Della serie: "anche Danjel legge libri".
Ebbene sì. Ma non sono molto propenso a scriverne su queste pagine, a meno che non sia una di quelle cose non alla portata di tutti, esattamente come è My Life As A White Trash Zombie, primo libro di una saga urban fantasy a tema zombie scritta da Diana Rowland, autrice statunitense ed ex coroner appassionata di horror, demoni e - appunto - zombie. L'avvicinamento a questa serie di libri è avvenuta grazie a comicbookgirl19, la quale, oltre a prestare la sua immagine per le illustrazione delle copertine, in un suo video affiancò quest'opera ad un'altra di mio assoluto gradimento: iZombie, precisamente alla serie tv, facendo notare alcune similitudini. Similitudini di cui andrò ad affrontare anche io. Ma per il momento, cominciamo a parlare del libro e dei miei pensieri al riguardo.
My Life as a White Trash Zombie è traducibile in italiano come La mia vita come uno zombie povero, anche se ciò è impropriamente incorretto. Nello slang, l'espressione white trash è usata per indicare quel tipo di persone che solitamente vivono in periferia, solitamente all'interno di camper o roulotte, pochi inclini all'igiene personale i quali spendono i propri soldi in oggetti costosi quali impianti stereo o tv anziché badare alle tasse e che quasi sempre sono sotto dipendenze di alcol e/o droghe. Questo tipo di persone solitamente è di carnagione bianca. Questo è il quadro d'insieme della definizione di white trash. E Angel Crawford, la protagonista di questa storia, è proprio una di queste disadattate; picchiata dal padre perennemente ubriaco, fidanzata con un perdente con il quale una sera sì e l'altra pure ci fa a botte, Angel si renderà conto che dovrà morire, per rimettere apposto la sua vita.
Quel che Diana Rowland racconta attraverso 310 pagine in My Life As a White Trash Zombie è una sorta di thriller drammatico con elementi horror (gli zombie, duh), dove si va ad esplorare non solo un personaggio nella sua interezza e totalità emotiva, ma anche un mondo immaginario dove gli zombie vivono tra noi e che addirittura hanno costruito uno schema sociale per sopravvivere nel mondo e, ultimo ma non ultimo, la Rowland per dare un tocco di realismo alla struttura narrativa, utilizza un ambiente da lei ben conosciuto, l'obitorio (l'autrice, come già detto, ha lavorato in un obitorio!) andando ad inserire piccole curiosità su come si svolgano autopsie più altre varie sul come funziona grosso modo il sistema americano riguardo a morti e funerali organizzati dallo Stato. Il tutto tenendo un tono lievemente cinico, riuscendo a dare un'identità forte al racconto. Identità che si ha anche grazie al modo di esprimersi molto pittoresco della protagonista, Angel, il quale - viste le sue origini sociali - si esprime in maniera piuttosto colorita ma mai volgare, risultando quindi anche divertente, su certi aspetti. Diana Rowland, per dirla in sommi capi, fa un lavoro molto particolare con My Life as a White Trash Zombie, dalla presentazione ed evoluzione del personaggio analizzandone ogni aspetto caratteriale dovuto allo shock della scoperta dell'essere uno zombie, alla struttura narrativa che, sebbene sul finale sembra voler spingere forzatamente sull'acceleratore pur di concludere, risulta molto solida. Insomma, non annoia. E se devo essere sincero, ho acquistato i quattro libri andando un po' a fiducia, avendo però paura che si rivelasse un'opera troppo adolescenziale, semplicistica e priva di contenuti. Ebbene, mi sono dovuto in parte ricredere. Semplicistica sì, contenuti ce ne sono e non sono per niente banali e frivoli, e non mi è risultata affatto adolescenziale, anche se comunque non è che stiamo parlando proprio di un'opera "adulta".
Il paragone con iZombie.
