giovedì 18 gennaio 2018



Guido lontano dalle luci e dal casino della festa. Stasera neanche m’andava di uscire, stare in mezzo agli altri, fingendo interesse nel conoscere nuova gente. In realtà, mi andrebbe di scrivere ma neanche quello mi riesce quindi avevo pensato sticazzi. Mi sono trascinato lì, ho bevuto un calice di vino, mangiato un rustico e sono rimasto a fissare una ragazza per tutto il tempo, fino a deprimermi al punto che me ne sono andato. Ho il blocco dello scrittore e per giunta una leggera misantropia che mi porta a pensare che tutti siano delle grandissime facce di cazzo. Ma sì, torniamocene a casa, che me ne fotte di tutto il resto. Leggerò un libro, guarderò una puntata, sigaretta, pugnetta e buonanotte.
Faccio il famoso curvone, quello che imbocca sul sottopasso e mi porta dritto a casa, ma appena svolto mi ritrovo davanti un cannolo gigante piazzato proprio al centro strada.
Penso, ok che caspita è ‘sta roba? Mi fermo e scendo dall’auto, mi ci avvicino e tutto ciò a cui penso non è neanche che cosa ci fa un cannolo qui in mezzo ma che cazzo ho fumato? No, penso nulla di strano, ho anche smesso da un po’. Forse era il rustico… quella torta alla crema di funghi… vuoi vedere che qualche stronzo ci ha messo un allucinogeno, lì in mezzo?
Ma poi a chi cazzo viene un’idea del genere? Ma poi dico, lasciarla lì a disposizione di tutti? Ma questi sono scemi? Va beh, penso. Magari può pure essere qualcos’altro, fatto sta che qualsiasi sia la spiegazione, ora c’è un fottuto cannolo gigante e vorrà pur significare qualcosa, no?
Mentre mi perdo nei miei pensieri, sento una voce che mi ricorda tanto un cartone Disney, di tanti anni fa. È tardi, è tardi! No, vabbè.
Ma non è il Bianconiglio, assomiglia più a una zoccola, cioè a un topo di fogna… però indossa anche lui un panciotto! È su due zampe e ha in mano un orologio. Resto fermo a osservarlo e la mia capacità di razionalizzare si annulla del tutto. Poi quella zoc… cioè, il topo (Biantopino! mi corregge) prende e mi intima di seguirlo. Ti perderai la festa, aggiunge mentre svanisce all’interno del cannolo.
Scuoto la testa e realizzo che, droga o non droga, a ‘sto punto voglio sapere fin dove possa spingersi ‘sta cazzata e decido di seguirlo (poi magari dopo questa, smetterò di drogarmi).
Oltrepassare il cannolo è una sensazione inspiegabile, è come attraversare una normalissima porta, ma il cambio di temperatura è repentino. Di fronte a me c’è un enorme spazio bianco che mi regala una forte sensazione di vuoto. Mi giro e mi rendo conto che non c’è una parete, sono bloccato qui, perfetto. In più, non c’è traccia del Biantopino.
Mi incammino, ignorando tutte le sensazioni negative che quel posto mi trasmette, fin quando in lontananza vedo una luce e del verde… oh, è una casetta! Che cliché allucinante, comunque m’avvicino e, una volta superata la piccola recinzione, apro la porta d’ingresso, che è aperta.
C’è nessuno? – no, non lo dico. Perché dovrei farlo? Ok, forse in questa grossa allucinazione sto commettendo violazione di domicilio, o male che vada sono ancora alla festa e chissà ‘sta droga come mi mostrerebbe due esseri umani che scopano.
Purtroppo niente di tutto questo, solo un odore di pasticceria e un bimbo chino con la testa sul tavolo, intento a disegnare. Mi ci avvicino piano, senza far rumore, poi guardo in volto il bambino e… no, dai. Sono io! Sono io a 11 anni, non può essere!
Ora riconosco anche il posto, questa è casa di mia nonna e… sì, ricordo anche come ne restavo sempre in disparte, a disegnare o a leggere un fumetto! È come guardare i propri ricordi attraverso un filmato, assurdo!
Mi avvicino a… me stesso?… giusto per vedere cosa sto disegnando, con un entusiasmo quasi fanciullesco, ma poi noto una cosa abbastanza strana. Mentre disegno con la mano destra, quella sinistra è sotto il tavolo, che si agita e… Dio, forse era meglio non vederlo!
Sono abbastanza sicuro che quelle cose, a casa di nonna, non le ho mai fatte… a 11 anni, poi! Faccio due passi indietro, schifato, poi alle spalle ecco che sbuca mia nonna.
Ho un colpo al cuore: è esattamente come la ricordavo e mi rendo conto che un po’ mi manca. La vedo posare un cannolo sul tavolo, accanto ai miei disegni, poi accarezza la testa al me bambino che ignora totalmente il gesto e continua a disegnare e a farsi la sega.
