Guido
lontano dalle luci e dal casino della festa. Stasera neanche m’andava di
uscire, stare in mezzo agli altri, fingendo interesse nel conoscere nuova
gente. In realtà, mi andrebbe di scrivere ma neanche quello mi riesce quindi
avevo pensato sticazzi. Mi sono
trascinato lì, ho bevuto un calice di vino, mangiato un rustico e sono rimasto
a fissare una ragazza per tutto il tempo, fino a deprimermi al punto che me ne
sono andato. Ho il blocco dello scrittore e per giunta una leggera misantropia
che mi porta a pensare che tutti siano delle grandissime facce di cazzo. Ma sì,
torniamocene a casa, che me ne fotte di tutto il resto. Leggerò un libro,
guarderò una puntata, sigaretta, pugnetta e buonanotte.
Faccio
il famoso curvone, quello che imbocca
sul sottopasso e mi porta dritto a casa, ma appena svolto mi ritrovo davanti un
cannolo gigante piazzato proprio al centro strada.
Penso,
ok che caspita è ‘sta roba? Mi fermo
e scendo dall’auto, mi ci avvicino e tutto ciò a cui penso non è neanche che cosa ci fa un cannolo qui in mezzo
ma che cazzo ho fumato? No, penso
nulla di strano, ho anche smesso da un po’. Forse era il rustico… quella torta
alla crema di funghi… vuoi vedere che qualche stronzo ci ha messo un
allucinogeno, lì in mezzo?
Ma
poi a chi cazzo viene un’idea del genere? Ma poi dico, lasciarla lì a
disposizione di tutti? Ma questi sono scemi? Va beh, penso. Magari può pure essere qualcos’altro, fatto sta che
qualsiasi sia la spiegazione, ora c’è un fottuto cannolo gigante e vorrà pur
significare qualcosa, no?
Mentre
mi perdo nei miei pensieri, sento una voce che mi ricorda tanto un cartone
Disney, di tanti anni fa. È tardi, è
tardi! No, vabbè.
Ma
non è il Bianconiglio, assomiglia più a una zoccola, cioè a un topo di fogna…
però indossa anche lui un panciotto! È su due zampe e ha in mano un orologio.
Resto fermo a osservarlo e la mia capacità di razionalizzare si annulla del
tutto. Poi quella zoc… cioè, il topo (Biantopino!
mi corregge) prende e mi intima di seguirlo. Ti perderai la festa, aggiunge mentre svanisce all’interno del
cannolo.
Scuoto
la testa e realizzo che, droga o non droga, a ‘sto punto voglio sapere fin dove
possa spingersi ‘sta cazzata e decido di seguirlo (poi magari dopo questa,
smetterò di drogarmi).
Oltrepassare
il cannolo è una sensazione inspiegabile, è come attraversare una normalissima
porta, ma il cambio di temperatura è repentino. Di fronte a me c’è un enorme
spazio bianco che mi regala una forte sensazione di vuoto. Mi giro e mi rendo
conto che non c’è una parete, sono bloccato qui, perfetto. In più, non c’è
traccia del Biantopino.
Mi
incammino, ignorando tutte le sensazioni negative che quel posto mi trasmette,
fin quando in lontananza vedo una luce e del verde… oh, è una casetta! Che
cliché allucinante, comunque m’avvicino e, una volta superata la piccola
recinzione, apro la porta d’ingresso, che è aperta.
C’è nessuno? – no, non lo dico. Perché dovrei farlo? Ok,
forse in questa grossa allucinazione sto commettendo violazione di domicilio, o
male che vada sono ancora alla festa e chissà ‘sta droga come mi mostrerebbe
due esseri umani che scopano.
Purtroppo
niente di tutto questo, solo un odore di pasticceria e un bimbo chino con la
testa sul tavolo, intento a disegnare. Mi ci avvicino piano, senza far rumore,
poi guardo in volto il bambino e… no, dai. Sono io! Sono io a 11 anni, non può
essere!
Ora
riconosco anche il posto, questa è casa di mia nonna e… sì, ricordo anche come
ne restavo sempre in disparte, a disegnare o a leggere un fumetto! È come
guardare i propri ricordi attraverso un filmato, assurdo!
Mi
avvicino a… me stesso?… giusto per
vedere cosa sto disegnando, con un entusiasmo quasi fanciullesco, ma poi noto
una cosa abbastanza strana. Mentre disegno con la mano destra, quella sinistra
è sotto il tavolo, che si agita e… Dio, forse era meglio non vederlo!
Sono
abbastanza sicuro che quelle cose, a casa di nonna, non le ho mai fatte… a 11
anni, poi! Faccio due passi indietro, schifato, poi alle spalle ecco che sbuca
mia nonna.
Ho
un colpo al cuore: è esattamente come la ricordavo e mi rendo conto che un po’
mi manca. La vedo posare un cannolo sul tavolo, accanto ai miei disegni, poi
accarezza la testa al me bambino che ignora totalmente il gesto e continua a
disegnare e a farsi la sega.