E qui siamo al piatto forte. Ebbene, il paragone qui ci sta tutto ma - attenzione - non va fatto con l'opera a fumetti di Allred e Robinson, che nel loro tono voleva essere un'accozzaglia di elementi horror buttati nella mischia per creare un caos pandemonico che generasse ilarità e follia allo stato puro, ma con la serie TV. Per chi se lo fosse perso, io ho fatto già un'analisi completa della serie tv iZombie, dove ho già avuto modo di esporre le differenze tra serie tv e fumetto; dal momento in cui iZombie è stato deciso solo dopo l'uscita dei quattro romanzi, questo ci lascia proprio un punto interrogativo enorme. La serie tv a cosa si ispira, al fumetto o al romanzo di Diana Rowland? Se la risposta non è tutte e due, mi chiedo se sia stata voluta dagli autori, senza citare la Rowland o ringraziarla per l'idea, o che sia stato casuale. Il fumetto di iZombie, ricordiamo, parlava di Gwen Dylan, becchina che si procurava cervelli riesumando cadaveri, mentre la serie TV vede Liv Moore lavorare in un obitorio, come Angel. Ma non solo, la faccenda non si limita solo a questo. L'esplorazione del sottomondo degli zombie, il traffico di cervello per far sopravvivere la comunità degli zombie e convivere in segreto con gli umani non è qualcosa di unico creato per la serie TV; in vie trasverse, con modalità un po' più differenti, Diana Rowland inserisce questo concetto per prima. Insomma, non è ben chiaro se la serie TV di iZombie abbia presto spunto dalla saga White Trash Zombie, fatto sta che la Rowland ci ha pensato prima, anche se questo non va a intaccare assolutamente nulla. iZombie e My Life As a White Trash Zombie sono comunque due opere distinte, con due personaggi differenti che si muovono in elementi analoghi ma non uguali.
In definitiva.
Insomma, dopo questa disanima sulle analogie con iZombie, e sugli zombie come icone culturali, passiamo al mio parere definitivo sull'opera in argomento. Come già detto, mi aspettavo che My Life As a White Trash Zombie fosse una lettura un po' più adolescenziale, come ogni urban fantasy che si rispetti. E invece sono rimasto piacevolmente sorpreso. I toni vagamente cinici, quel tentativo ben riuscito di uscire fuori da ogni schema e l'adoperazione di un personaggio decisamente fuori dalle righe sono un qualcosa che riesce a dare identità al romanzo. In poche parole, è scritto così bene che anche essendo un romanzetto del cazzo riesce a soddisfare le aspettative. Sempre se le aspettative siano quelle di leggere un racconto drama-thriller con elementi horror, sia chiaro.
Se per caso parlandone sono riuscito a interessare qualcuno, ecco le indicazioni su come poter leggere My Life As a White Trash Zombie. Innanzitutto, iniziamo col precisare che non è una pubblicazione italiana ma americana, quindi solo lingua originale sorry. Detto ciò, la saga incentrata su Angel Crawford di Diana Rowland vede al momento quattro libri e sono disponibili su Amazon.it. Per ogni informazione, il sito della Rowland è più dettagliato e in più c'è anche il link per ascoltare il libro su Audible, nel caso vi stanchiate troppo a leggere.
Ebbene sì. Ma non sono molto propenso a scriverne su queste pagine, a meno che non sia una di quelle cose non alla portata di tutti, esattamente come è My Life As A White Trash Zombie, primo libro di una saga urban fantasy a tema zombie scritta da Diana Rowland, autrice statunitense ed ex coroner appassionata di horror, demoni e - appunto - zombie. L'avvicinamento a questa serie di libri è avvenuta grazie a comicbookgirl19, la quale, oltre a prestare la sua immagine per le illustrazione delle copertine, in un suo video affiancò quest'opera ad un'altra di mio assoluto gradimento: iZombie, precisamente alla serie tv, facendo notare alcune similitudini. Similitudini di cui andrò ad affrontare anche io. Ma per il momento, cominciamo a parlare del libro e dei miei pensieri al riguardo.
My Life as a White Trash Zombie è traducibile in italiano come La mia vita come uno zombie povero, anche se ciò è impropriamente incorretto. Nello slang, l'espressione white trash è usata per indicare quel tipo di persone che solitamente vivono in periferia, solitamente all'interno di camper o roulotte, pochi inclini all'igiene personale i quali spendono i propri soldi in oggetti costosi quali impianti stereo o tv anziché badare alle tasse e che quasi sempre sono sotto dipendenze di alcol e/o droghe. Questo tipo di persone solitamente è di carnagione bianca. Questo è il quadro d'insieme della definizione di white trash. E Angel Crawford, la protagonista di questa storia, è proprio una di queste disadattate; picchiata dal padre perennemente ubriaco, fidanzata con un perdente con il quale una sera sì e l'altra pure ci fa a botte, Angel si renderà conto che dovrà morire, per rimettere apposto la sua vita.
