Come già detto più volte tra queste pagine, il 2016 ha regalato un bel po' di bei film. C'è chi parla di Dr. Strange o Rogue One, ma ringraziando il cielo la scelta è vasta e il film di cui andrò a parlare non è di certo stato molto chiacchierato, nonostante una campagna virale sul web capace di attirare l'attenzione. Sto parlando di Morgan, film che vede il debutto alla regia di Luke Scott, figlio d'arte del già conosciuto e pluripremiato Ridley. Il film, che si basa sulla sceneggiatura di Seth W. Owen, è di genere fantascientifico e vede come protagoniste Kate Mara nel ruolo dell'agente Lee Weathers e Anya Taylor-Joy in quello di Morgan.
Pubblicizzato nei social media con l'hashtag #WhatIsMorgan, il tema centrale di questa storia è proprio questo: capire cosa è Morgan. L'interrogativo, tuttalpiù, se lo pone lo spettatore mentre l'intero cast del film sa già la risposta. Lo sanno l'equipe di scienziati che vivono con Morgan in una casa di campagna (adiacente ad un bunker dov'è rinchiuso il soggetto che porta il titolo del film) e lo sa con certezza l'agente Weathers, che è stata inviata dai suoi superiori per comprendere se il progetto Morgan è un successo o un totale fallimento.
Con questi pochi elementi, viene costruito un soggetto a dir poco interessante che, sì potrebbe risultare abbastanza scarno complice anche la poca durata della pellicola (un'ora e trenta), ma che racchiude un senso profondo, una visione del genere umano che - manco a farlo apposta - rimanda un po' ai temi utilizzati dal papà del regista, Ridley Scott, nella sua pellicola Alien e approfonditi poi in Prometheus. Che sia un caso o meno, poco importa, fatto sta che il figlio Luke ha imparato molto dal padre. La regia è impeccabile, la narrazione procede spedita e non annoia. Un plauso va anche per le (poche) scene d'azione presente nel film, le quali evitano di "strafare" rimanendo su dei binari più semplicisti. Il finale, poi, non è affatto telefonato ma qui evito di fare spoiler. Morgan è in fin dei conti un film corto, senza tante pretese, ma che si lascia guardare con delizia e il messaggio lanciato alla conclusione del film (riassumibile in il genere umano è affascinante tanto quanto orribile e manipolatore) dà quel tocco in più. Se forse sto riempiendo di elogi questo film e, una volta visto, pensate che io abbia esagerato, beh... io ammiro Morgan per la capacità di risultare semplice con una struttura narrativa profonda e un'identità tutta sua.
Come ho detto, per me Morgan è a mani basse uno dei film più belli di questo 2016, uno di quei progetti che - una volta tanto - si è saputo vendere grazie ad un utilizzo ponderato dei social media. Ovviamente, il discorso si pone al contrario per quanto riguarda la nostra penisola, il quale film non ha avuto la benché minima considerazione e nei cinema è passato per un singolo giorno. Vabbè. Un'uscita in home video, comunque, è prevista quindi vi consiglio di recuperarla appena possibile (in realtà in digitale sarebbe anche disponibile, ma ancora, noi italiani abbiamo appena cominciato a saper usare i social network, tempo al tempo).
Infine, chiudo con questa "recensione" un po' corta il 2016 dell'Oblivion Bar.
Ho postato decisamente poco, rispetto al 2015, ma è stato un anno frenetico che mi ha permesso comunque, tra alti e bassi, di poter crescere "artisticamente". Sto parlando del mio desiderio di poter scrivere racconti e, se tutto va bene, avrei alcuni progetti per l'anno in entrata che spero di riuscire a mandare in porto. Salvo ripensamenti, sperando non ce ne siano. Quindi, che dire, prendiamoci una pausa tutti insieme, avrò molto da scrivere, leggere, guardare e giocare, ma per il momento la mente è indirizzata al concludere questo anno in fretta. Ai pochi lettori (che spero ce ne siano, lol) auguro un buon fine anno. Ci leggiamo l'anno prossimo!
Pubblicizzato nei social media con l'hashtag #WhatIsMorgan, il tema centrale di questa storia è proprio questo: capire cosa è Morgan. L'interrogativo, tuttalpiù, se lo pone lo spettatore mentre l'intero cast del film sa già la risposta. Lo sanno l'equipe di scienziati che vivono con Morgan in una casa di campagna (adiacente ad un bunker dov'è rinchiuso il soggetto che porta il titolo del film) e lo sa con certezza l'agente Weathers, che è stata inviata dai suoi superiori per comprendere se il progetto Morgan è un successo o un totale fallimento.
Con questi pochi elementi, viene costruito un soggetto a dir poco interessante che, sì potrebbe risultare abbastanza scarno complice anche la poca durata della pellicola (un'ora e trenta), ma che racchiude un senso profondo, una visione del genere umano che - manco a farlo apposta - rimanda un po' ai temi utilizzati dal papà del regista, Ridley Scott, nella sua pellicola Alien e approfonditi poi in Prometheus. Che sia un caso o meno, poco importa, fatto sta che il figlio Luke ha imparato molto dal padre. La regia è impeccabile, la narrazione procede spedita e non annoia. Un plauso va anche per le (poche) scene d'azione presente nel film, le quali evitano di "strafare" rimanendo su dei binari più semplicisti. Il finale, poi, non è affatto telefonato ma qui evito di fare spoiler. Morgan è in fin dei conti un film corto, senza tante pretese, ma che si lascia guardare con delizia e il messaggio lanciato alla conclusione del film (riassumibile in il genere umano è affascinante tanto quanto orribile e manipolatore) dà quel tocco in più. Se forse sto riempiendo di elogi questo film e, una volta visto, pensate che io abbia esagerato, beh... io ammiro Morgan per la capacità di risultare semplice con una struttura narrativa profonda e un'identità tutta sua.
Come ho detto, per me Morgan è a mani basse uno dei film più belli di questo 2016, uno di quei progetti che - una volta tanto - si è saputo vendere grazie ad un utilizzo ponderato dei social media. Ovviamente, il discorso si pone al contrario per quanto riguarda la nostra penisola, il quale film non ha avuto la benché minima considerazione e nei cinema è passato per un singolo giorno. Vabbè. Un'uscita in home video, comunque, è prevista quindi vi consiglio di recuperarla appena possibile (in realtà in digitale sarebbe anche disponibile, ma ancora, noi italiani abbiamo appena cominciato a saper usare i social network, tempo al tempo).
Infine, chiudo con questa "recensione" un po' corta il 2016 dell'Oblivion Bar.
Ho postato decisamente poco, rispetto al 2015, ma è stato un anno frenetico che mi ha permesso comunque, tra alti e bassi, di poter crescere "artisticamente". Sto parlando del mio desiderio di poter scrivere racconti e, se tutto va bene, avrei alcuni progetti per l'anno in entrata che spero di riuscire a mandare in porto. Salvo ripensamenti, sperando non ce ne siano. Quindi, che dire, prendiamoci una pausa tutti insieme, avrò molto da scrivere, leggere, guardare e giocare, ma per il momento la mente è indirizzata al concludere questo anno in fretta. Ai pochi lettori (che spero ce ne siano, lol) auguro un buon fine anno. Ci leggiamo l'anno prossimo!