
Ecco, non credo ci sia bisogno di dare un parere definitivo. Ho decantato le lodi di questa run dall'inizio e dire che mi è piaciuta è riduttivo. Molti, spulciando vari commenti in rete, non sono rimasti contenti di questa run perché ha abbandonato i toni classici di Wonder Woman, dando più spazio al Pantheon che ai vari villain storici come Cheetah, Giganta o il Dr. Psycho. Sicuramente ne abbiam sentito la mancanza, Wonder Woman ha ben pochi nemici carismatici, ma quei pochi fanno, per così dire, la loro porca figura, io stesso vorrei vedere più storie con Cheetah e Giganta, ma sticazzi. L'opera di Azzarello è qualcosa di unico, un qualcosa che ha ridefinito Wonder Woman per quello che è in realtà, stiamo pur sempre parlando di un'eroina che ha le sue origini nella mitologia greca, il fatto di aver esplorato questo suo aspetto rende già di suo interessante questa run, il modo lineare e coerente rende tutto perfetto. Ogni avvenimento, ogni personaggio che appare anche per una sola pagina ha la sua finalità (il Minotauro!!!) e se nel finale mi è scappata una lacrima non ho vergogna di dirlo. Quindi, voglio chiudere questa recensione allo stesso modo con cui Brian Azzarello ha concluso la sua run.
GRAZIE.
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