Poi
nonna scompare alle mie spalle, così come l’intera casetta. Restiamo solo io,
il tavolo e il giovane falegname, impegnato a disegnare. Ah, e il cannolo.
Mi
avvicino al disegno, non che voglia toglierglielo di mano, per mera curiosità,
ma la peste mi colpisce la mano con la matita e mi procura un taglio.
Il
sangue schizza sul cannolo e su tutti i disegni, non è normale che una matita
tagli in questo modo e, infatti, noto con sommo piacere che quello che ha in
mano non è più una matita ma un coltello e il bimbo non è più seduto al tavolo
ma è in piedi, di fronte a me. Sempre col cazzo in mano, sia mai perdesse il
record mondiale.
Gli
urlo un paio di insulti a caso, che neanche riesco a sentire, poi abbasso lo
sguardo e gli fotto i disegni, così impara! Però non deve averla presa bene,
perché alza il coltello minaccioso e mi si avvicina. D’istinto indietreggio e
faccio pure bene perché quello comincia ad aumentare il passo ed eccomi che mi
ritrovo a scappare da un bimbo psicopatico e pugnettaro che vuole uccidermi.
Fuggo
più veloce che posso ma quello non demorde, poi di fronte a me si palesa… che cazzo c’entra Darth Vader, adesso?! Quello
pure ci si mette ad agitare la spada laser e, vaffanculo, ma che razza di trip
è dove vedi solo gente che ti vuole ammazzare?!
Fuggo
via, nell’immenso spazio bianco, cercando di scappare al me undicenne a Darth
Vader, alle navi spaziali dell’Impero, a pterodattili, nani con l’ascia, orchi,
draghi, le SS, un tornado di squali, ma che cazzo è!
Poi
una voce dall’alto: Quassù, presto! e
a ‘sto punto m’aspetto di trovare Indiana Jones quando mi arrampico su quella
corda.
Quindi
mi ritrovo in uno spazio immensamente oscuro, la figura nell’ombra resta
indistinta fin quando una luce soffusa lo illumina; non è Dio ma quasi: è Neil
Gaiman!
Il
trip ha preso una svolta inaspettata. Mentre dalla botola da cui sono salito
intravedo battaglioni spaziali e personaggi dei fumetti farsi la guerra, sono
su una soffitta con Neil Gaiman!
Sei nel Lato Oscuro del Cannolo, mi dice mentre penso quanto sia figo sia lui
che la situazione. Poi realizzo che quel “Lato Oscuro” sia posizionato tra la
pasta del cannolo e la ricotta.
Mentre
sorrido come un ebete, mi mostra con un cenno della mano una TV dove mi mostra
la stessa scena di poco fa nella casetta con nonna, solo che stavolta è un
ricordo reale. Ci sono io, con la testa china sui disegni e la nonna che mi
porta un cannolo, che prontamente ignoro. La stessa scena si ripete in diverse
occasioni, in diversi momenti della mia vita. A 11 anni, poi 12, 16… poi nonna
non c’è più.
E non hai mai assaggiato il cannolo, mi dice Neil Gaiman. Ha ragione, non l’ho
mai fatto, ma tutto questo cosa c’entra con questo trip?
Neil
fa un nuovo gesto con la mano, indicando stavolta la mia, quella in cui ho
ancora i disegni che ho rubato al me stesso bambino. Quei disegni, anche se
orribili, rappresentano dinosauri, navi spaziali, Darth Vader. Ok, ma non
risponde alla domanda.
A cosa pensavi, prima di ritrovarti qui? mi chiede. Io scuoto le spalle e realizzo che
pensavo al mio blocco, al non riuscire a scrivere.
Neil
mi guarda, come se s’aspettasse dell’altro. Io mi giro, guardo verso la botola,
dove al piano di sotto vedo il me undicenne ancora col cazzo in mano e rispondo
alzando lo sguardo verso il cielo… eh, alla ragazza che ho fissato per tutta la
sera.
Neil
Gaiman sembra soddisfatto, mi sorride e sparisce nell’oscurità lasciandomi da
solo, nel Lato Oscuro accanto alla
botola dove al di sotto non c’è più nessuno. Poi un pezzo del soffitto, cioè la
pasta, cade e una luce colpisce terra. Non ho bisogno di affacciarmi, riconosco
che al di sopra c’è la festa, quella da cui sono scappato stasera.
Riabbasso
lo sguardo e di fronte a me ritrovo il Biantopino accanto ad un cannolo.
Non ritorni alla festa? mi chiede. Nah, non ancora.
Non
so che cazzo sia, se un allucinazione o addirittura sia in coma (non lo
escludo). Dio solo sa se posso fidarmi a mangiare quel cannolo. Chi se ne
fotte. Me lo mangio e me ne resto qui ancora per un po’, poi potrò ritornare
alla festa.
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