"Yeah, right. I'm finally getting my life together. Too bad I had to die first."Angel è stata presumibilmente violentata e mandata in overdose, poi è stata ritrovata nuda sul ciglio della strada, ritrovata da un agente di polizia e portata in salvo. Ma di tutto questo, Angel non ricorda assolutamente nulla, se non aver litigato col Randy, il suo ragazzo, la sera prima ed aver bevuto qualche cocktail con uno sconosciuto solo per farlo ingelosire. Come se non bastasse, una lettera misteriosa le rivela che in realtà lei è morta e che se non si ciba di cervelli ogni qualvolta avrà "Fame" potrebbe ritrovarsi in seri guai, ovvero perdere la ragione e diventare un vero e proprio zombie, senza identità alcuna. Oh, questo e che ha ottenuto un lavoro in obitorio come autista e aiuto del coroner. Ottenendo così facile accesso ai cervelli, cibo primario e fondamentale per uno zombie, Angel scoprirà vantaggi e svantaggi dell'essere uno zombie, in più verrà coinvolta in una serie di indagini riguardanti dei cadaveri decapitati commessi presumibilmente da un altro zombie! Tutto questo, ovviamente, di contorno al personaggio di Angel, la quale come già detto si ritroverà a rimettere in piedi la sua vita sistemando i casini col padre, i suoi problemi con droghe e alcol e riflettendo sull'intero senso della sua vita. O quella che è. E ci riuscirà grazie a personaggi comprimari, come i detective Marcus Ivanov ed Ed Quinn e al coroner Dr. LeBlanc, oltre all'intero staff dell'obitorio che riusciranno a farla sentire più "normale" e meno freak.
Quel che Diana Rowland racconta attraverso 310 pagine in My Life As a White Trash Zombie è una sorta di thriller drammatico con elementi horror (gli zombie, duh), dove si va ad esplorare non solo un personaggio nella sua interezza e totalità emotiva, ma anche un mondo immaginario dove gli zombie vivono tra noi e che addirittura hanno costruito uno schema sociale per sopravvivere nel mondo e, ultimo ma non ultimo, la Rowland per dare un tocco di realismo alla struttura narrativa, utilizza un ambiente da lei ben conosciuto, l'obitorio (l'autrice, come già detto, ha lavorato in un obitorio!) andando ad inserire piccole curiosità su come si svolgano autopsie più altre varie sul come funziona grosso modo il sistema americano riguardo a morti e funerali organizzati dallo Stato. Il tutto tenendo un tono lievemente cinico, riuscendo a dare un'identità forte al racconto. Identità che si ha anche grazie al modo di esprimersi molto pittoresco della protagonista, Angel, il quale - viste le sue origini sociali - si esprime in maniera piuttosto colorita ma mai volgare, risultando quindi anche divertente, su certi aspetti. Diana Rowland, per dirla in sommi capi, fa un lavoro molto particolare con My Life as a White Trash Zombie, dalla presentazione ed evoluzione del personaggio analizzandone ogni aspetto caratteriale dovuto allo shock della scoperta dell'essere uno zombie, alla struttura narrativa che, sebbene sul finale sembra voler spingere forzatamente sull'acceleratore pur di concludere, risulta molto solida. Insomma, non annoia. E se devo essere sincero, ho acquistato i quattro libri andando un po' a fiducia, avendo però paura che si rivelasse un'opera troppo adolescenziale, semplicistica e priva di contenuti. Ebbene, mi sono dovuto in parte ricredere. Semplicistica sì, contenuti ce ne sono e non sono per niente banali e frivoli, e non mi è risultata affatto adolescenziale, anche se comunque non è che stiamo parlando proprio di un'opera "adulta".
comicbookgirl19 ha prestato la sua immagine per l'illustrazione delle cover, realizzate da Dennis Hansbury |
Purista o meno?
