giovedì 22 settembre 2016



Up, up and away!
Apro così, con questa frase iconica legata al personaggio di Superman, sia per restare in tema con la recensione che andrò a trattare sia perché è con questo che festeggio il post n° 100 di questo blog. Nessun numero speciale, una recensione come un'altra come ormai sono abituato. E ovviamente ringrazio quei pochi, silenziosi, lettori che ogni tanto si fermano a leggere. Insomma, bando ai convenevoli e parliamo di Supergirl, serie TV ideata da Greg Berlanti e Andrew Keisber (gli stessi di Arrow, Flash, Vixen e Legends of Tomorrow) e prodotta dalla CBS. Almeno questa prima stagione, la seconda è ufficialmente promossa da CW, lo stesso che manda in onda le già citate serie DC. Allacciate le cinture e partiamo con questa recensione.

Di Supergirl c'è ben poco da sapere: cugina più grande di Kal-El, viene spedita sulla Terra dai genitori per prendersi cura del cugino ma un incidente sulla sua navicella la catapulta quasi 30 anni dopo il suo arrivo, trovandosi quindi un Kal-El non più piccolo ma cresciuto e che ha già assunto l'identità di Superman. Le origini qui si discostano parecchio dalle numerose che sono già state raccontate, non vengono accennati gli avvenimenti di Argo City e Supergirl arriva sulla Terra e, anziché seguire le orme del cugino, decide di restare nell'anonimato e comportarsi come una qualsiasi terrestre... salvo poi rinunciare per seguire la sua ispirazione più grande e vestire il manto di Supergirl. Da qui, l'intera serie è strutturata su un modello procedurale, con il cattivo della settimana da sconfiggere, ma allo stesso tempo un un'unica trama che fa da cornice. Non diverso insomma da The Flash. Gli episodi, di base, ripescano e rivisitano numerosi nemici di Superman e Supergirl così come le storie, in particolare un episodio si rifà a Per l'uomo che ha tutto di Alan Moore, il ché rende la cosa molto più interessante. Se volessimo, infine, riassumere l'intera stagione di Supergirl basterebbe dire che Kara Zor-El è alla scoperta del suo ruolo da supereroe, coadiuvata dall'aiuto dei suoi colleghi James Olsen e Winn e dal DEO, cui fa parte anche la sua sorellastra, Alex, e insieme -tra un nemico e un gattino salvato da un albero- tentano di fermare dei criminali fuggiti dalla Zona Fantasma (dalla quale la stessa Kara era rimasta imprigionata e congelata). Non mancano, ovviamente, i problemi esistenziali che fanno parte della sua quotidianità, su tutti la vita sentimentale e il lavoro come assistente a Cat Grant, interpretata da un'ottima Calista Flockhart, l'ex Ally McBeal.

Se volessimo deframmentare l'intera serie, direi che fortunatamente Supergirl riesce a differenziarsi dai vari Arrow e The Flash, mantenendo non solo un distacco fortemente sentito a causa dell'universo narrativo separato dall'Arrow-verse, ma per le tematiche stesse che questo affronta. Abbandonato quindi il mondo cupo di Arrow e quello più fanciullesco di The Flash, Supergirl rispecchia alla perfezione l'ideale del supereroe, ciò che esso rappresenta (in primis, ovviamente, la figura di Superman). Tanto di cappello, quindi, agli ideatori che hanno riuscito a trasmettere emozioni, a commuovere e far sorridere, anche se con un buonismo tirato ma che calza a pennello se lo affianchiamo al contesto quale è un mondo in cui esiste Superman. Ancora più riuscito è il presupposto con cui si sarebbe (e si è) dovuta sviluppare il concept: dare al pubblico un personaggio femminile forte, indipendente e che fosse alla pari con un personaggio della caratura di Superman, sia per forza/poteri che per ideale. E Melissa Benoist calza a pennello in questo ruolo, riuscendo a dare l'impressione di una ragazza qualunque, semplice e ordinaria alla stessa stregua di un supereroe fortissimo e che ispiri la gente. Su numerosi aspetti, reputo che Supergirl sia una serie ben riuscita, i personaggi sono caratterizzati non dico fedelmente (Jimmy Olsen nero, bello, palestrato, vabbè...) ma con spessore. Il personaggio di Cat Grant spicca tra tutti, perché se da un lato verrebbe da chiedersi chi è più Supergirl, Cat o Kara?, con il proseguire della storia e l'approfondimento del personaggio, viene fuori come sia realmente d'ispirazione la figura di Supergirl Kara, sempre a riuscire a tirare fuori il meglio delle persone. Come suo cugino.

Però, non mancano le note dolenti.
A fronte di una caratterizzazione dei personaggi ben riuscita, alle meccaniche di narrazione interessanti, personaggi veramente interessanti (avevo troppa voglia di vedere Red Tornato in un live action!) non mancano i difetti. I buchi nella sceneggiatura, i numerosi plot-holes che Berlanti e Kreisberg si lasciano via via in ogni serie che toccano. L'impressione è che per riuscire a fare qualcosa di riconoscibile al pubblico e che affascini, si dimenticano pezzi per strada o ignorano delle domande più che logiche: se il DEO è una base segreta nel deserto, perché la gente entra ed esce quando vuole e quanto tempo impiegano i vari civili a raggiungere l'avamposto? E poi, che sicurezza di merda c'è? E le prigioni sono prigioni o è solo una stanza? Queste e altre domande, ma difetti ci sono anche nel narrare le vicissitudini in chiave rosa tra i personaggi che, a mio dire, alla lunga stancano perché ripetono sempre la stessa formula ragazza lascia ragazzo per motivo scemo e scappa via. Tutto questo, comunque, incide veramente poco sulla qualità dello show che ad ogni modo si concentra più su Kara supereroe e gli effetti che ha sul mondo. Ed intelligentissima l'idea di non mostrare mai Superman. È una serie su Supergirl, un supereroe messo in ombra solo perché sembra essere solo un rip-off di un personaggio preesistente che deve dare dimostrazione che lei non è la cugina di Superman. Lei è Supergirl.

In definitiva.
Supergirl, se preso così com'è, non è affatto male. Mi ha divertito ed appassionato, nonostante io avessi dei seri dubbi visto che Berlanti e Kreisberg mi hanno veramente deluso, ma sembra che gli errori compiuti in Arrow e nella seconda stagione di Flash siano stati imparati, anche se ancora con qualche notevole difetto. Ma ci sta, non stiamo parlando di serie con un certo spessore come lo sono quelle Marvel prodotte da Netflix, il paragone non regge nemmeno. Certamente da fan DC mi piacerebbe vedere qualcosa del genere, ma risulterebbe complicato raggiungere un pubblico di massa, e fondamentalmente per ora Supergirl funziona così com'è. Almeno la prima stagione, dalla seconda in poi sarà prodotta da CW e, viste le esperienze passate, temo il peggio visto che andranno già a spezzare ciò che ha caratterizzato alla perfezione il telefilm: mostreranno Superman e per me non è un buon presupposto, ma staremo a vedere.

Lontani i fan che ricercano un prodotto maturo e strutturato in maniera coerente, Supergirl è una serie carina ma pieno di imperfezioni che se viste con una certa leggerezza, però, non incidono molto sul prodotto finale. La scena memorabile e che più mi è piaciuta? Supergirl che resta senza poteri e, rischiando di morire come una mortale, ferma una rapina a mano armata.

Questa, signori, è Supergirl.
E speriamo che non facciano la cazzata di rovinarci anche questa.

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