Poi nonna scompare alle mie spalle, così come l’intera casetta. Restiamo solo io, il tavolo e il giovane falegname, impegnato a disegnare. Ah, e il cannolo.
Mi avvicino al disegno, non che voglia toglierglielo di mano, per mera curiosità, ma la peste mi colpisce la mano con la matita e mi procura un taglio.
Il sangue schizza sul cannolo e su tutti i disegni, non è normale che una matita tagli in questo modo e, infatti, noto con sommo piacere che quello che ha in mano non è più una matita ma un coltello e il bimbo non è più seduto al tavolo ma è in piedi, di fronte a me. Sempre col cazzo in mano, sia mai perdesse il record mondiale.
Gli urlo un paio di insulti a caso, che neanche riesco a sentire, poi abbasso lo sguardo e gli fotto i disegni, così impara! Però non deve averla presa bene, perché alza il coltello minaccioso e mi si avvicina. D’istinto indietreggio e faccio pure bene perché quello comincia ad aumentare il passo ed eccomi che mi ritrovo a scappare da un bimbo psicopatico e pugnettaro che vuole uccidermi.
Fuggo più veloce che posso ma quello non demorde, poi di fronte a me si palesa… che cazzo c’entra Darth Vader, adesso?! Quello pure ci si mette ad agitare la spada laser e, vaffanculo, ma che razza di trip è dove vedi solo gente che ti vuole ammazzare?!
Fuggo via, nell’immenso spazio bianco, cercando di scappare al me undicenne a Darth Vader, alle navi spaziali dell’Impero, a pterodattili, nani con l’ascia, orchi, draghi, le SS, un tornado di squali, ma che cazzo è!
Poi una voce dall’alto: Quassù, presto! e a ‘sto punto m’aspetto di trovare Indiana Jones quando mi arrampico su quella corda.
Quindi mi ritrovo in uno spazio immensamente oscuro, la figura nell’ombra resta indistinta fin quando una luce soffusa lo illumina; non è Dio ma quasi: è Neil Gaiman!
Il trip ha preso una svolta inaspettata. Mentre dalla botola da cui sono salito intravedo battaglioni spaziali e personaggi dei fumetti farsi la guerra, sono su una soffitta con Neil Gaiman!
Sei nel Lato Oscuro del Cannolo, mi dice mentre penso quanto sia figo sia lui che la situazione. Poi realizzo che quel “Lato Oscuro” sia posizionato tra la pasta del cannolo e la ricotta.
Mentre sorrido come un ebete, mi mostra con un cenno della mano una TV dove mi mostra la stessa scena di poco fa nella casetta con nonna, solo che stavolta è un ricordo reale. Ci sono io, con la testa china sui disegni e la nonna che mi porta un cannolo, che prontamente ignoro. La stessa scena si ripete in diverse occasioni, in diversi momenti della mia vita. A 11 anni, poi 12, 16… poi nonna non c’è più.
E non hai mai assaggiato il cannolo, mi dice Neil Gaiman. Ha ragione, non l’ho mai fatto, ma tutto questo cosa c’entra con questo trip?
Neil fa un nuovo gesto con la mano, indicando stavolta la mia, quella in cui ho ancora i disegni che ho rubato al me stesso bambino. Quei disegni, anche se orribili, rappresentano dinosauri, navi spaziali, Darth Vader. Ok, ma non risponde alla domanda.
A cosa pensavi, prima di ritrovarti qui? mi chiede. Io scuoto le spalle e realizzo che pensavo al mio blocco, al non riuscire a scrivere.
Neil mi guarda, come se s’aspettasse dell’altro. Io mi giro, guardo verso la botola, dove al piano di sotto vedo il me undicenne ancora col cazzo in mano e rispondo alzando lo sguardo verso il cielo… eh, alla ragazza che ho fissato per tutta la sera.
Neil Gaiman sembra soddisfatto, mi sorride e sparisce nell’oscurità lasciandomi da solo, nel Lato Oscuro accanto alla botola dove al di sotto non c’è più nessuno. Poi un pezzo del soffitto, cioè la pasta, cade e una luce colpisce terra. Non ho bisogno di affacciarmi, riconosco che al di sopra c’è la festa, quella da cui sono scappato stasera.
Riabbasso lo sguardo e di fronte a me ritrovo il Biantopino accanto ad un cannolo.
Non ritorni alla festa? mi chiede. Nah, non ancora.
Non so che cazzo sia, se un allucinazione o addirittura sia in coma (non lo escludo). Dio solo sa se posso fidarmi a mangiare quel cannolo. Chi se ne fotte. Me lo mangio e me ne resto qui ancora per un po’, poi potrò ritornare alla festa.