Questa è una domanda che mi sono posto ripetutamente. Diciamo che, in linea di massima, per quanto riguarda gli zombie io sono un purista. Se sono cannibali, Romero senza batter ciglio. Senza andare troppo nel dispersivo, diciamo che sono molto legato alla versione classica dello zombie, vale a dire completamente morto, putrefatto, lento e senza alcuna capacità di pensare. Così come nelle storie, il mio tipo di film preferito sono quelli dove appunto gli zombie sono più un contorno alla storia, dove non sono presenti solo per fare inutili spargimenti di sangue. Però, è anche vero che il mito degli zombie non si è mosso solo grazie a Romero. Come non dimenticare Dan O'Bannon e il suo The Return of the Living Dead (Il Ritorno dei Morti Viventi), pietra miliare dei film trash, dove non solo è famoso per scene cult come quella in cui uno zombie poliziotto prende una radio della polizia e chiede esplicitamente "servono più poliziotti" ma anche per aver introdotto il mito dello zombie mangia-cervelli - è di fatti di conoscenza comune che gli zombie mangino cervelli, ma in realtà questo è solo nelle trasposizioni pariodistiche (vedi I Simpson), in tutte le altre pellicole mangiano semplicemente carne, umana e non. Quindi, ritornando alla domanda se è giusto essere puristi o meno giudicano My Life As a White Trash Zombie la risposta resta un no, nonostante numerosi elementi come la società formata da zombie e il loro traffico di cervelli sono palesemente fuori contesto in quanto lo schema strutturale è molto simile a quello dei vampiri. E vampiri e zombie non c'entrano praticamente nulla, tra di loro. Gli zombie sono più fighi, i vampiri fanno schifo. Okay, questo era un parere personale non richiesto, ad ogni modo che l'opera di Diana Rowland si distacchi di parecchio dalla concezione originale degli zombie è palese, ma considerando comunque che ci sia l'elemento parodistico (cervelli) che tenta di smorzare un po' il tono che rischia di sembrare troppo serioso, questo non fa solo che riuscire a dare un'identità forte al romanzo. Non è assolutamente qualcosa che pretende di essere un libro da best seller, semplicemente cerca di essere qualcosa di maledettamente diverso e che risulti divertente, qui l'inserimento anche del personaggio e dell'elemento white trash messo in risalto anche nel titolo.Il paragone con iZombie.
E qui siamo al piatto forte. Ebbene, il paragone qui ci sta tutto ma - attenzione - non va fatto con l'opera a fumetti di Allred e Robinson, che nel loro tono voleva essere un'accozzaglia di elementi horror buttati nella mischia per creare un caos pandemonico che generasse ilarità e follia allo stato puro, ma con la serie TV. Per chi se lo fosse perso, io ho fatto già un'analisi completa della serie tv iZombie, dove ho già avuto modo di esporre le differenze tra serie tv e fumetto; dal momento in cui iZombie è stato deciso solo dopo l'uscita dei quattro romanzi, questo ci lascia proprio un punto interrogativo enorme. La serie tv a cosa si ispira, al fumetto o al romanzo di Diana Rowland? Se la risposta non è tutte e due, mi chiedo se sia stata voluta dagli autori, senza citare la Rowland o ringraziarla per l'idea, o che sia stato casuale. Il fumetto di iZombie, ricordiamo, parlava di Gwen Dylan, becchina che si procurava cervelli riesumando cadaveri, mentre la serie TV vede Liv Moore lavorare in un obitorio, come Angel. Ma non solo, la faccenda non si limita solo a questo. L'esplorazione del sottomondo degli zombie, il traffico di cervello per far sopravvivere la comunità degli zombie e convivere in segreto con gli umani non è qualcosa di unico creato per la serie TV; in vie trasverse, con modalità un po' più differenti, Diana Rowland inserisce questo concetto per prima. Insomma, non è ben chiaro se la serie TV di iZombie abbia presto spunto dalla saga White Trash Zombie, fatto sta che la Rowland ci ha pensato prima, anche se questo non va a intaccare assolutamente nulla. iZombie e My Life As a White Trash Zombie sono comunque due opere distinte, con due personaggi differenti che si muovono in elementi analoghi ma non uguali.
In definitiva.
Insomma, dopo questa disanima sulle analogie con iZombie, e sugli zombie come icone culturali, passiamo al mio parere definitivo sull'opera in argomento. Come già detto, mi aspettavo che My Life As a White Trash Zombie fosse una lettura un po' più adolescenziale, come ogni urban fantasy che si rispetti. E invece sono rimasto piacevolmente sorpreso. I toni vagamente cinici, quel tentativo ben riuscito di uscire fuori da ogni schema e l'adoperazione di un personaggio decisamente fuori dalle righe sono un qualcosa che riesce a dare identità al romanzo. In poche parole, è scritto così bene che anche essendo un romanzetto del cazzo riesce a soddisfare le aspettative. Sempre se le aspettative siano quelle di leggere un racconto drama-thriller con elementi horror, sia chiaro.
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