sabato 28 febbraio 2015



Okay, mi ero ripromesso di evitare per un po' le recensioni, ma eccomi qui.
Quello di cui voglio parlare oggi è l'adattamento a fumetti del famosissimo romanzo di Stieg Larsson Uomini che odiano le donne curato da Denise Mina per la Vertigo. Andando per gradi, inutile dire che questa è un'opera che mi piace moltissimo; ho conosciuto prima il film del 2011 con Daniel Craig e Rooney Mara e solo da poco ne ho letto il libro acquistato assieme, appunto, alla graphic novel. Assortito dalla lettura, ho a dir poco amato il romanzo tanto che ho iniziato, appena conclusolo, il graphic novel. Ebbene, recensirò questo tralasciando, magari, il mio consueto riassunto della trama sicché The Girl With The Dragon Tattoo (questo il titolo in lingua inglese) va letto esclusivamente se si conosce il romanzo.

Ed è appunto da questa mia ultima affermazione che voglio partire. Per leggere il graphic novel bisogna aver letto prima il romanzo per capire cosa stia succedendo. Sì, perché le azioni si spostano su un piano molto frettoloso, tralascia parecchi dettagli e arriva a conclusioni senza dar alcuna spiegazione. Diamine, non dico debbano per forza seguire i ritmi a rilento del libro, ma un po' d'aiuto al lettore? Ho trovato una pecca assurda e cioè quella di lasciar poco spazio ai racconti dei singoli personaggi della famiglia Vagner, come per esempio - il fatto che Herald era un nazista convinto così come il fratello qui viene accennato più in là ma nemmeno preso più di tanto in considerazione, così come la scarsa considerazione dei genitori di Harriett e Martin verso i propri figli. Ma fin qui, possiamo anche chiudere un occhio, perché in fin dei conti il tutto cerca di essere fedele al racconto originale. Se non che, beh, se non che salti delle parti fondamentali come il primo atto di sottomissione di Lisbeth, costretta dal suo nuovo tutore a praticargli del sesso orale; il graphic novel invece accenna un semplice interesse (mano sul seno) e quando Lisbeth è a casa dell'avvocato è già munita di telecamera che filma il suo stupro. Perché Lisbeth era già pronta con la telecamera? Non era pronta, seguendo la logica della sceneggiatura applicata al fumetto. Ma ad ogni modo, la scena della vendetta di Lisbeth sul suo tutore chiude praticamente il primo volume, mentre il secondo ne vede la conclusione. Una conclusione che, beh, è completamente diversa da quella del film e tutto perché? Perché han voluto incentrare la sceneggiatura sul personaggio di Lisbeth. Fin qui tutto bene, visto che è lei il personaggio principale nella saga Millennium, ma ahimè, qui viene completamente ridimensionato.

Se nel libro Lisbeth viene messa in risalto per il suo modo di fare taciturno e per il suo evidente problema di autismo, Denise Mina ha deciso che Lisbeth deve essere un personaggio autonomo e non convenzionale. In poche parole, prende il personaggio unico di Lisbeth e lo trasforma in un anti-eroe quasi conformista, con spiccate doti sociali e una psicologia indipendente che, levati, non ha bisogno di niente e di nessuno. Esattamente, smontando così la complessità psicologica data da Larsson nel suo romanzo originale. La relazione tra Lisbeth e Mikael era sincera, almeno da parte sua. Lisbeth tenta di allontanarlo perché si rende conto che ne è innamorata. Qui, invece, decide di smettere di far sesso con Mikael perché lo ha deciso lei (poi perde anche la fidanzata, Minni, che nel libro non è che una semplice compagna di giochi) e inchioda Wennerström solo per il suo spiccato senso di giustizia. E sì, va beh che Vertigo è casa DC Comics, ma non è che il complesso del supereroe lo debbano avere anche i personaggi Vertigo. Oltre a questo, non ho ben capito il perché della censura sugli abusi di Harriett perpetuati dal fratello, questo è inspiegabile e smonta totalmente la trama rendendo la fuga della ragazza quasi suerflua. Boh.

In linea di massima, reputo The Girl With The Dragon Tattoo un graphic novel discreto, sicuramente quasi immancabile per i fan della saga Millennium visto che i disegni di Leonardo Manco e Andrea Mutti (che si sono dedicati rispettivamente e unicamente alla parte su Lisbeth e Mikael) sono un qualcosa di magnifico agli occhi. Anche se, a parer personale, ho preferito molto di più i disegni di Leonardo Manco anche se, beh, la caratterizzazione storpiata e pompata di Lisbeth non mi è andata proprio giù. Insomma, la sceneggiatura pecca - si riesce a seguire perfettamente se si conosce il libro, i disegni sono magnifici. Io lo custodirò gelosamente solo perché amo le copertine di Lee Bermejo.